|
|
Rosario Pesce
|
|
È evidente che, all’interno del Governo, esistano almeno due posizioni diverse: da una parte, quella dei Ministri della Difesa e degli Esteri, che, nei giorni scorsi, avevano fatto riferimento all’immediatezza di un intervento italiano in Libia; dall’altra, invece, quella dello stesso Premier, che, nel corso dei lavori della Direzione Nazionale del PD, ha smentito platealmente la tesi dei suoi collaboratori ed ha preso tempo in merito all’eventuale svolta militare nella delicatissima vicenda libica. Certo è che, in questo momento, Renzi paga gli errori, compiuti nel 2011 dal Governo Berlusconi, quando l’Italia consentì alla Francia di eliminare Gheddafi e di creare, dunque, le premesse per la situazione caotica, che tuttora permane.
Adesso, però, bisogna avere le idee chiare, perché il pericolo c’è ed è di dimensioni notevoli.
L’ONU, che dovrebbe dare legittimazione internazionale all’intervento italiano in Libia, sembra che sia distratta da altre tragiche problematiche, per cui, nonostante sia stata avanzata una richiesta dalla Francia, ancora non si sa quando si svolgerà la riunione del Consiglio di Sicurezza, che dovrebbe assumere decisioni importanti, che per noi Italiani divengono, finanche, vitali.
Il territorio libico – è ben noto – è estremamente articolato, perché in grandissima parte è desertico ed è disseminato di tribù, ciascuna delle quali agisce in modo autonomo, per cui diventa molto difficile trovare una mediazione politica, che eviti lo scoppio di un conflitto ad un tiro di schioppo dalle nostre coste.
Gli Statunitensi, da parte loro, sempre poco fiduciosi nell’operato dell’ONU, hanno deciso di non intervenire nello scacchiere del Mediterraneo ed hanno lasciato ad Italia e Francia l’onere di assumere le deliberazioni più appropriate in merito alla crisi libica.
È lapalissiano che, senza la legittimazione giuridica dell’ONU e senza l’aiuto militare degli Americani, l’Italia non entrerà mai nel vespaio libico, per cui è molto probabile che, almeno nell’immediato, non ci sarà alcuna presenza del nostro esercito né in Tripolitania, né in Cirenaica.
L’Isis, dunque, in assenza di una resistenza europea, avrà la possibilità, nelle prossime settimane, di avanzare ulteriormente nel territorio libico, arrivando a conquistare le due città di Misurata e Tripoli, che ancora non sono in suo possesso, visto che sono controllate da banditi, che agiscono fuori dal mandato - politico e legale - del Governo legittimo libico, che è insediato nella lontanissima Tobruk.
|
|