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Fabrizio Federici
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Antonello Cresti è un saggista, conferenziere e “agitatore culturale”. Laureato in “Scienze dello Spettacolo” all’Università di Firenze, musicista, ha già pubblicato vari libri dedicati a musica underground, cultura britannica, esoterismo, controcultura. Ideatore di un film e di un documentario, entrambi su tematiche musicali, è attivo nella creazione di una rete trasversale di intellettuali e creativi in opposizione al Pensiero Unico. Roberto Michelangelo Giordi, cantautore e scrittore partenopeo che vive tra Parigi e Roma, ha pubblicato quattro album, di cui 2 usciti anche in Francia, e nel ’22, per Mariù editore, “Aliene sembianze”, suo quinto lavoro discografico e prima opera narrativa. Diplomato al CET, la scuola di formazione musicale e umanistica di Mogol e laureato in Scienze politiche e Lingue e letterature straniere, s’ è occupato della tradizione letteraria napoletana e del rapporto tra musica e testo nella canzone antica e in quella d’autore.
Parliamo di questi due autori perché Il bello, la musica e il potere, è un loro saggio (recentemente pubblicato da Edizioni Mariù) che racconta, in forma di dialogo, il declino della nostra società: in cui funzionalità pseudo-weberiana (perché quella analizzata a suo tempo, più d’un secolo fa, da Max Weber, era intesa in senso razionale e costruttivo) e logiche commerciali ormai dilaganti anche nella cultura e nell’arte sembrano aver definitivamente soppiantato la Bellezza. Molti i temi affrontati dai due Autori: la minaccia dell’intelligenza artificiale (con tutte le sue possibili conseguenze anche sul piano legale), il dispotismo dei mezzi di informazione, il degrado estetico delle nuove espressioni musicali, il ruolo della tecnologia – ovviamente non sempre positivo - nel processo creativo.
“La bellezza salverà il mondo”: è una frase - esattamente di Dostoewskij, che, ne “L’idiota”, la mette in bocca al principe Myskin - più volte ripetuta , negli ultimi decenni, riferendosi specialmente al degrado del patrimonio artistico e culturale italiano. Ripresa anche, una diecina d’anni fa, da un’organizzazione seria come il Comitato per la Bellezza, nato nel 1998. Ma nel libro di Dostoewskij, le parole del principe Myškin, ripetutamente deriso per averle dette, hanno un contenuto intensamente mistico Il saggio di Cresti e Giordi, chiedendosi invece come tradurre nella pratica questo concetto di per sè più che condivisibile, vuol essere un testo di denuncia e di battaglia che si interroga sullo stato dell’arte e sul senso (o forse non senso?) del nostro Occidente in crisi: fornendo l’itinerario da seguire e una serie di risposte a dubbi controversi, e aprendo definitivamente le porte a una riflessione critica.
Il mondo globalizzato (conseguenze socio-economiche, oltre che sanitarie, del Covid permettendo, aggiungiamo) ha davvero perso la percezione del bello? Qual è il rapporto tra la bellezza e il potere, e in che modo l’Occidente vive oggi il suo rapporto con le Arti, e la Musica in primo luogo? La riflessione su questi temi, costruita sulla forma del dialogo, nel saggio si snoda attraverso l’analisi storica dell’esperienza estetica occidentale, per toccare poi i problemi della realtà sociale in cui viviamo. Il disinteresse verso la bellezza è, infatti, allo stesso tempo causa ed effetto della crisi di valori della nostra società; e solo recuperando e valorizzando le nostre vituperate identità profonde, suggeriscono gli Autori del saggio, potremo traghettarci fuori dal non senso, verso la luce di una nuova, quanto, in realtà, antica, umanità.
"È giusto dire che il bello è educativo perché consolida i valori etici delle nostre società", scrivono i due Autori. Ma, aggiungono, "Negli ultimi decenni pare ci sia un piano predisposto dall'alto per educare invece all'abbruttimento collettivo". Come dar loro torto, purtroppo?
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