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Rosario Pesce
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Forse, è giunto il momento di difendere l’Occidente ed i valori di laicità, che esso serba da tre secoli?
La risposta non può che essere affermativa: la recrudescenza islamista non solo è inquietante, ma rappresenta una minaccia gravissima alla stabilità del mondo occidentale, tanto più in un momento – come quello in cui viviamo – nel quale la crisi finanziaria e lo smarrimento morale generale possono indurre persone gravemente disagiate - sia da un punto di vista economico, che psicologico - a simpatizzare con i terroristi.
L’Italia, più di ogni altro Paese europeo, non può non avvertire il senso della minaccia, che viene rivolta alla nostra società.
La posizione, che occupiamo nel Mediterraneo, ci rende particolarmente fragili, perché non solo siamo costretti a ricevere l’immigrazione di migliaia di disperati, che giustamente accogliamo, ma siamo esposti al rischio di subire attentati da parte delle truppe dell’Isis, che, se fossero dotate dei necessari strumenti militari, potrebbero addirittura aggredirci, usando le coste libiche come base per il lancio di missili contro le nostre isole e la parte meridionale della penisola.
Siamo in guerra: questo è un dato, che, per quanto la stampa nazionale voglia giustamente edulcorare, appare ineluttabile.
Le decisioni scellerate del passato hanno fatto sì che, nei Paesi del Nord-Africa, potesse nascere, negli ultimi anni, un ceto dirigente, che individua nell’Occidente il proprio nemico e che pensa di vivere, ancora, ai tempi delle Crociate.
Non è accettabile che il nostro Ministro degli Esteri possa essere apostrofato con epiteti gravemente offensivi da chi, nel mondo islamico, semina odio e violenza, così come è giusto che l’Occidente capisca che, lungo il fazzoletto di mare, che divide l’Italia dalla Libia, si sta giocando una partita, da cui dipendono i destini dell’intero continente, così come avvenne lungo i Pirenei, ai tempi dell’aggressione saracena, nel corso dell’VIII secolo d.C..
Siamo stati abbandonati a noi stessi, quando, nel corso degli ultimi anni, l’Europa non ha sostenuto, adeguatamente, gli sforzi italiani nella meritoria opera di accoglienza dei migranti africani, così come sarebbe giusto e necessario che, oggi, l’ONU dia seguito ad un’iniziativa militare, volta ad eliminare sul nascere il pericolo dell’Isis in Libia, prima che quei terroristi, crudeli e cinici, possano conquistare l’intero territorio libico e prepararsi, così, allo sbarco in massa sulle nostre coste indifese.
Gli errori sono stati commessi da più parti: dagli Stati Uniti, che hanno finanziato e foraggiato la cosiddetta primavera araba, non capendo che, così facendo, stavano armando i peggiori nemici della nostra civiltà; analogamente, ha sbagliato l’Italia berlusconiana, che non è stata in grado di contrapporsi ai sogni neo-coloniali della Francia di Sarkozy, quando questa ha concepito la folle idea di eliminare Gheddafi, che, per noi Italiani, non solo era un amico, ma ci garantiva dai rischi, che, nelle ultime settimane, si sono dispiegati in tutta la loro inquietante problematicità.
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