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sabato, 14 agosto 2021 07:55 |
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Gino Sstrada da Fazio su rai3
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Fabrizio Federici
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A poche ore di distanza tra loro, sono morti improvvisamente - in Francia e a Roma - Gino Strada, il medico e filantropo lombardo fondatore di "Emergency", ed Omar Camilletti, romano, uno dei primi italiani convertitisi all'Islam, esponente importante della Grande moschea dell'Urbe.
Gino Strada, il medico fondatore di Emergency, è morto in Francia: da tempo sofferente di disturbi cardiaci, aveva 73 anni.
Nato nel 1948 a Sesto San Giovanni (l'allora "Stalingrado d'Italia", dove il PCI superava il 70% dei voti); Strada si laurea in Medicina e Chirurgia presso la Statale di Milano, specializzandosi in Chirurgia d’Urgenza. Per completare la formazione professionale, negli anni '80 vive tra USA (collaborando con le Università di Stanford e Pittsburgh), Inghilterra e Sud Africa (con periodi di formazione presso l’ospedale di Harefield e il mitico "Groote Schuur Hospital", "regno" di Christian Barnard, di Città del Capo). Nel 1988 decide di usare la sua esperienza in chirurgia d'urgenza per assistere i feriti di guerra: in seguito, sino al 1994, lavora con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in Pakistan, Etiopia, Thailandia, Afghanistan, Perù, Gibuti, Somalia, Bosnia. Ed è qui che decide: fondare un’organizzazione indipendente che porti aiuto e sostegno medico alle vittime di guerra. E', diremmo, la ripresa e lo sviluppo delle battaglie -130 anni prima - di Henry Dunant per fondare la Croce Rossa Internazionale.
Nel '94, così, Gino, insieme alla prima moglie Teresa Sarti ed alcuni colleghi e amici, fonda Emergency, Associazione indipendente e neutrale nata per portare cure medico-chirurgiche di elevata qualità e gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Il primo progetto di Emergency che vede il suo fondatore in prima linea è in Ruanda, nei primi anni '90, durante il genocidio. Poi la Cambogia del dopo Khmer rossi, Paese in cui Strada resta per altri anni. Nel 1998 parte per l’Afghanistan dove rimane per circa 7 anni, operando migliaia di vittime di guerra e di mine antiuomo, e contribuendo all’avvio di altri progetti. Dal 2005 inizia a lavorare per l’apertura del Centro Salam di cardiochirurgia in Sudan, il primo totalmente gratuito in Africa. Nel 2014 si reca in Sierra Leone, per l’emergenza Ebola.
Uomo semplice e di grande modestia, blandito (ma mai sedotto) dalla politica, personaggio essenziale di riferimento per tutto il mondo (peraltro non sempre limpido e positivo) delle ONG del settore umanitario, Strada negli ultimi tempi era abbastanza preoccupato per il "suo" Afghanistan, dal 2001 del dopo 11 settembre (senza contare il calvario precedente!) mai veramente uscito dal buco nero di miseria, corruzione, ingerenze straniere, integralismo talebano (tornato prepotentemente all'attacco proprio negli ultimi giorni, impossessandosi anche di Herat e Kandahar). «Non chiamatemi pacifista, nel mondo umanitario c’è molto dilettantismo», aveva detto 2 anni fa, a "La Stampa", il fondatore di Emergency.
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Poche ore prima di Strada, a Roma, è morto anche Omar Camilletti, italiano convertito all'Islam, esponente importante della Grande moschea della capitale. L'uomo che 10 anni fa, a maggio 2011, aveva così commentato la notizia della morte di Osama Bin Laden: "E' la fine di un mito e siamo abbastanza soddisfatti, pur nel rispetto di un morto. Ha messo i musulmani in una cattiva luce e quindi è una liberazione. Resta il rischio di ritorsioni e il terrorismo non è finito con lui. Ma ci auguriamo che vengano dipanati i dubbi sulla sua morte e sulla sorte della sua salma. Spero che simili follie non abbiamo eredità, ma parecchi cullano il sogno di una jhad totale".
Camilletti, romano, classe 1953, aveva fatto parte del gruppo dei primi italiani convertiti all’Islam (tra cui, se non andiamo errati, anche un importante diplomatico, oggi scomparso, Mario Scialoja, che divenne primo Direttore dell'Ufficio italiano della Lega Musulmana Mondiale). Allo studio e alla divulgazione dell’Islam e alle questioni della comunità ha poi dedicato la sua vita, svolgendo il ruolo di funzionario presso la Grande Moschea di Roma. Camilletti è stato anche importante protagonista delle diverse fasi del dialogo tra la Comunità islamica italiana e lo Stato Italiano, anche per quanto ha riguardato la travagliata gestazione dell'Intesa tra la Repubblica e le varie Comunità più rappresentative dell' Islam italiano.
Giornalista e intellettuale, in questi anni aveva promosso molte iniziative culturali riguardanti l’Islam in Occidente, sempre da fautore del dialogo interreligioso e interculturale. A fine luglio 2016, però, in quella terribile estate degli attentati terroristici di stampo islamico (da Nizza al Centro europa), Camilletti aveva però preferito dissociarsi dall'iniziativa "Musulmani in chiesa", lanciata dalla Comunità islamica francese all'indomani dell'uccisione a Rouen, da parte di un musulmano integralista, del prete cattolico Jacques Hamel: cui avevano aderito, in Italia, UCOII, COREIS, Confederazione Islamica Italiana e altre organizzazioni minori. Questo perchè, aveva sottolineato Omar, senza dubitare della sincerità di molti aderenti all'iniziativa, per vari "big" partecipanti era forte il sospetto che si trattasse, più che altro, di un gesto dal forte risvolto massmediatico che non doveva mettere in ombra - aveva proseguito Camilletti - il paziente, quasi quotidiano, lavoro di dialogo tra Islam e Cristianesimo portato avanti, in tutta Italia, da tante realtà di base.
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