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Fabrizio Federici
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Il primo vero film su Maria Maddalena, la donna che fu la probabile compagna di Gesù di Nazareth (in passato si registra solo l'abominevole "Maria Maddalena", pellicola realizzata per Mediaset, come parte della serie "Gli amici di Gesù", per il Giubileo del 2000, con Maria Grazia Cucinotta come protagonista). Parliamo di "Maria Maddalena", il film del regista australiano Garth Davis realizzato ultimamente in coproduzione anglo-american-australiana, e nelle sale dal 15 marzo scorso.
Maria di Magdala è personaggio centrale nella vicenda di Cristo: la pellicola di Davis segue complessivamente le narrazioni sia dei Vangeli canonici che degli apocrifi. Aderendo alle ricostruzioni fatte dagli storici moderni, i quali hanno contestato l'identificazione (fatta per la prima volta, nel 591 d. C., da Papa Gregorio Magno) di Maria con l'adultera da Cristo salvata dalla lapidazione, o addirittura con una ex-prostituta (identificazione peraltro ridiscussa dalla stessa Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II).
Nel film, Maria, ottimamente interpretata da Patricia Rooney Mara (la Lisbeth Salader di "Millennium", pellicola tratta dal romanzo di Stig Larsson "Uomini che odiano le donne"), è una donna ebrea in rivolta contro la sua famiglia, che vorrebbe per forza darla in sposa a un uomo che non ama (la scena in cui i suoi familiari, saputo della sua adesione al movimento di Gesù, si precipitano da Lui cercando di riportala a casa con la forza ricorda fortemente l'episodio, di molti secoli dopo, del tentato rapimento di Chiara d'Assisi, aderita al movimento di Francesco, da parte dei suoi parenti). Solo conoscendo Gesù, e capendo che la sua rivoluzione non è violenta e non riguarda la politica, ma l'interiorità dell'uomo, soprattutto il suo rapporto con Dio, premessa essenziale per poter veramente cambiare il mondo secondo princìpi di amore cosmico, Maria trova la sua strada.
La Maddalena di Garth Davis, quindi, è senz'altro una delle prime femministe: colpita a fondo dalla forza e dalla coerenza del messaggio di Cristo (qui interpretato da un grande Joaquin Phoenix, già lo psicotico Commodo del "Gladiatore" e l'ambiguo carceriere del marchese de Sade in "Quills-La penna dello scandalo"). Seguendo più i testi apocrifi, il film ci mostra poi i contrasti tra gli apostoli - iniziati a manifestarsi già con Cristo ancora vivo - sull'ammissibilità, per la mentalità dell'epoca, che una donna, per quanto affettuosamente vicina a Gesù, potesse ricoprire un ruolo dominante nella sua comunità (la questione, che riflette fortemente le tensioni presenti nelle primissime chiese cristiane, sembrava riguardare anche la probabile esistenza d'un insegnamento esoterico del Cristo stesso, e la stessa ammissibilità d'un vero e proprio esoterismo cristiano).
Girata a Matera (città ormai promossa - da Pasolini a Mel Gibson e altri - a "Gerusalemme cinematografica"), Gravina e altre località del Mezzogiorno, nonché in Spagna e a Malta, il film si caratterizza inoltre per un ritmo non incalzante ma dolce e meditato, che riflette pienamente l'evoluzione mentale e spirituale dei protagonisti. Ottima la fotografia di Greig Fraser. Senz'altro da vedere.
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