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Geppy Gleijeses (Domenico Soriano) e Mariangela D'Abbraccio (Filumena Marturano)
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Fabrizio Federici
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Al "Quirino", sino al 29 gennaio, è in scena uno dei capolavori di Eduardo: quella "Filumena Marturano" (scritta nel 1946, e facilmente leggibile anche come allegoria d'un'Italia uscita distrutta in tutti i sensi dalla guerra) che tuttora è anche una delle sue commedie più tradotte e rappresentate all'estero. Per la regìa di Liliana Cavani (qui alla sua prima regìa di prosa), l'autrice di film che davvero han fatto la storia del nostro cinema, come i tre su San Francesco d'Assisi (1966, 1989, e 2014), I cannibali (1969, liberamente ispirato all' "Antigone" di Sofocle) e lo scandaloso (per il benpensantismo anni '70) Portiere di notte.
Mariangela D'Abbraccio si cimenta, sul palcoscenico del "Quirino", con un ruolo di protagonista già ricoperto, in passato, da attrici come Titina, sorella di Eduardo, Regina Bianchi, Sofia Loren ( nella versione cinematografica del 1964, "Matrimonio all'italiana", diretta da Vittorio De Sica), Pupella Maggio, Mariangela Melato. Geppy Gleijeses (direttore dello stesso "Quirino") è un altrettanto intenso Domenico Soriano, perfetto nel suo ruolo di commerciante napoletano gran seduttore, ma pieno d'umanità, nonostante l' apparente cinismo.
"Ho accettato l’invito generoso e ottimista di Geppy Gleijeses", scrive la Cavani nelle note di regìa, "quando mi ha proposto questo lavoro. È un testo che mi piace moltissimo da sempre, ho anche amato il film di De Sica con Sofia Loren e Mastroianni... È un’opera di grande impegno morale, e oltretutto in anticipo sui tempi e scritta senza retorica, ma con la naturalezza della vita... Filumena e Domenico sono al centro di un problema etico antichissimo e sempre attuale: di chi sono i figli, i figli nati fuori dal matrimonio? Al tempo di questa scrittura (1946), la legge non proteggeva questi “figli”, considerati “illegittimi” (nonostante il dettato costituzionale dell'art.29: solo con la riforma del diritto di famiglia degli anni '70, le cose sarebbero finalmente cambiate, N.d.R.)... una legge ferma al Medioevo. Filumena (ex- prostituta, N.d.R.) vi si ribella con la lucidità e una forza così generose da riuscire a trascinare l’ignaro borghese Domenico a capire il valore degli affetti fondamentali delle nostre vite".
Molto curati la scenografia e i costumi (di Raimonda Gaetani), riproducenti perfettamente le atmosfere degli anni '30-'40; accanto alla D'Abbraccio e a Gleijeses, una schiera di bravi interpreti impersona gli altri comprimari: tra i quali spiccano i tre figli di Filomena, Umberto, studente (Agostino Pannone), Riccardo, commerciante (Gregorio Maria De Paola) e Michele, operaio (Eduardo Scarpetta, omonimo dell'altro grande Eduardo del teatro napoletano).Che, in una delle scene piu' commoventi della commedia, salveranno "in extremis" il matrimonio di Filumena e Domenico, sciogliendo le sue riserve col chiamarlo, senza esitazioni, "Papa' ".
Spettacolo assolutamente da non perdere: 2 ore senza intervallo (nonostante la commedia, in realtà, sia articolata su tre atti), che catturano intensamente l'attenzione dello spettatore, senza neanche un attimo di distrazione,
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