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Rosario Pesce
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Siamo alla vigilia della presentazione delle liste dei partiti, che correranno alle prossime elezioni del 4 marzo.
È evidente che il processo di scrematura delle candidature ha portato e porterà delle insidie non irrilevanti, perché è ineluttabile che gli scontenti determineranno delle scissioni o, comunque, delle instabilità di non poco conto.
È il frutto, questo, di una legge elettorale infida, che obbliga un terzo dei parlamentari a sudarsi l’elezione nei collegi maggioritari, mentre il rimanente due terzi di deputati e senatori sarà, di fatto, nominato nelle liste proporzionali bloccate.
Altrettanto iniquo appare il sistema che assicura la candidatura plurima, per cui alcuni dei candidati, che correranno nell’uninominale, potranno godere del paracadute del proporzionale, creando così una condizione, ulteriormente, impari fra chi deve raccogliere voti e chi sarà senatore o deputato, di fatto, già all’atto della presentazione delle liste.
Peraltro, il sistema elettorale attuale non garantisce una maggioranza certa nel prossimo Parlamento, per cui crea una condizione di incertezza, che è già chiara prima ancora che i cittadini andranno al voto il prossimo 4 marzo.
Sarebbe stato auspicabile che tutti i parlamentari venissero eletti dai collegi maggioritari, senza alcun paracadute, creando così un radicamento molto forte nei territori di loro competenza, ma si sa bene che, essendo la legge elettorale un dispositivo creato dal Parlamento, essa non poteva non garantire il notabilato, che pure esiste fra i parlamentari di qualsiasi parte politica essi siano.
A pagare il prezzo più alto saranno i cittadini, che voteranno il candidato “X” nell’uninominale e che, con il loro voto, eleggeranno il candidato “Y” nel proporzionale, visto che i due voti non sono distinti, per effetto di un meccanismo che sarà, di certo, oggetto dello studio dei giudici della Consulta, quando la legge elettorale, prima o poi, dovrà subire il vaglio di costituzionalità da parte della Suprema Corte.
Ma, quando questo avverrà, sarà troppo tardi, perché la legge elettorale odierna avrà prodotto i suoi effetti, per cui eventualmente i parlamentari non potranno che prenderne atto e procedere alla rimodulazione, per la terza volta consecutiva, del dispositivo di voto per entrambe le Camere.
Frattanto, non si può che augurare buon voto a tutti gli Italiani, auspicando che al seggio ci vadano e che non si sbaglino nell’espressione della volontà democratica, visto che il sistema attuale può favorire errori tecnici (ad esempio, il voto disgiunto fra nomi del maggioritario e simboli del proporzionale), che possono poi invalidare il voto stesso.
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