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mercoledì, 13 marzo 2024 18:37 |
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Alessandra D'Annibale
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Al Teatro Olimpico di Roma, da martedì 12 marzo fino al 17 marzo, per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, va in scena l’applaudito spettacolo del premio Oscar Nicola Piovani sulle canzoni romane, che prende il titolo da una delle opere in dialetto romano di Romolo Balzani Semo o nun semo, tanto amato dagli attori romani, poco conosciuto ai più, primo cantautore di fino ‘800 e compositore di canzoni immortali.
Spettacolo sempre gradito al pubblico, nato per i festeggiamenti del centenario di Villa Borghese che, a distanza di poco più di vent’anni dal suo debutto, conserva intatta tutta la piacevolezza e bellezza di una serata dedicata alla tradizione romanesca, quella di Fiorenzo Fiorentini, Gigi Proietti e del grande Ettore Petrolini.
Lo spettacolo si arricchisce del racconto dello stesso Maestro Nicola Piovani, sul palco insieme alle voci di Sara Fois, Donatella Pandimiglio, Pino Ingrosso, Carlotta Proietti e l’attore Massimo Wertmüller accompagnati dall’Ensemble Aracoeli. I testi sono di Pietro Piovani, nipote di Nicola.
Una drammaturgia a base di canzoni romane, come un canzoniere della Vecchia Roma del Novecento – quella di Ettore Petrolini, Romolo Balzani, Aldo Fabrizi – dove si ritrovano anche citazioni di Trovajoli, tanti stornelli e serenate. Romolo Balzani, che con le sue canzoni ha incarnato lo spirito della romanità, verrà ricordato con altre sue composizioni, come San Giovanni, dedicata alla festa di cui fu un grande protagonista, L’eco der core e Barcarolo romano entrambe composte nel 1926. Tra le chicche in programma: Na serenata a Pont (canzone giunta a noi per tradizione orale, raccolta e rielaborata da Piovani), Affaccete Nunziata, Nina si voi dormite, Canzone a Nina di Petrolini insieme alla più famosa Tanto pe’ cantà. E ancora Lulù di Aldo Fabrizi, Serenata sincera, Roma forestiera, composta nel 1947, in cui si cantava la nostalgia per la Roma che fu, e Com’è bello fa’ l’amore quando è sera, uscita allo scoppio del secondo conflitto mondiale e indimenticabile brano cantato da Anna Magnani e Claudio Villa.
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Un viaggio nel passato di ogni romano, e in quello del regista in particolare, che, per lo spettacolo, ha deciso di musicare alcune canzoni che sua zia Pina: “Le canzoni romane sono la colonna sonora domestica della mia infanzia – racconta Piovani –: le cantava mia madre mentre si sfiancava nei lavori di casa. Da grande ho voluto studiarle per capirle di più: si ama davvero solo ciò che si conosce bene. Poi, in occasione dei festeggiamenti per il centenario di Villa Borghese si è presentata l’occasione”. E prosegue: “Si è detto e scritto che la canzone romana stilisticamente non esiste, in fondo sarebbe solo un succedaneo della canzone napoletana, e in parte è vero. Ma non estremizziamo, una piccola sua fisionomia distintiva la canzone romana ce l’ha: un certo sentimento di petroliniana rassegnazione, di sulfureo disincanto, che si traduce in vago e scanzonato andamento ritmico; che non è certo la leggera tarantella partenopea, profumata di erbe marine e forni a legna, ma un cugino saltarello dai piedi pesanti, adatto ai sampietrini e odoroso di incenso e di pajata.”
Uno spettacolo per Roma e per i romani, un viaggio dentro la romanità quella fatta di stornelli, modi di dire, autori ignoti divenuti grandi classici della tradizione romana; un percorso dentro i grandi autori come Gigi Magni e Armando Trovajoli che sono riusciti a dipingere un popolo ironico ma mai cinico, che sa sorridere anche dopo uno schiaffo. Uno spettacolo raffinato e delicato, eseguito con grande tecnica tra i tanti applausi di un pubblico, che si è emozionato, ha cantato e riso, ricordando con nostalgia la “Roma che fu”!
Ensemble Aracoeli
Marco Loddo contrabbasso Nando di Modugno chitarra
Fabio Ceccarelli fisarmonica Alessio Mancini flauto
Sonia Maurer mandolino Pasquale Filastò violoncello
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