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Rosario Pesce
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Il 2018 è stato l’anno dei Mondiali di calcio in Russia, che hanno segnato una svolta in quello sport, visto che le principali scuole calcistiche, europee e sudamericane, sono crollate ben prima di arrivare in finale.
Il trionfo della Francia, a distanza di venti anni dal primo, ha ineluttabilmente contribuito a ringiovanire l’intero movimento mondiale, dal momento che la nazionale di Deschamps ha portato alla ribalta una nuova leva di campioni, che hanno dinnanzi a sé una carriera, ancora, tutta da costruire e da realizzare compiutamente, a dimostrazione del fatto che, nella vita come nello sport, vince chi è in grado di anticipare i tempi, rinnovando cicli e generazioni vincenti.
Sono, invece, rimaste fuori quelle Nazionali, come Argentina, Brasile, Portogallo, Spagna, Germania, la stessa Italia (neanche qualificata alla fase finale in Russia), che hanno presentato la medesima leva di calciatori delle edizioni precedenti: calciatori - per lo più - consumati dai molteplici impegni nelle squadre di club, oltreché dall’età che incede.
Ma, lo sport non è solo calcio, benché questo sia - tuttora - il fenomeno sociale più ampio ed articolato nel nostro Paese.
Innanzitutto, l’automobilismo: l’Italia è - per definizione - la nazione della Ferrari, che non è stata capace di sconfiggere il primato indiscusso della Mercedes, che ormai va avanti da troppo tempo.
Ma, anche gli sport cosiddetti minori (che, invero, tali non sono) non hanno regalato grandissime soddisfazioni ai nostri colori nazionali: dal nuoto all’atletica, dalla pallavolo al basket, siamo ancora indietro rispetto alle grandi scuole internazionali, che detengono il primato.
È essenziale, perciò, che l’intero movimento sportivo nazionale torni ad essere competitivo come lo è stato nei decenni precedenti, nel calcio così come in tutti quegli sport – di squadra o individuali – che sono rappresentativi della tradizione agonistica della nostra nazione al di fuori dei suoi confini.
Il 2019 sarà, quindi, l’anno del riscatto?
Ce lo auguriamo vivamente, anche perché è sempre una grandissima gioia dell’animo vedere sventolare il tricolore ed ascoltare l’inno di Mameli sul podio di qualsiasi manifestazione iridata.
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