|
|
Quindi, è giusto l’appello che D’Alema fa per la composizione della Segreteria, affinché non sia formata solo di renziani d.o.c., così come appare legittima la richiesta - che avanza - di un rilancio autentico dell’azione del partito e del Governo, ben al di là della sovraesposizione mediatica da parte di Renzi, perché chiaramente le prossime elezioni non dovranno divenire una semplice conta delle simpatie, che può suscitare un Premier, che ha il senso della battuta perspicace e gode del grande privilegio di aver narcotizzato tutti gli avversari, interni ed esterni, inibiti dalle evidenti difficoltà che essi avevano accusato in passato, quando hanno occupato il suo stesso posto.
In particolare, è necessario che il Partito Democratico prenda posizione nella dinamica sociale, che si sta sviluppando: è evidente che lo scontro frontale con i sindacati confederali non porterà Renzi da nessuna parte, ma, perché egli lo capisca, è opportuno che nel partito pure ci sia qualcuno che ragioni con la testa propria e non con quella del leader, che altrimenti non capirà mai dove sta sbagliando.
Negare il rinnovo contrattuale ai lavoratori della Pubblica Amministrazione non è, invero, una scelta in linea con gli orientamenti di un Governo retto da una forza riformista, di ispirazione socialdemocratica.
Infatti, si tratta di un diritto acquisito da migliaia di lavoratori, i cui stipendi sono bloccati da anni e per molto altro tempo, purtroppo, rimarranno fermi.
D’altronde, se si vuole che l’Italiano medio torni a spendere, è pur necessario che qualcosina in più in busta paga egli trovi a fine mese; pertanto, sarebbe giusto che questi concetti vengano fatti propri dalla dirigenza del PD, che dovrebbe poi avere la capacità e la pazienza di spiegarli al Segretario Nazionale, se si vuole evitare che un Esecutivo di Centro-Sinistra faccia ciò che, in altre occasioni, le piazze ed i sindacati non hanno consentito, neanche, ai Governi moderati guidati dal Centro-Destra.
D’altronde, le contraddizioni sono numerose: ad esempio, come si può immaginare di assumere centocinquantamila nuovi insegnanti (che sono, pur sempre, dipendenti pubblici), se manca il denaro sufficiente per rinnovare il contratto a chi è, già, nei ruoli dello Stato? Naturalmente, sono, questi, aspetti su cui è legittimo che si levino voci autorevoli all’interno del PD, diverse da quelle dell’entourage strettamente renziano, che, suo malgrado, può spingere il proprio leader ad assumere posizioni politiche sbagliate, convincendosi – a torto – che siano, invece, corrette.
È triste, però, che sia stato necessario l’intervento di D’Alema per agitare le acque e far prendere coscienza che, in assenza di dibattito, il PD rischia di divenire il cartello elettorale del Presidente del Consiglio, cosa che non giova né al partito, né al suo leader pro-tempore.
Ci saremmo aspettati, ad opera dei dirigenti della stessa generazione di Renzi, posizioni più coraggiose, con la critica legittima del Premier, quando - come in questo caso - è prossimo, ormai, a portare il Governo allo scontro sociale con i sindacati e con centinaia di migliaia di Italiani.
Invece, abbiamo percepito il silenzio assoluto, in cui è emersa, solo, la voce di un ex-leader, certamente non più giovanissimo e, forse, astioso verso Renzi per aspirazioni personali non soddisfatte, ma invero, tuttora, lucido per capire che, incamminandosi su un sentiero siffatto, sia il Governo, che il partito rischiano di farsi male per davvero.
Forse, è giunto il momento che un quarantenne, desideroso di crescere, faccia proprie le contestazioni dalemiane e si ponga come autentico alter-ego di Renzi e del renzismo più acritico?
|
|