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lunedì, 21 novembre 2016 22:17 |
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Rivendicazione dei diritti della donna di Mary Wollstonecraft - Copertina della prima edizione (1792)
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Fabrizio Federici
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“Abbiamo deciso di ribaltare la prospettiva con cui generalmente, in Italia, si guarda al fenomeno della violenza contro le donne” , spiega Stefania Catallo, presidente del Centro Antiviolenza di Tor Bellamonaca e neo-ambasciatrice del “Telefono Rosa”: “in quanto è necessario conoscere e diffondere le vicende anche degli uomini maltrattanti, affinché la loro esperienza possa essere di monito per quanti non conoscono altro linguaggio che quello della violenza. Bisogna che gli uomini ci mettano la faccia, e a questo proposito stiamo lavorando ad una campagna stampa che presto sarà resa pubblica. Basta col silenzio, che ora parlino gli uomini”.
Alla sala ISMA del Senato in Piazza Capranica, il Centro antiviolenza di Tor Bellamonaca “Marie Anne Erize” (così chiamato in memoria d'una giovane attivista argentina per i diritti umani, tra le vittime della sanguinosa repressione golpista degli anni '70), ha organizzato, anche in vista della Giornata internazionale contro la violenza di genere del 25 novembre, “Sulla pelle delle donne”. Un convegno decisamente innovativo, dove per la prima volta è stato un uomo a prender la parola per raccontare la sua storia di violenza e di lunga riabilitazione: resa possibile anche appunto grazie al lavoro del Centro “Marie Anne Erize”, col quale, ora, egli collabora. Qualsiasi pretesto era buono per agire con violenza, e non solo con le donne, ma anche attraverso l'appartenenza a gruppi politici: non importa di quale schieramento, dall'estrema sinistra all'estrema destra, purché si potesse passare alle maniere forti. La violenza era normale per me, anzi, era il mio comportamento abituale”, ha detto ai presenti Marco Babacci, romano, dal passato segnato da storie di violenza in famiglia e di abusi sessuali subiti da bambino. Sottolineando l'importanza di parlare adeguatamente di questi temi nelle scuole (specie, aggiungiamo, in quelle zone dove più alta è la percentuale di violenze contro le donne e in famiglia; ”ma a Roma”, ha precisato ancora Stefania Catallo, “l'esperienza e la conoscenza del territorio mostrano che tali percentuali, in realtà, nelle zone economicamente in condizioni migliori non sono più basse che, ad esempio, a Tor Bellamonaca; purtroppo è ancora diffusa, tra le donne, la vergogna di andare a denunciare episodi del genere”).
Il convegno è stato seguìto anche dagli alunni del liceo scientifico “Edoardo Amaldi” di Tor Bella Monaca: ai quali s'è rivolta Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato, lodando il lavoro degli insegnanti che cercano di sensibilizzare le nuove generazioni ai temi della violenza di genere, prestando anche attenzione a quei cambiamenti, nel comportamento quotidiano degli studenti, che potrebbero rappresentare segnali di abusi compiuti sui ragazzi. La senatrice Fedeli ha accennato anche a un nuovo progetto di legge, cui sta lavorando nel gruppo PD del Senato, per migliorare l'attuale normativa contro la violenza di genere.
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Al contesto storico in cui, dall'Unità d'Italia in poi, si son trovate a vivere le donne, e alla necessità d'elininare definitivamente stereotipi culturali disastrosi, che per secoli han ritardato la loro “lunga marcia” per i pieni diritti privati e pubblici (come la “doppia morale”, borghese e non solo, pronta sempre a giustificare le libertà sessuali degli uomini, condannandole invece senza appello nelle donne), ha fatto riferimento Fiorenza Taricone, docente all' Università di Cassino, membro d'una rete provinciale antiviolenza forte di ben 36 attori, molti dei quali istituzionali (“Frosinone, purtroppo, risulta una delle province piu' violente d'Italia”; singolare, aggiungiamo, che vi risulti tuttora alta anche la percentuale di incidenti stradali, N.d.R.).”Basti pensare che sino addirittura al 1877, lo stesso anno di quella legge Coppino che avviò finalmente anche in Italia la nascita d'una scuola pubblica laica, gratuita e obbligatoria, le donne nei processi non potevano testimoniare, perché ritenute inaffidabili; mentre la riforma del diritto di famiglia, con l'abolizione del medioevale “delitto d'onore”, s'è avuta solo un secolo dopo, tra il 1975 e il 1981”.
Al fenomeno della violenza di genere s'affianca lo stalking, per il quale la nuova, apposita legge del 2009 prevede pene severe: e che, a volte, è compiuto anche dalle donne. In proposito, “bisogna cambiare prospettiva”, ha sottolineato Giusy De Gori, avvocato; “e, pur attivandosi nella difesa e nell'accoglienza delle donne vittime di violenze, è necessario analizzare attentamente ogni singolo caso, sia per offrire ad ognuna il supporto adeguato, sia per evitare la trappola delle false accuse, che purtroppo, in alcuni casi, le donne lanciano per avere trattamenti economici più vantaggiosi in caso di separazione, o per vendicarsi dei torti subiti”. Linea, quest'ultima, con la quale s' è trovato d'accordo anche Mario Pontillo, operatore dell' associazione “Il Viandante”, che si occupa di riabilitazione e reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti”. “Ma ci vogliono politiche di riforma sociale davvero incisive, per migliorare concretamente le condizioni ambientali di periferie come appunto Tor Bellamonaca: dove la disoccupazione femminile giovanile è addirittura al 36-38%, l'abbandono scolastico è alto, e le condizioni di molte famiglie davvero precarie. Tra le detenute di Rebibbia, l'età media oggi è tra i 20 e i 23 anni”.
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