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Fabrizio Federici
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A Roma, presso la libreria-caffè letterario "Horafelix" di via Reggio Emilia, è stato presentato ultimamente Yiukio Mishima -.L'ultimo samurai: libro-racconto, a fumetti (2019, €. 21,25) sul poliedrico scrittore, poeta, giornalista, autore e interprete di teatro e cinema giapponese morto a novembre del 1970, quasi 50 anni fa, al culmine di uno spettacolare "pronunciamiento" (che era, però, soprattutto una testimonianza, non certo un tentativo di golpe) in pieno centro di Tokyo. Il libro-opera di Federico Goglio, giornalista, saggista e musicista rock, e Massimiliano Longo, artista e disegnatore di fumetti d'autore - rientra pienamente nella linea scelta dall'editore, Ferrogallico (Creiamo graphic novel e opere di graphic journalism tramandando personaggi e storie su cui grava il silenzio del conformismo culturale, del politically correct, spiega Goglio). Che ha raccontato a fumetti, negli ultimi anni, storie come quelle di Norma Cossetto, la giovane istriana divenuta uno dei simboli della tragedia delle foibe, del comandante Massoud (il leggendario eroe afghano della resistenza antisovietica, ucciso a tradimento dai talebani il 9 settembre 2001, alla vigilia delle Torri Gemelle) e del Mussolini soldato nella "Grande guerra" (1915- '17).
Non era facile, pur sintetizzando, tradurre in una novella a fumetti la vicenda di un personaggio come Mishima, ha sottolineato Goglio, specialista del letterato giapponese, Lo scrittore per 3 volte candidato al Nobel per la Letteratura, autore di capolavori come "Confessioni di una maschera" e la tetralogia "Il mare della fertilità", e che persino i "nemici" USA, sulla prestigiosa testata "Esquire", pochi mesi prima della morte salutarono come "L' Hemingway giapponese". Il letterato appassionato di D'Annunzio (di cui fu valido traduttore, per "Il martirio di San Sebastiano") ed esteta fautore d'una visione rivoluzionaria dell'omosessualità (da molti accostato, così, a Wilde, Garcia Lorca, Pasolini). L'intellettuale che, pur proclamandosi "apolitico" o addiritttura "antipolitico", nel '67 non esitò a scrivere, con Kawabata e altri due autori, la "Dichiarazione dei quattro", appello all'opinione giapponese e mondiale contro gli eccessi della "Rivoluzione culturale" in Cina, e in seguito, pur da posizioni diversissime, tentò il dialogo coi contestatori di sinistra giapponesi del '68. L'uomo la cui vita, diremmo, in sintesi fu soprattutto una "senechiana", lunga preparazione alla morte. "Abbiamo optato - ha precisato Goglio - per una narrazione centrata, con taglio un pò cinematografico, soprattutto sui perchè della tragica scelta finale di Mishima: partendo dalla sua ultima notte, tra il 24 e il 25 novembre 1970. Consapevoli della complessità del personaggio: è stato, al tempo stesso, un intellettuale profondamente legato a valori e tradizioni storiche del Giappone e quasi un' "icona" della cultura pop anni 60- '70".
La mattina del 25 novembre 1970, a Tokyo, lo scrittore - non senza aver preavvertito giornalisti e fotografi - si reca, insieme ad alcuni epigoni del gruppo paramilitare, da lui stesso fondato, il Tatenokai ("Società degli scudi"). al Quartier generale dell' Esercito nipponico, dove hanno appuntamento col generale Mashita, veterano della Seconda guerra mondiale (a cui, per amara ironia della sorte, Mishima, volontario, non aveva potuto partecipare, per l'allora gracile costituzione fisica). Dopo una rapida azione diversiva, immobilizzato il generale, Mishima, dalla terrazza dell'edificio, arringa il migliaio di soldati del XXXII Reggimento fanteria (un'unità di particolare prestigio), esprimendo i punti del suo "Manifesto".
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