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Moro presenta alla Camera il primo governo di centro-sinistra (1963)
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Rosario Pesce
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Trentanove anni fa veniva rapito Aldo Moro, che, circa due mesi dopo, sarebbe stato trucidato dalla violenza dei Brigatisti Rossi.
A distanza di quattro decenni circa, si può forse tentare di giudicare ed analizzare una delle pagine peggiori della storia del nostro Paese.
È certo che i Brigatisti non furono gli unici a volere quella morte eccellente ed essi, forse loro malgrado, furono gli esecutori di un progetto più ampio, al cui interno erano presenti in modo attivo altre forze, nazionali ed internazionali.
È evidente che le indagini penali ed i processi, finora celebrati, hanno potuto - solo in minima parte - appurare le ragioni della morte dell’ex-Presidente della Democrazia Cristiana, padre della politica del Compromesso Storico e grande mediatore.
In primis, i fatti italiani dell’epoca erano molto condizionati dalla Guerra Fredda, che si stava consumando fra Sovietici ed Americani, per cui è inimmaginabile tentare di ricostruire quel percorso storico senza far ricorso al ruolo avuto dai Servizi Segreti, statunitensi e russi.
Era, infatti, volontà convergente di molti far fallire il Compromesso Storico, visto che la presenza dei Comunisti italiani nella maggioranza di Governo non era ben vista né dagli Usa, né dall’Urss: d’altronde, quell’eccidio determinò le conseguenze volute, visto che, con la morte di Moro, terminò di fatto la stagione biennale della collaborazione fra Comunisti e Democristiani.
È, poi, evidente che, anche nei partiti del nostro Paese, potevano annidarsi molte autorevoli espressioni di dissenso verso Moro ed il Compromesso Storico.
La Destra democristiana e la Sinistra comunista spingevano, non a caso, in senso contrario agli indirizzi voluti da Moro e da Berlinguer, per cui non si può non ipotizzare un livello di gradimento per una conclusione che, per quanto funesta per la famiglia Moro, metteva definitivamente fine a due anni di grandi dibattiti e di contrasti, non sempre palesi.
Non è un caso se l’unico leader, che si mosse per una conclusione diversa, Bettino Craxi, fu rapidamente isolato, per cui, in quasi tutti gli ambienti parlamentari, prevalse la linea della non-mediazione con le BR, che condannava Moro inesorabilmente alla morte, giunta nel maggio del 1978
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