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Totò con Mario Riva in una puntata de Il Musichiere, nel 1958, la sua prima apparizione televisiva
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Totò, in quelle strade ed in quei vicoli, si è formato a contatto con un’umanità che poi è stata, da lui stesso, trasposta sul palcoscenico e di cui egli è divenuto, in brevissimo tempo, il corifeo.
Ma, come sapeva poeticamente prendere spunto dalla natura umana, così Totò analogamente ha saputo creare momenti di autentica poesia attraverso la letteratura.
Il testo poetico “A’ livella” rappresenta, non a caso, uno degli esemplari meglio riusciti della letteratura in vernacolo ed, invero, non è secondo a molta altra produzione poetica in lingua.
Totò era ben noto, inoltre, per la sua immensa generosità; si racconta che, divenuto famoso, egli sia tornato più volte alla Sanità ed abbia fatto regalie, senza mai manifestare la propria identità, a dimostrazione del fatto che i sentimenti, quando sono genuini ed autentici, non vanno mai ostentati.
Totò, oggi, è l’arte napoletana nella sua completezza: dalla battuta al verso, dal gesto al ghigno, un insieme in cui parola e corpo si coniugano alla perfezione, per rendere effetti drammatici assai intensi.
Ma, in più, Totò è l’emblema di chi riesce a redimersi da una condizione di oggettiva difficoltà ed a divenire un Principe, sia per i suoi natali, che per lo spirito, che è sempre rimasto nobilissimo, come quello di uno scugnizzo della Sanità, che altro non cerca se non gli strumenti preziosi di una sopravvivenza non grama e, se possibile, finanche un po’ felice.
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