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A. Angiolini e F. Scianna - foto di Federico Riva
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Alessandra D'Annibale
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Al Teatro Eliseo dal 1 dicembre al 20, possiamo assistere alla storia reale quanto drammatica diretta da Michele Placido in cui si vedono in scena Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione in Tradimenti.
Michele Placido si sperimenta brillantemente in una rilettura di Harold Pinter, premio Nobel 2005 per la letteratura, portata sul grande schermo nel 1983, diretta da David Hugh Jones, e considerata una delle commedie più famose dello scrittore.
La storia di Tradimenti parte da quel 1968, anno di rivoluzione culturale e comportamentale, per concludersi nel 1977, attraverso "un dialogo che segna la fine del sentimento che coinvolge i tre protagonisti e che si svolge in un bar". La storia inizia dalla fine, per andare a ritroso nel tempo ed indagare, così come rivelare, il protrarsi dei tradimenti, la stanchezza dei rapporti umani e di coppia.
Leggendo la commedia di Pinter, che va a ritroso dal 1977 al 1968, con i miei attori Angiolini, Scianna e Biscione, abbiamo fatto un gioco, cioè leggerla dall’ultima scena, che si svolge appunto nel 1968, per poi procedere fino al 1977. È chiaro che Pinter si diverte a spiazzare il lettore/spettatore con il gioco a ritroso, partendo da un dialogo che segna la fine del sentimento che coinvolge i tre protagonisti e che si svolge in un bar nell’anno 1977.
Protagonisti di questo testo sono Emma, una donna di trentotto anni, manager di una galleria d’arte, sposata con Robert, di quaranta, che rincontra il suo ex amante di Jerry, scrittore e agente letterario, anche lui quarant'enne ed amico dello sposo. Per ben cinque anni i due amanti hanno affittato un appartamento per fare l'amore, distraendosi dai rispettivi matrimoni, finché Robert non ha costretto Emma ad ammettere la relazione. E dopo la confessione, cosa ne è stato del matrimonio? È andato avanti, nonostante tutto, senza più alcuna felicità. L’apparente banalità del ménage tra marito, moglie e amante si dissolve nel protrarsi della narrazione all’indietro. Mentre lo spettatore scopre nuovi dettagli, si delinea il carattere quasi esistenziale della condizione di tradito e traditore.
L’inganno che copre la stanchezza di questi matrimoni, divenuti asfittici, diventa il passepartout per un’apparente libertà che, tuttavia, non va al di là della distrazione pura e semplice: i rapporti falliti restano, assieme ad una profonda stanchezza e all’impossibilità di fidarsi di chi si ha vicino. Ambientando la storia in quegli anni, Pinter racconta anche "di tradimenti politici, ideologici e sociali".
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