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Rosario Pesce
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Il nuovo campionato di calcio di serie A, partito nello scorso mese di agosto, sta proponendo nuovi valori tecnici rispetto a quelli degli ultimi anni.
È evidente che, dopo 7 turni, non è ancora possibile definire le gerarchie in modo compiuto, ma è ovvio che un dato emerge in modo chiaro.
Quest’anno, il campionato dovrebbe dare un esito meno scontato rispetto a quello degli ultimi 6 anni, quando la Juve ha vinto, di fatto, in assenza di rivali che potessero contenderle lo scudetto.
È, quindi, palese che il livello di divertimento non può che aumentare, quando appunto l’esito ultimo della competizione non è certo.
Peraltro, non si può non sottolineare come questo possa essere un campionato di transizione verso nuovi equilibri del calcio italiano, sia di natura tecnica, che economica.
L’ingresso dei capitali cinesi deve necessariamente, a breve o nel medio periodo, portare forze fresche al calcio milanese in particolare, che nell’ultimo decennio, dopo i successi dell’Inter di Moratti, ha prodotto poco o nulla.
Così come è evidente che la saggia politica societaria, come nel caso di quella condotta dal Presidente del Napoli, non può che portare risultati egregi ad un sodalizio, come quello partenopeo, che pur non potendo contare sulle risorse della Juve o dei Cinesi è, al momento, primo in classifica e, soprattutto, proviene da diversi anni nei quali è stato, comunque, ai vertici della Serie A, dimostrando appunto robustezza finanziaria e competenze tecniche ad opera del proprio management.
Inoltre, è lapalissiano notare come le innovazioni tecnologiche, come la Var, introdotte quest’anno, dovrebbero dare regolarità e trasparenza ad un torneo, che invece, nelle scorse annate, è stato troppe volte foriero di polemiche, dal momento che le decisioni arbitrali non erano, sempre, giudicate corrette dalla critica e dalla pubblica opinione, per cui non dovrebbe più pendere sulla serie A la spada di Damocle circa la legittimità dell’agire arbitrale.
Tutte queste condizioni non possono che rinnovare gli entusiasmi e la sana passione calcistica, che si erano un po’ offuscati nel corso degli ultimi anni, a fronte di equilibri consolidati e di comportamenti non sempre chiari.
Oggi, finalmente, possiamo goderci la partita domenicale con la serenità dovuta, sapendo bene che nessuno ha, già, vinto il campionato, perché le forze sul campo si equivalgono, e ben consci che la tecnologia dovrebbe aiutare il giudice sportivo a non sbagliare.
Possiamo, quindi, tutti tornare allo stadio a tifare per i nostri colori amati?
È evidente che molte cose, ancora, devono essere messe a punto nel modo giusto, visto che, a fronte di un calcio che torna ad attrarre nuovi capitali, esiste un patrimonio tecnico complessivamente al di sotto dei nostri standard, a tal punto che i punti di forza della Nazionale sono, tuttora, i campioni del 2006.
Rinnovamento tecnico ed inserimento di nuove risorse finanziarie sono, questi, i segreti per un calcio competitivo.
Frattanto, finanche la “Signora” perde e noi, che non abbiamo mai tifato in suo favore, siamo un po’ più felici.
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