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Tappa logica, direi. Non dimentichiamo che proprio negli USA, negli anni '70, si era riaccesa fortemente - con effetti in tutto il mondo - la religiosità popolare: con la storica "Jesus revolution", di cui più note espressioni erano state l'opera rock e il film "Jesus Christ Superstar"...
Esatto: il 31 gennaio 2003 partii per New York, da dove iniziai, come sempre da solo, a girare in tutti i locali del New Jersey, registrando anche molti dischi. In seguito, sventato il tentativo di un produttore di impadronirsi della mia canzone (grazie a un mio ricorso appunto all'HM di Vienna), passammo altri 11 mesi in tour tra New York, Miami, Filadelfia e Las Vegas. L'11 ottobre 2003, mi esibii trionfalmente nella mitica Atlantic City, con Anna Oxa e Umberto Tozzi.
Ma poi, come hai iniziato a portare "I love You, Jesus cries" nelle chiese?
Nel 2004, in coincidenza - e anche conseguenza, direi - con una tappa essenziale della mia vita, la fine del rapporto con la mia compagna Maria (durato 12 anni), decisi che una canzone del genere andava portata in tutte le chiese italiane. Questo, mentre proseguivo ad esibirmi , dal 2004 al 2010, in manifestazioni d'ogni genere: come la serata "Intifada" per la Palestina a Napoli, con artisti come Enzo Avitabile, James Senese, Enzo Gragnaniello.
Nelle nostre chiese, in effetti, il bisogno di fare musica,come genuina, popolare espressione di religiosità non si è mai attenuato: conoscendo anzi, negli anni '70, importanti sviluppi, come la celebre stagione delle "Messe rock". E come andò?
Per la Befana 2005, grande successo a Piazza Navona: dove il Rettore di S. Agnese in Agone, Mons. Giovanni Battista Todescato, detto Don Gianni, mi chiese di cantare "I love You..." in chiesa a mezzanotte. Poi andaI alla Maddalena, in Sardegna, alla comunità-casa d'accoglienza di Don Domenico da Gordes: dove mi esibii in occasione del XXVIII Festival dei due Mari.
E le altre tappe, nelle chiese d' Italia?
Sono andate molto bene: dopo la Sardegna, Roma. Ponza, Bologna, Firenze, Torino, Catanzaro, ancora Napoli e Milano, incidendo anche, con la casa "Fanta production", un CD, sempre con "I love You...", e altre mie canzoni, "Danger for You". Nel 2006, altro momento importante fu una presenza in RAI a I fatti vostri", la trasmissione condotta da Giancarlo Magalli: che mostrò anche le pagine del quotidiano "America Oggi" dedicate a quello che era stato il mio successo negli USA.
Come vivi oggi, Aldo, e qual è la reazione del pubblico, specialmente dei bambini, ai tuoi brani, anzitutto a "I love You, Jesus cries"?
Dal 2012, tornato a Roma, ho iniziato un percorso di strada e vivo sotto i ponti. Ho iniziato a cantare appunto nelle chiese romane (regalando, inoltre, oltre 2500 dischi con la mia canzone): a parte un breve ritorno in Albania nel 2017, quando, in occasione della visita di Papa Francesco, l'arcivescovo di Tirana-Durazzo, Mons. Frendo, scrisse per me una lettera di benemerito al Pontefice. Attualmente suono la chitarra a Piazza S. Maria in Trastevere, e vivo sotto Ponte Garibaldi. Il pubblico apprezza molto "I love You,..." : specialmente, direi, i bambini dai 2 ai...90 anni! Appunto perché è una canzone che parla sinceramente di Cristo.
E gli ultimi tuoi progetti?
Il mio desiderio, oggi, partecipando al progetto di Tota Pulchra per il Congo, è andare a cantare la mia canzone, a rischio anche della vita, proprio in questo Paese: e per questo chiederò un visto a Papa Francesco. Per contribuire a cambiare una situazione davvero inconcepibile, far sì che piu' nessuno, in Congo, debba sentirsi in colpa per essere cristiano. Aggiungo che quando, poco prima di Natale, ho presentato la mia canzone, con Tota Pulchra, ai responsabili della Comunità congolese a Roma, e al figlio dello stesso ambasciatore del Congo Kinshasa, il pezzo è stato molto apprezzato: tanto che vorrebbero proporre "I love You, Jesus cries" proprio come inno della Comunità cattolica congolese.
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