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I fatti di Roma, come quelli di Venezia e Milano, dimostrano largamente che l’azione di controllo e di repressione, da parte dei giudici, non solo è necessaria, ma è auspicabile, perché, senza l’intervento del potere giudiziario, rischierebbero di incrostarsi situazioni di malaffare, che sono deplorevoli sia in vista della difesa dell’interesse comunitario, che della salvaguardia della visibilità dell’Italia nel mondo civile, europeo e nord-americano, dove la Giustizia opera più efficacemente, perché a monte c’è un sentimento di rigore morale, che limita moltissimo la violazione sistematica e continua della legge. Quindi, sarebbe opportuno che Renzi, fra la riforma della legge elettorale e quella della Costituzione, trovi il tempo necessario per intavolare un rapporto ben diverso con l’intero corpo della magistratura italiana, evitando di cadere nel medesimo errore, nel quale di solito incedono molti politici - inquisiti o condannati - che parlano di magistrati buoni o cattivi, a secondo se vengono assolti o meno dagli stessi.
Peraltro, il fatto che, all’interno della Magistratura, esistano delle correnti, come nei partiti, non delegittima invero l’attività giudiziaria, anche perché il cittadino – in linea di principio – dovrebbe essere garantito dall’esistenza di tre gradi di giudizio, che sono (o dovrebbero essere) più che sufficienti per evitare clamorosi errori, che pure possono verificarsi, visti gli ovvi limiti dell’azione inquirente, dettati a volte da fattori oggettivi ineludibili.
Inoltre, a prescindere dalle assonanze con la propaganda di Berlusconi, non ci piace per definizione un potere politico che polemizza, a giorni alterni, con questa o quella parte della magistratura, perché, se è vero che i giudici devono rilasciare meno interviste e produrre più sentenze, è altrettanto auspicabile che la classe dirigente del nostro Paese deve abbandonarsi meno facilmente ad atteggiamenti narcisi e deve - nel caso del ceto politico - produrre migliori leggi, che non vadano, soprattutto, a garantire i soliti noti con norme, che sembrano costruite, ad hoc, per aggirare procedimenti penali, più o meno importanti.
Almeno, nel settore della Giustizia, il PD renziano - nei prossimi mesi - saprà distinguersi dalla versione meno nobile di Forza Italia, che - negli anni ’90 - strepitava nel momento in cui il suo fondatore veniva colpito, con questo o quell’avviso di garanzia, da quasi tutte le principali Procure italiane?
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