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Fabrizio Federici
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Alexandra Rendhell, antropologa, studiosa d'esoterismo, giornalista della stampa e televisiva, è autrice, per i tipi di Gangemi editore, di Magia e mistero della vita e della morte (Roma, 2016, €. 28,00). Un saggio divulgativo di buon livello che, in sostanza, permette al lettore inesperto, ma anche a quello già con buone conoscenze di base, di fare un viaggio affascinante non solo - come preannunciato dal titolo - ai confini tra vita e morte; ma anche nei più lontani meandri di quelle che un tempo si definivano "scienze occulte", e oggi ci sembra più giusto definire ricerca sul paranormale, o parapsicologia (personalmente rifiuto il termine "Ricerca psichica" perché abbastanza riduttivo, e soprattutto fuorviante: tendente a ridurre tutti i fenomeni paranormali - telepatia, precognizione, apparizioni, presunti contatti con l'aldilà, presunte reincarnazioni- a semplici costruzioni della psiche).
Epicuro esorta gli uomini a non aver paura della morte; e per ridimensionarla, quasi ridicolizzarla, ricorre alla celebre immagine della morte come viaggiatore destinato a non incontrare mai l'uomo (perché sinché questi c'è, la morte non arriva mai; quando finalmente essa riesce ad arrivare, non trova più l'uomo...). Nel suo solco, Benedetto Croce, attingendo anche alla saggezza popolare napoletana e abruzzese, ricorda la natura della morte come semplice momento di passaggio, comunque mai problema per l'uomo ("Il vero problema è la vita"; e se ne ricorda un regista come Ettore Scola, in una celebre scena di Maccheroni in cui il napoletano Mastroianni tranquillizza l'amico americano Jack Lemmon, più anziano, ricordandogli che la morte si crede sempre chissà cosa, mentre non è nulla...!). Su questa stessa linea si muove l'Autrice di questo saggio: ricordando anzitutto le ricerche e le esperienze pratiche di qualificati parapsicologi, e "tanatalogi" (come il filosofo lettone Konstantin Raudive, a lungo sperimentatore di contatti con l'aldilà, e la psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross), che, al giorno d'oggi, permettono , se non d'affermare con certezza, d'ipotizzare con ragionevole probabilità, la sopravvivenza dell'individuo "post mortem", nella dimensione di corpo astrale. Tutto questo, sia chiaro, a prescindere ancora da qualsiasi discorso di fede religiosa, in chiave teistica come anche panteistica (dimensione che viene dopo).
Terreni, questi, certo delicati: dove tutti noi di formazione cartesiana, illuministica, kantiana, positivista critica, siamo riluttanti ad addentrarci a fondo. Ma va ricordato che molti padri del pensiero razionale moderno non hanno mai guardato non solo al Trascendente, ma anche appunto alla dimensione "metapsichica" nel suo complesso, in modo sprezzante e autosufficiente (Cartesio stesso, anzitutto, parla dell'anima, e ipotizza la sua localizzazione nella ghiandola pineale o epifisi, poco sopra l'inizio della spina dorsale). Mentre "positivismo spiritualista" (termine solo apparentemente contraddittorio) si definì quella corrente di pensiero cui appartennero, tra fine '800 e inizi del '900, scrittori veristi come Luigi Capuana (appassionato cultore del paranormale, alla pari d'un personaggio ai suoi antipodi, ma amico personale, come il futurista Marinetti) e parapsicologi "di mestiere" come Ernesto Bozzano. Per non parlar delle ricerche che, a lungo, un positivista "arrabbiato" come Cesare Lombroso condusse sulla mitica medium napoletana Eusapia Paladino....
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