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Alessandra D'Annibale
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I sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor…
Per ben 100 anni Disney ci ha fatto sognare e con i suoi film abbiamo sempre sperato e creduto nei nostri sogni. Con Wish per la prima volta accanto al sogno, si presenta l’ombra oscura di colui che dovrebbe realizzare i sogni ma che nella realtà fa di tutti per tenerli sotto chiave. E proprio attorno ai sogni ruota la trama del film, confezionato brillantemente tra la tradizione e la modernità per sbancare il botteghino natalizio inneggiando alla forza femminile.
Nel magico e medioevale regno di Rosas (un’isola incastonata dal Mediterraneo), l’adolescente Asha, orfana di padre, sogna di diventare assistente del magnetico Re Magnifico. Ammessa nelle stanze regali del castello, scopre, però, la perfidia del sovrano che ha ammassato i sogni dei sudditi (nonno e madre di Asha compresi) nella volta del soffitto, impendendo loro di realizzarli, quindi di realizzarsi.
Tra la rabbia e l’amarezza divisa con il fido capretto Valentino (Amadeus gli presta la voce) l’eroina s’imbatte nei poteri di una stella, Star: uno scrigno di energia cosmica accorso in suo aiuto, l’oggetto magico con cui la ragazza può sfidare il Re per ridare dignità e libertà agli abitanti del regno.
Ritroviamo i consueti inserti musicali e la patina retró dell’animazione in bilico tra fondali disegnati a mano, animazione 2D che ci rimandano a Biancaneve, Bambi, senza dimenticare Cenerentola, La bella e le Bestia, Pinocchio e Peter Pan che si concede pure un cameo sul finale. La tecnica usata, che lavora sulla fusione di animazione tradizionale e CGI, risale al 2012 con il magnifico corto Paperman. I Walt Disney Animation Studios stanno sviluppando tecniche di tipo diverso, che sembrano puntare più alla sovrapposizione che lo sfruttamento fianco a fianco, alla coesistenza, di stili diversi.
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