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Rosario Pesce
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In politica, come nell’amministrazione della Cosa pubblica ad opera di funzionari e dirigenti, la responsabilità deve essere il requisito di fondo dell’agire individuale, come di quello collettivo.
L’assunzione di responsabilità deve compiersi, ovviamente, nelle forme e nei modi più opportuni, in linea con il mandato consiliare ed elettorale, ma anche tenendo conto di eventuali condizioni mutate, che impongono decisioni diverse da quelle che si sarebbe immaginato di prendere.
È il caso di Mercato San Severino, dove al PD – ed ai gruppi consiliari che fanno riferimento direttamente al candidato sindaco sconfitto al ballottaggio – si pone il quesito essenziale intorno alla sua condotta nei prossimi quattro anni e mezzo di consiliatura, visto che il Sindaco eletto non ha i numeri sufficienti per amministrare solo con i propri uomini.
È ovvio che ogni riflessione va condotta e maturata nei luoghi opportuni nei quali si compie la rappresentanza politica, in primis quelli dell’Assise Comunale.
In tal senso, non si può dimenticare che il compromesso – inteso nell’accezione più alta e nobile del termine – non può che essere il sale della politica in un momento storico nel quale esiste una discrasia fra il dato consiliare e quello di Giunta.
Per tal strada, è fatto obbligo – morale e politico – al partito ed al raggruppamento civico, che hanno la maggioranza dei voti consiliari, chiedere di entrare in Giunta alla luce di alcuni semplici, essenziali punti programmatici, che possono essere immaginati come spalmati su un periodo ben definito della consiliatura, salvo poi legare ad una successiva verifica programmatica l’eventuale continuazione di tale compromesso, trasparente e condotto alla luce del sole.
Naturalmente, una scelta simile richiede coraggio politico da ambo le parti, perché impone, sia a chi ha la maggioranza in Consiglio, sia a chi è ai vertici dell’Amministrazione, di mettere da parte le istanze, pur legittime, delle parti più faziose del proprio elettorato ed iniziare a ragionare, finalmente, lontano dagli schemi di una campagna elettorale, che è stata troppo lunga, visto che - a tratti - sembra non ancora cessata.
I nostri (ovvero, tutti) avranno il coraggio necessario per mettere da parte rancori ed inimicizie per costruire insieme un progetto – fin dove e fin quando – possibile?
È pleonastico sottolineare che, alla fine di un simile, complesso percorso, le strade potrebbero dividersi di nuovo, ma è naturale che, almeno, si potrà dire di aver tentato, in piena onestà e con sentimento di rispetto per le proprie idee e per quelle altrui.
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