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Rosario Pesce
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Quando nasce un nuovo Governo, non si può che augurare buon lavoro, visto che dalla sua azione dipendono le sorti di milioni di Italiani.
È chiaro che, nella contingenza odierna, gli auguri non possono che acquisire un significato più forte, visto che siamo stati in presenza della crisi più lunga della Repubblica ed abbiamo corso il rischio di assistere ad un secondo scioglimento delle Camere a distanza di pochi mesi dal primo.
Insolita è la composizione della maggioranza, che vede una forza nuova (o quasi) – il Movimento Cinque Stelle – alleata di un partito di lungo corso, la Lega, che continua a governare le regioni e le città del Nord insieme a Forza Italia ed al Centro-Destra.
Ma, sappiamo bene che la sintesi, che le due forze hanno trovato, ha consentito di bypassare un’obiettiva difficoltà e può essere provvidenziale, finanche, per i partiti che sono all’opposizione, che avranno così il tempo di riorganizzarsi, visto che non andremo al voto, certo, nel corso dei prossimi mesi.
I punti interrogativi, invero, non mancano.
In primis, il più importante: l’Italia uscirà dall’Unione Europea o, semplicemente, eserciterà un’azione critica volta a vedersi riconosciuta maggiore flessibilità rispetto ai vincoli odierni, in particolare, in materia di finanza pubblica?
Inoltre, come potranno conciliarsi opposte visioni della società e dell’economia?
Coniugare la famosa flat tax con il reddito di cittadinanza non appare cosa agevole, visto che entrambe le riforme determinerebbero un aggravio per il pubblico erario.
Ma, è opportuno arrestarsi nel ragionamento e tentare di dare una risposta a tali quesiti, solo, nelle prossime settimane, visto che, al momento, l’unico dato confortante è costituito dalla notizia della nascita - comunque - del nuovo Governo, che consentirà anche alle Camere di lavorare a pieno regime.
Certo, non mancherà la dialettica all’interno del Governo, come fra le forze della maggioranza e quelle della minoranza, ma determinante è, oggi, la nascita del Dicastero Conte, perché ben altro vento avrebbe spirato sull’Italia, se il Governo non si fosse fatto e si fosse andati al voto anticipato, appena sei mesi dopo quello dello scorso 4 marzo.
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