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Fabrizio Federici
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Al teatro "Quirino" di Roma, sino al 21, è in scena Quartet, commedia dell' inglese (d'origini sudafricane) Ronald Harwood, autore di teatro e sceneggiatore cinematografico, interessatosi specialmente a temi di storia contemporanea (come l' impatto del nazismo nella vita quotidiana degli euripei, coi suoi tormentosi strascichi post Seconda guerra mondiale).
Per la regìa di Patrick Rossi Gastaldi, questo adattamento della pièce di Harwood (tradotta anche in film, nel 2012, per la regìa di Dustin Hoffmann) è ambientato in Italia: la scena è quella d'una casa di riposo, una "Villa arzilla" per artisti, soprattutto musicisti e cantanti lirici in pensione, Dove quattro vecchie glorie della lirica, il musicista Rodolfo, detto Rudy (Giuseppe Pambieri), il tenore Titta (Cochi Ponzoni), e le cantanti Cecy (Paola Quattrini) e Giulia (Erica Blanc) stanno affrontando il loro "Viale del tramonto".
La loro "polemica tranquillità" quotidiana viene sconvolta dalla proposta di tornare un attimo sulle scene per una serata di gala in onore del compleanno di Giuseppe Verdi: dove dovranno nuovamente cimentarsi con un loro cavallo di battaglia, lo storico quartetto del "Rigoletto" "Bella figlia dell'amor". Acconsentiranno, i quattro, a questa positiva proposta, un po' da "Luci della ribalta"? O, alla fine, declineranno l'invito? Più contraria, fra tutti, è Giulia, l'ultima arrivata alla villa (con la quale Rudy è stato infelicemente sposato): un pò come il direttore d'orchestra magistralmente reso da Michael Caine in "Youth" ( il film del 2015 di Paolo Sorrentino), Giulia tergiverserà a lungo, alternando secchi dinieghi a improvvise aperture.
Tra Shakesperare (per lo stratagemma del "teatro nel teatro"), Billy Wilder e Charlie Chaplin, diremmo, una commedia che tratta con affettuosa ironia temi come la vecchiaia, la vita ritirata degli anziani, le discussioni (non sempre obbligatoriamente amare) sul bilancio della propria vita e le eventuali occasioni perdute, o male utilizzate. Le scene sono di Fabiana Di Marco, i costumi di Teresa Acone, il disegno luci di Mirko Oteri.
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