|
|
L’eventuale candidatura di un leader democratico di origini diessine potrebbe essere la novità risolutiva, che può ideare Berlusconi, il quale - con un vero e proprio coup de théâtre - dovrebbe tentare di generare un pò di confusione fra i parlamentari del PD, che voterebbero domani per Mattarella in maniera non entusiasta.
In assenza di un fattore di tale importanza, la fine politica del Cavaliere sarebbe sancita in modo ufficiale.
Egli non potrebbe che perdere il suo partito, dato che la minoranza fittiana non ha altra scelta che legarsi al carro di Salvini e della Meloni, mentre Verdini e gli altri personaggi, vicini in questi mesi a Berlusconi ed assertori del dialogo fra PD e Forza Italia, avrebbero la sponda sicura del renzismo, pronto ad accoglierli, visto che sarebbero - ormai - privi del loro riferimento partitico.
Noi, invero, non crediamo al fatto che la partita sia, già, chiusa.
L’exit strategy per il patròn di Mediaset c’è tuttora, per quanto non sia facile individuare un papabile per il Quirinale fra gli ex-diessini, che voteranno Mattarella per mera lealtà al Partito, ma non esprimono entusiasmo per l’elezione dell’esponente siciliano.
D’Alema, Veltroni, lo stesso Bersani, sono tutte personalità che, in questi anni, hanno coltivato il desiderio di ascendere alla massima carica dello Stato, sapendo bene che l’occasione del 2015 è l’ultima - ancora - catturabile, dato che - fra sette anni - sarebbe troppo tardi per molti di loro, anche per ragioni di natura anagrafica.
Pertanto, stuzzicare l’aspirazione legittima di chi non vuole rinunciare all’ultimo significativo avanzamento di carriera, non solo sarebbe utile in termini tattici, ma soprattutto garantirebbe a Berlusconi di esperire l’ultimo atto di audacia nel corso del proprio percorso istituzionale, volto a capovolgere rapporti di forza, che sembrano consolidati, ed in particolare ad agitare le acque in un partito, il PD, la cui vita interna è arrivata – ad un tratto – ad una dimensione irenica, che invero appare solo di facciata.
Berlusconi avrà gli strumenti - politici e mediatici - per tentare l’ultima impresa disperata, onde evitare di morire sul campo, vedendosi accollare gli attributi infami dell’incompetenza e dell’ingenuità?
Crediamo che le prossime ore ci potranno dire qualcosa di interessante, visto che, nella partita del Quirinale, si decide il destino di personalità, che vantano un curriculum almeno trentennale, che certo non può andare distrutto per mano di Renzi, mai apparso così intrepido e - spietatamente - cinico, come nei giorni scorsi.
|
|