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Rosario Pesce
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È chiaro che le ultime vicende politiche rappresentano un durissimo colpo per Berlusconi, il quale pensava, in virtù del Patto del Nazareno, di essere tornato centrale negli equilibri italiani, scoprendo ben presto, invece, di essere - ormai - considerato, alla stregua di un arnese vecchio e desueto delle nostre istituzioni parlamentari, da parte di chi, come il Presidente del Consiglio, prima lo ha usato per ascendere al Premierato e, poi, lo ha cestinato nel momento in cui ha scoperto che - senza il Cavaliere - si può ugualmente stare a Palazzo Chigi, grazie ai voti dei dissidenti grillini e di quelli dei parlamentari vicini a Verdini.
Paradossalmente, però, l’indebolimento politico di Berlusconi non coincide, almeno immediatamente, con quello economico-imprenditoriale; anzi, le imprese berlusconiane stanno dimostrando di poter conseguire ottimi risultati, nonostante il loro padrone non sia più ai vertici dello Stato, come lo è stato - senza soluzione di continuità - fino al 2011.
Contestualmente, è sempre più chiaro che sia avvenuto il passaggio di potere effettivo dal Cavaliere alla figlia, per cui è Marina che, con Confalonieri, disegna gli scenari del gruppo Mediaset, mentre il genitore, che pure ha avuto il merito di aver fondato quell’impero, sta leccandosi le ferite per le ultime notizie, che lo riguardano, in prima persona, da un punto di vista penale.
Infatti, la riapertura del caso delle Olgettine e la conclusione del processo napoletano, per la compravendita dei Senatori, nel 2008, segneranno in modo irreversibile l’uscita di scena di Berlusconi, che non solo non potrà tornare più in Parlamento, ma soprattutto rischierà di perdere, effettivamente, la libertà personale, qualora il procedimento, aperto presso il Tribunale di Napoli, dovesse terminare con una condanna.
È il tramonto degli dei?
Pensiamo, invero, che la caduta degli idoli sia già avvenuta, per cui, nelle prossime settimane, assisteremo solamente agli ultimi episodi di una saga, che molto probabilmente non riserverà sorprese, perché siamo, davvero, giunti ai titoli di coda della vicenda politica berlusconiana.
Peraltro, gli eredi dovranno, a breve, scegliere in quali settori continuare a fare impresa, visto che è altamente improbabile che i figli del Cavaliere potranno, contemporaneamente, gestire gli affari, che il padre conduceva nei settori dello sport, dell’edilizia, della finanza, dell’editoria e della televisione.
In tale contesto, chi, a Sinistra, ha fatto dell’anti-berlusconismo la propria cifra unica, rischia invero di rimanere senza il concorrente, che ne giustificava l’esistenza: non osiamo immaginare quale possa essere il futuro di quei giornalisti ed opinionisti prezzolati, che hanno consumato un’intera carriera nello specializzarsi nelle complesse vicende penali del Cavaliere.
La fine politica di Berlusconi, però, non deve far gioire né il PD, né Renzi: riteniamo che, dopo l’implosione di Forza Italia ed il crollo del suo fondatore, ineluttabilmente la Destra, in vista delle prossime elezioni, non potrà che riorganizzarsi intorno ad una nuova e rinnovata leadership, nell’auspicio di sconfiggere chi, come il Premier, ha dapprima illuso Berlusconi e, poi, molto cinicamente non ha avuto scrupoli nello scaricarlo, eleggendo un Capo dello Stato lontanissimo dal modello di Presidente della Repubblica, che il Patto del Nazareno avrebbe potuto eleggere.
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