|
|
Fabrizio Federici
|
|
L'inconveniente (Milano, Mondadori, 2021, €. 17,00) è un libro strettamente autobiografico, dove l'ambientazione, spazia dall'Africa (l'ex - Rhodesia, per l'esattezza) a Torino, da atmosfere esotiche (tra Nadime Gordimer e l'Ennio Flaiano di "Tempo di uccidere", diremmo) ad altre norditaliane (e nordeuropee), diversissime, ma non meno permeate di magìa. Chi è, Hilary Ann Mostert, l'autrice, poetessa, danzatrice e appassionata di esoterismo? L'impressione che subito dà, incontrandola di persona, è quella d'una donna non solo di grande intelligenza, ma di forte sensibilità e ricettività spirituale, capace di ricevere (e poi trasmettere) da più organismi e realtà spaziotemporali: in termini più semplici, una forte sensitiva.
Proviene da una famiglia, per il ramo materno, di netta origine piemontese: la madre, Giovanna, era figlia di Domenico Buratti, pittore, poeta e illustratore, e della pittrice Vittoria Cocito. Era, inoltre, cognata di Giorgio De Maria (1924 -2009), lo scrittore, commediografo e musicista torinese che, nel 1977, avrebbe pubblicato, per i tipi de Il Formichiere, il romanzo (con titolo dalle suggestioni...fenogliane, diremmo) "Le venti giornate di Torino": con stile che, a giudizio di molti critici, ricordava sia Poe che Lovecraft, e che sembrava predire, quarant'anni prima, la creazione di Facebook. Nel 2017, poi, avrebbe fatto scalpore la notizia di un'edizione americana del romanzo, pubblicata dalla casa editrice Norton: che, in precedenza, aveva pubblicato un solo autore italiano, il mitico (e anche lui torinese) Primo Levi. Claretta, infine, una delle sorelle della mamma, a Torino era stata in contatto coi seguaci locali del mistico russo Gurdjieff. .E da parte paterna?
Durante la Seconda guerra mondiale, Marius Mostert è partito volontario dal Sudafrica unendosi alle truppe alleate: dopo lo sbarco a Napoli, il suo contingente ha risalito la penisola in fiamme, raggiungendo Montecassino e proseguendo poi verso il nord, nell'interminabile rincorsa dei nazisti in progressiva ritirata. A Torino l'attende la svolta basilare della sua vita: l'incontro con Giovanna, che egli libera da un campo di raduno nazista (dove, diversamente dalle sorelle, era stata rinchiusa perchè sospettata di spionaggio). I tedeschi abbandonano Torino la notte tra il 27 e il 28 aprile: gli alleati arrivano il 3 maggio. Tra Marius e Vanna è subito attrazione fatale: pochi anni dopo, lei raggiungerà il suo amore sudafricano in Africa, dove, esattamente nell'allora Rhodesia (oggi, com'è noto, Zimbabwe), più tardi nascerà Hilary.
"L'inconveniente" , diremmo, è quasi una sorta di "Apocalypse now" dello spirito, un viaggio lungo i sentieri più oscuri della psiche umana, tra ricordi e sogni, senza però mai smarrire la vista, pur lontana, della luce in fondo al tunnel. Il titolo nasce dalla nuova, terribile consapevolezza che l'Autrice acquisisce quando, raggiunti i 6 anni, è costretta dalla madre - che vuol rientrare in Italia, dai suoi parenti - a lasciare l'Africa e l'amato padre Marius, che lei chiama Uouo, di professione veterinario nei parchi nazionali. Un trauma di cui possiamo immediatamente capire la gravità: ulteriormente acuita, per Hilary, dalla consapevolezza, appunto, di non esser mai stata veramente amata dalla mamma, più matrigna che madre. Di essere in fondo, per lei, solo un "inconveniente": quasi - come incredibilmente pensavano, dei propri figli, certe famiglie ellenistiche o del tardo Impero romano - un fastidioso impaccio all'effettiva scoperta del proprio sè e della propria strada di vita.
Inizia così, per Hilary, oltre alla forzata convivenza con una famiglia che in realtà non la vuole, la vita in una città che le appare costantemente fredda, distaccata, inospitale: soprattutto lontana anni luce dalle atmosfere, magiche quanto gioiose, della "sua Africa". Una Torino fredda, impenetrabile: dove, accanto alla religiosità diffusa dalla costante presenza della Sindone, emergono periodicamente, però, anche le tracce di realtà esoteriche a dir poco ambigue, sconfinanti quasi nelle sette (l'Autrice ricorda, del resto, il noto "asse" esoterico - energetico Torino - Lione, due città cui vari studiosi d'esoterismo accostano da sempre anche Praga: 3 città, aggiungiamo, tutte poi straziate, nella Seconda guerra mondiale, dai demoni nazisti).
Dalla sua "Apocalypse Now", Hilary riuscirà ad uscire solo vari anni più tardi, nel 1979 circa, grazie all'incontro con un un "mago buono". Gustavo Adolfo Rol, il paragnosta ed esoterista torinese (1903 - 1994), plurilaureato, nella vita quotidiana funzionario di banca, artista, antiquario e collezionista d'arte: obbiettivamente uno dei padri della ricerca italiana sul paranormale, ma variamente giudicato dai suoi contemporanei, tra i quali sono abbondati sia gli estimatori che, al contrario, i critici. Rol è stato soprattutto un Maestro spirituale illuminato, d'orientamento cristiano- cattolico, giunto a un elevato grado di capacità d'uso di quelli che sono gli straordinari poteri della mente umana; e ha frequentemente preso le distanze dalle definizioni che giornalisti poco informati o conoscenti superficiali spesso davano di lui, come "sensitivo". "medium", "mago" e simili. Tuttora, a quasi 30 anni dalla morte, è considerato una delle figure civili piu' significative della Torino moderna.
Hilary, molti anni dopo il suo arrivo a Torino, incontra Rol dopo una semplice ricerca sull'elenco telefonico. Il rapido contatto con lui, nella sua casa, la restituisce alla vita: Rol, infatti, la fa regredire, coi ricordi più profondi, agli anni felici in Africa col papà, preannunciandole infine il prossimo arrivo, a Torino, proprio di Uouo. Toccante è l'ultimo capitolo del romanzo, "In carne e ossa": quando Hilary, ormai giovane donna, in una Torino finalmente diversa ritrova per strada il suo papà, ed ha finalmente, diremmo, con un forte senso di liberazione, il suo personale "25 Aprile".
|
|