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mercoledì, 08 aprile 2015 23:20 |
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Alessandra D'Annibale
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Al Teatro Quirino di Roma
dal 7 al 19 aprile
Per la prima volta in Teatro lanovella traumatica che fonde in modo assai compiuto il sogno e la realtà, Freud e il romanzo d’appendice, e da cui Stanley Kubrick, con Eyes Wide Shut, ha tratto il suo ultimo capolavoro del tutto incompiuto.
La sottile linea di confine tra desiderio conscio e inconscio, su cui Freud aveva basato gran parte dei suoi studi da cui aveva tratto L’interpretazione dei sogni-. Il sogno rappresenta l’appagamento allucinatorio di un desiderio scriveva Freud.
Tale concetto venne incorniciato ed espresso da Arthur Schnitzler medico e cultore della psicanalisi in Doppio Sogno. La novella è incentrata sulla vita di una giovane coppia, l’affermato medico Fridolin e la moglie Albertine.
L’equilibrio, la routine e la tranquillità della coppia vengono infranti dalle rivelazioni di lei dopo l’invito di una festa in maschera di carnevale.
In una Vienna innevata eppure caldissima, il dottor Fridolin riceve la più imprevedibile delle confessioni dalla moglie Albertine: il desiderio di essere posseduta dall’ufficiale amico dei due e da più uomini. “Ti ricordi, l’estate scorsa, sulla spiaggia danese, quel giovane uomo? Se mi avesse chiamata, non avrei potuto oppormi. Ero pronta a sacrificare te, la nostra bambina, tutto il mio futuro”. Dall’intima confidenza di un tradimento solo fantasticato all’ossessione che dura un’interminabile notte; dopo aver viaggiato negli inferi della mente e della carne, sullo scivolo dell’alba, i due coniugi si ritrovano soli, smarriti, ma innamorati più di prima. Egli cerca conforto e consolazione nell’adulterio a cui però non sarà capace di cedere, più volte tormentato nella mente dalle scene della moglie posseduta dall’ufficiale. L’incontro con un vecchio compagno di college si rivelerà fatale spingendo Fridolin nel fascino del proibito.
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“Dopo il grande successo delle due stagioni di Elephant Man, cercavo un testo che possedesse una caratteristica; darmi la possibilità, come drammaturgo e come regista, di creare personaggi multipli per i miei attori; un testo che fosse già teatro multiplo. Dove la storia fosse tante storie; dove la verità fosse tante verità; e dove, finalmente, l’amore, la morte, il senso di colpa, il peccato e il riscatto, affiorassero prepotentemente tutti insieme.” - confessa il regista Giancarlo Marinelli.
In fondo solo questo mi interessa: raccontare (ancora una volta) i crimini, anche solo della fantasia, che attentano ogni giorno alla felicità della coppia; dire quanto sia disperante dover amare e essere amati, facendo i conti con l’infantile terrore e la sadica eccitazione dell’abbandono; mettere in scena la follia di chi, ad un certo punto della sua vita, è convinto che il dolore che subiamo, in verità, sia la punizione meritata a quel nostro abbandonare, tradire, violare chi ha scelto di essere, per sempre, nostro. Il teatro è amare gli attori. E odiare tutto ciò che riescono ad essere al posto nostro.
Splendida la recitazione della Murino, che conosciuta solo attraverso il grande schermo e i film da bond girl, ci ha regalato una performance davvero da grande attrice teatrale.
Lo spettacolo ci lascia un po’ di amaro in bocca, facendoci però riflettere su una frase del protagonista: Nessun sogno è soltanto un sogno.
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