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Rosario Pesce
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Il dibattito politico autunnale, che è ripreso in questi primi giorni di settembre, dimostra bene come le divisioni, all’interno del PD, sono ben lungi dall’essere superate.
Infatti, in particolare, il delicato tema dei flussi migratori è stato motivo di divisione fra gli esponenti delle varie correnti di quel partito, che vanno alla ricerca di facile visibilità a pochi mesi dal voto.
È scontato, in tale prospettiva, che il candidato Premier sia il Segretario Renzi, ma la partita vera, nelle prossime settimane, si svolgerà sulle candidature per gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama.
Ogni corrente, infatti, ricercherà i propri spazi elettivi, per cui è ineluttabile che la Segreteria Nazionale e quelle regionali dovranno fare un lavoro attento e minuzioso per rispettare gli equilibri interni e per dare a ciascuno la rappresentanza che merita.
D’altronde, la composizione delle liste non potrà che condizionare gli esiti del voto.
In particolare, sembra giusto che vengano premiati e confermati i parlamentari, che hanno costruito delle importanti reti sul territorio, così come è opportuna la candidatura dei livelli amministrativi, che potranno portare in Parlamento l’esperienza di governo e di gestione degli Enti Locali.
È ovvio che, in un momento storico nel quale Renzi non muove più i consensi di qualche anno fa, i candidati prescelti potranno fare la differenza, per cui, se la scelta si dimostrerà felice, i voti arriveranno, nonostante la pubblica opinione sia, tuttora, distante dal renzismo più accentuato.
I sondaggi ultimi sono la dimostrazione più evidente che la partita è aperta: se, infatti, nelle loro intenzioni di voto, gli Italiani dichiarano di prediligere la Destra o i Grillini, è anche vero che la distanza nelle previsioni del PD da questi consentirebbe un recupero con la virtuosa composizione di liste, effettivamente, formate di candidati radicati sui territori di loro competenza.
Poi, è evidente che bisognerà sciogliere l’ultimo dubbio: il PD andrà da solo o sarà in grado di ricostruire, intorno a sé, un’alleanza ampia di Centro-Sinistra?
I partiti alla Sinistra del PD non valgono meno del 3%-4%, per cui tali voti sono necessari per fare la differenza rispetto a Berlusconi e Grillo.
Ma, le alleanze saranno il frutto delle scelte, che si faranno a monte sulla legge elettorale.
Se si stabilirà che il premio verrà dato alle coalizioni, è ineluttabile che il PD dovrà ricostruire una liaison con MdP, mentre - in caso di premio concesso solo ai partiti - sarà ovvia una corsa solitaria, forse verso una sconfitta sicura.
Prevarrà la saggezza dorotea o la protervia renziana?
Certo è che è in gioco il Governo nel corso della prossima legislatura e non è ipotizzabile che un errore di valutazione possa determinare la perdita dello stesso, con conseguenze rilevanti per la storia del Paese.
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