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Rosario Pesce
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Inizia, in questi giorni, la fase decisiva del Mondiale di calcio in corso di svolgimento in Russia: quella degli scontri diretti, che porterà le varie Nazionali ad affrontare gli ottavi, i quarti, le semifinali e la finalissima.
È ovvio che, quando terminano i gironi ed inizia l’eliminazione diretta, per cui alla fine di ogni partita una squadra va avanti ed un’altra, invece, va a casa, il gioco ineluttabilmente si fa molto più importante, perché ogni gara è senza appello.
In tale contesto, si valuta l’effettiva forza dei vari team, visto che, già in passato, molte squadre hanno giocato con il freno a mano tirato nella prima fase e, poi, invece hanno realizzato partite spettacolari, quando era in gioco il passaggio diretto al turno successivo.
Finanche, l’Italia del 1982 giocò una pessima prima fase del Mondiale in Spagna e, poi, in ordine eliminò Argentina, Brasile, Polonia e Germania.
Chi, allora, potrà essere la nuova Italia di Bearzot?
L’Argentina, la Francia, lo stesso Brasile, pur qualificandosi alla seconda fase del Mondiale, hanno giocato ben al di sotto delle loro possibilità tecniche, mentre altre squadre, come il Belgio o la Russia che ospita il Mondiale, hanno giocato entusiasmando il pubblico e dimostrando una forza ben superiore a quella pronosticata alla vigilia.
Ed, allora, chi vincerà il Mondiale?
Una delle solite Nazionali, che finora ha giocato a nascondersi, oppure un outsider, che nel corso delle prossime due settimane dimostrerà di aver acquisito la giusta e necessaria maturità per arrivare a tagliare un traguardo importantissimo?
Certo è che, vista l’assenza italiana, non ci farebbe dispiacere che a vincere il Mondiale fosse una squadra non fra quelle più blasonate e forti, almeno sulla carta, perché è anche giusto che, dopo sessant’anni di strapotere o argentino o brasiliano o tedesco, sia una “nuova” Nazionale a vincere la competizione russa, a dimostrazione viepiù della vitalità di un intero movimento calcistico internazionale, in grado di rinnovarsi e di non rimanere fermo al palo dei vecchi ed obsoleti primati di un tempo.
Ed, allora, tifiamo per la stessa Russia o per il Portogallo o per il Belgio o per la Croazia?
Certo, tiferemo per chi saprà esprimere, sul campo, il migliore gioco possibile, anche perché non vogliamo che, come ai tempi dell’Olanda del gioco a zona negli anni Settanta del secolo scorso, il migliore arrivi poi sempre secondo.
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