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venerdì, 19 aprile 2019 17:35 |
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Fabrizio Federici
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Emanuel Macron come Charles de Gaulle. Il paragone ha senso solo considerando che ambedue i presidenti si son trovati a fronteggiare due "quasi rivoluzioni": il Maggio francese per l'uomo di Colombey e la rivolta dei "Gilet gialli" per il giovane presidente attuale. Ma a ben vedere, le differenze tra le due proteste sono consistenti: mentre quella del '68 fu appunto una quasi rivoluzione, tutto sommato nella tradizione storica della Francia, cioè per una società e un potere diversi, questa dei Gilet gialli è piu'' una protesta senza quasi contenuto ideologico, nata soprattutto da difficoltà pratiche quotidiane di gran parte dei cittadini francesi ( fisco opprimente, eccessive imposte indirette, difficoltà a d arrivare alla fine del mese, ecc...).
Cinquantuno anni fa, a fine maggio, comunque un milione di francesi si riversò lungo i boulevard parigini riaffermando la fedeltà al governo del presidente eroe della Liberazione: oggi, più modestamente, Macron, dopo aver convocato, pochi giorni fa, i suoi "Stati generali", appunto per ascoltare i corpi sociali del Paese sulla rivolta dei Gilet gialli (come aveva promesso a gennaio), prepara un programma di riforme. Pensando sempre al suo predecessore, che dopo il trionfo dei boulevard parigini, in risposta alla forte richiesta di cambiamento del '68 lanciò immediatamente un programma di potenziamento delle infrastrutture educative e culturali del Paese (con la realizzazione di 10 nuove Università).
E' venuto poi, a sconvolgere tutto, il dramma di Notre Dame (sulle cui esatte cause non è ancora conclusa l'indagine della magistratura). La necessità di seguire da vicino gli eventi ha costretto Macron ad annunciare al Paese, in un breve discorso televisivo, il rinvio di alcuni giorni della presentazione del suo pacchetto di riforme. Manca ancora un'illustrazione ufficiale e dettagliata dei progetti elaborati, seguendo le indicazioni del Presidente, dal governo Philippe: tuttavia, è filtrata la notizia che un posto importante ce l'hanno, da un lato, il no alla reintroduzione dell'imposta patrimoniale, e, dall'altro, la ripresa dell'indicizzazione delle pensioni di varie categorie sociali, da tempo "sterilizzate" (in questo, già Hollande si era ispirato ai provvedimenti italiani dei primi anni '80: quando il governo Craxi, seguendo anche gli studi dell'economista Ezio Tarantelli, in parte bloccò la scala mobile per combatterne gli effetti inflattivi). Ora, dopo l' "Ora di Notre Dame", il governo dovrà definire tutte le proposte nei dettagli.
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Intanto, il Venerdì santo è sceso come un "day after" su Parigi e soprattutto sull'Ile de la Citè, in un clima plumbeo, segnato dalla massa di detriti dell'incendio della cattedrale, che quasi ricorda le atmosfere del celebre romanzo di Hugo e gli incubi del processo ai Templari del 1314, conclusosi proprio in questa zona, con il rogo del Gran Maestro Jacques de Molay e di molti suoi seguaci. Prosegue intanto la mobilitazione internazionale per la raccolta di fondi destinati al restauro della Basilica, e per portare solidarietà a una città e a un Paese colpiti in quello che è uno dei simboli più immediati dell'identità francese, sul piano sia religioso che civile. Anche le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e le varie associazioni musulmane, moschee, centri culturali uniti nella Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa (Cili-Italia), insieme al movimento Internazionale "Uniti per Unire" ed alle associazioni e comunità aderenti (più di 1000), scendono in campo oggi, Venerdì santo per i cristiani, e la giornata di preghiera del Venerdì per i musulmani, a favore della ricostruzione della cattedrale di Notre Dame: per intensificare la collaborazione interreligiosa e la convivenza tra le civiltà con gesti forti, significativi, e per sostenere - come sempre - ogni Paese, religione e civiltà che viene colpita da una tragedia.
"Le Co-mai e Cili-Italia anche in questa occasione alzano la loro voce a favore della ricostruzione della cattedrale di Parigi: facendo un appello, a tutte le moschee, comunità arabe e musulmane italiane, francesi e in Europa, di pregare e sostenere la cattedrale nella preghiera del venerdì #MoscheeperNotreDame ", annuncia Foad Aodi, medico fisiatra, fondatore di Co-mai e Cili-Italia, in contatto con le comunità arabe e musulmane europee. "Non si ferma il nostro impegno a favore del dialogo interreligioso tra le civiltà, dopo i successi internazionali raccolti dalle nostre iniziative del 2016 #CristianinMoschee e MusulmaninChiesa: proseguiamo combattendo ogni forma di pregiudizio, discriminazione, razzismo, terrorismo, guerra alle religioni e alle civiltà".
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