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Rosario Pesce
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Nel suo consueto editoriale della domenica, Eugenio Scalfari profetizza che Gentiloni possa essere il successore di se stesso, visto che sarebbe uno dei pochi in grado di ricucire lo strappo nel PD fra la vecchia generazione e la nuova, che è cresciuta all’ombra di Renzi nell’ultimo quadriennio.
È evidente, come abbiamo sempre detto, che le elezioni in Sicilia saranno determinanti per il futuro renziano, visto che crediamo fermamente che, in caso di sconfitta clamorosa del Segretario Nazionale del PD, sarà molto difficile che egli possa continuare ad aspirare ad essere, ancora, il candidato alla premiership, a meno che il suo non sia, per davvero, divenuto un partito di anime morte.
In quel caso, la partita per la successione sarebbe aperta: tutti, da Gentiloni ad Orlando, da Minniti a Letta, potrebbero giocare carte importanti per chiedere una discontinuità e per reclamare il primato alle prossime elezioni politiche.
Ovviamente, Gentiloni, da premier uscente, potrebbe avere qualche argomento in più rispetto agli altri, ma si sa bene che, di questi tempi, la politica non vive sulla continuità, ma si alimenta di continui strappi, per cui, nonostante l’autorevole profezia del padre-padrone di Repubblica, crediamo che il destino di Gentiloni sia, comunque, legato a quello di Renzi, nonostante i conati di autonomia che ha dimostrato di mettere in piedi, come nella vicenda di Banca d’Italia.
Pertanto, un volto nuovo servirebbe per far riconciliare gli Italiani con il Partito Democratico e, dal momento che le elezioni si vinceranno solo se il PD sarà in grado di recuperare il rapporto con il MDP, è chiaro che è necessaria una figura che sia in grado di fare il trait d’union fra chi è rimasto e chi è andato via.
L’unica personalità, che potrebbe fungere da ponte con Bersani e D’Alema, fra quelle che abbiamo citato, è Minniti, che proviene – come loro – dai DS e che grande notorietà ha acquisito con la vicenda dei flussi migratori, dimostrando di essere in grado di interrompere un’ondata di esseri umani, che avrebbe fatto molto male alla tenuta democratica del nostro Paese.
È ovvio che le nostre sono riflessioni, che si scrivono ad urne ancora aperte in Sicilia, per cui il voto odierno potrebbe anche smentirci, ma reputiamo che il tempo storico di Renzi sia - comunque - finito e che, nella giornata di oggi, saranno i Siciliani a ricordarlo al Segretario del PD.
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