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Rosario Pesce
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È chiaro che il prossimo Congresso del PD segnerà, comunque vada, un momento importante nella dinamica politica del nostro Paese, visto che quello rimane il principale partito di opposizione e l’unico che, intorno a sé, può costruire uno schieramento ampio di forze, laiche e civiche, in grado di creare un’alternativa nel Paese all’odierna maggioranza.
Peraltro, la partita interna, ridotta alla bipolarizzazione dei candidati Zingaretti e Martina, aiuta molto la semplificazione e, quindi, favorisce un esito possibilmente unitario, visto che la vera scommessa è quella relativa alla tenuta del partito, anche all’indomani delle primarie del prossimo mese di marzo.
La spada di Damocle della possibile uscita dal partito di Renzi e dei renziani costituisce, di per sé, un nocumento più in termini di immagine, che di numeri elettorali.
Non crediamo, infatti, ad un’erosione dei gruppi dirigenti in caso di uscita renziana, ma tali gruppi dirigenti, invero, non possono non impegnarsi in vista di un profondo rinnovamento, dal momento che il messaggio delle urne dello scorso mese di marzo è inequivocabile.
In tal senso, l’elezione di Zingaretti, che è avanti a Martina nel gradimento popolare, può rappresentare un’utile occasione di rinnovamento e di catarsi per un partito che non deve accontentarsi di rappresentare solo il 20% dell’elettorato italiano e che può, invece, ambire a raggiungere obiettivi ben più rilevanti e prestigiosi.
È evidente che, inoltre, l’eventuale elezione di Zingaretti deve rappresentare, anche, un utile viatico per ricomporre la diaspora, che si è prodotta alla fine dello scorso anno con la nascita di Liberi ed Uguali.
Per aspirare a governare il Paese, infatti, è necessario mettere insieme le migliori energie, perché solo la via dell’unità può essere la precondizione per un successo alle prossime elezioni politiche, come fu ai tempi dell’Ulivo, quando Prodi riuscì a mettere insieme culture diverse, che avevano il comune denominatore di una visione progressista della società, laica e cattolica ad un tempo.
Zingaretti può riuscire laddove hanno fallito Veltroni, D’Alema, lo stesso Renzi?
Certo, non sarà facile il suo cammino, ma al momento è l’unico percorso possibile e sappiamo bene che una luce, per quanto tenue, è sempre in grado di illuminare una notte altrimenti profonda ed irreversibile.
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