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Fabrizio Federici
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Ci sono, attualmente, in Italia, circa 11 milioni di fumatori , quasi il 20% della popolazione. Nel 2006, secondo l 'OMS eravamo ottavi in Europa, prima anche di Francia e Olanda, nella lotta al tabagismo (merito, in gran parte, della legge Sirchia del 2003, che pose il divieto di fumare nei locali chiusi, ad eccezione di quelli privati non aperti a utenti, e a eccezione di apposite sale fumatori: che, però, attualmente risultano esistenti solo nell' 1% dei locali pubblici, dati gli alti costi di realizzazione). Ora , siamo scesi al 15° posto. Mentre, incredibilmente, appena il 40% dei medici di famiglia (localizzato più nel Norditalia) chiede ai pazienti se fumano, e solo il 51% (con la Sardegna caso virtuoso, diversamente da tutte le altre Regioni) consiglia loro di smettere.
Sono solo alcuni dei dati presentati all'Istituto Superiore di Sanità: dove il XVIII Convegno nazionale "Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale", organizzato per la Giornata Mondiale senza Tabacco del 31 maggio, ha permesso di focalizzare le principali questioni sul tappeto oggi in Italia, in tema di lotta al fumo.
Dal 2 febbraio scorso l'Italia ha recepito la direttiva 2014/40/UE sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, presentazione e vendita dei prodotti del tabacco e correlati. Non è più concesso fumare in auto in presenza di minori o donne incinte, nè presso le cliniche ospedaliere e i centri di ricerca, verrà multato chi sorpreso a gettare mozziconi di sigaretta a terra; inoltre vengono inasprite le pene per coloro che vendono tabacco ai minori, e posti seri limiti alla pubblicizzazione anche delle sigarette elettroniche. Un "Piano Nazionale antifumo" 2014- 2018, inoltre - ha ricordato Roberta Pacifici, Direttrice dell' Osservatorio Fumo, Alcool e droga presso il Ministero della Salute, presentando il suo Rapporto nazionale 2016 - ha come obbiettivi centrali la riduzione complessiva del numero dei fumatori, la promozione di stili di vita più sani in tutta la popolazione e la lotta anche al "fumo passivo", cioè i danni derivanti, ai non fumatori, dal contatto coi fumatori (in famiglia, scuola, luoghi di lavoro, ecc...). Il tutto mediante campagne nazionali mirate di educazione sanitaria (vedi, ad esempio, il recente video del ministero della Salute, realizzato soprattutto per i giovani, "Ma che sei scemo?", con la partecipazione d'un attore popolare come Nino Frassica). Ma i CAF, Centri Anti Fumo, lungi dal costituire una rete territoriale preventiva del tabagismo, sono ancora troppo pochi (un centinaio solamente), mentre la maggioranza dei giovani che iniziano a fumare oggi comincia molto prima dei classici vent'anni (spesso, addirittura già alle elementari; l'assenza tra l'altro, al convegno, del rappresentante del MIUR, neanche preoccupatosi d'inviare un sostituto, non ha certo deposto a favore del "pianeta scuola").
Nicola Macchi, manager del gruppo FCA, collegato alla FIAT, ha illustrato i risultati del progetto antifumo da tempo avviato - secondo la "Carta di Ottawa" del 1986 per la promozione della salute nei luoghi di lavoro, e nello spirito, aggiungiamo, d'un imprenditore pioniere come Adriano Olivetti - tra i lavoratori del "Giovanni Agnelli center" di Grugliasco (Torino) e della stessa Fiat Mirafiori. Elisa Manacorda, giornalista, s'è soffermata sulla possibile, duplice valenza di socialnetwork come Facebook e Instagram (pericoloso fattore d' incentivazione del fumo o, al contrario, prezioso strumento di prevenzione di massa).
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