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Rosario Pesce
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È, ormai, evidente che Renzi intende approfondire il solco, che in questi ultimi mesi ha distinto lui ed il PD dalla recente gestione della Banca d’Italia, anche allo scopo di prevenire le accuse che gli potranno essere mosse, in campagna elettorale, dai Grillini.
È una scelta saggia?
Invero, qualche motivo di perplessità non può non generarlo una scelta siffatta, che di fatto crea le premesse di un vero conflitto istituzionale fra chi ha governato il Paese, nel corso degli ultimi quattro anni, e chi è a capo della Banca più importante, che ha ancora molti poteri, nonostante talune competenze siano state trasferite alla Banca Centrale Europea.
Peraltro, non sappiamo quanto una simile polemica possa portare consenso a chi, invece, come Renzi, deve giustificare alla pubblica opinione nazionale altri insuccessi, oltre quelli relativi agli scandali bancari.
È la prima volta che, nella storia italiana, si registra un conflitto così manifesto fra il potere Esecutivo e quello bancario, visto che, nel corso degli anni Settanta del secolo scorso, quando pure i contrasti fra Banca d’Italia e la DC erano notevoli, il dibattito si svolse comunque in modo meno esplicito e, certo, la principale Banca del Paese non salì mai sul banco degli imputati nel corso di una campagna elettorale così importante, come quella che ha già avuto, di fatto, inizio.
Inoltre, a nessuno sfugge che la posizione renziana può essere tacciata di essere strumentale alla difesa di interessi, che sono rappresentati da personalità che, nel corso degli ultimi anni, sono state molto vicine a lui, sia nella direzione del Governo, che in quella del partito.
Ancora, non sfugge il fatto che la Banca Centrale Europea ha molto sostenuto il Governo Renzi ed i legami fra il principale istituto bancario continentale e quello italiano sono molto forti e solidi, visto che la classe dirigente della BCE è di promanazione, per lo più, italiana.
Quindi, cui prodest?
Forse, Renzi usa la polemica contro Banca d’Italia per distogliere l’attenzione degli Italiani da altri drammi, ben più rilevanti e tragici?
Forse, è in atto una lotta intestina alle nostre istituzioni per ridefinire i reciproci rapporti di potere, visto che lo strumento referendario del 2016, che serviva anche a questo scopo, è andato miseramente fallito?
Certo è che una personalità, come Renzi, che ambisce ad essere il protagonista della vita pubblica per i prossimi anni, dovrebbe usare toni ben diversi verso coloro che rappresentano una fetta, comunque, molto importante delle istituzioni italiane.
Il grillismo è una malattia della nostra vita politica, ma quello di matrice democratica e renziana è una patologia ben più pericolosa, anche perché tende a far dimenticare ruoli, competenze e responsabilità dell’ultimo decennio e ciò, ovviamente, non è un buon viatico per la ricostruzione morale, politica ed economica di una nazione che, oggi, è allo stremo delle sue forze.
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