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Fabrizio Federici
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Il termine Malìa significa magia, incantesimo, fascino, seduzione. Sino al 31 dicembre, è una Malia napoletana quella che al teatro "Quirino" cattura gli spettatori: per opera del "mago" Massimo Ranieri, che si conferma grande interprete e geniale "animale da palcoscenico", capace di destreggiarsi ottimamente tra musica, ballo e recitazione. Nel progetto di questo spettacolo, "Malia napoletana", appunto (che ha inaugurato, a luglio scorso, "Umbria Jazz"), Ranieri ha coinvolto cinque grandi musicisti: Enrico Rava (tromba e flicorno), Stefano Di Battista (sax alto e sax soprano), Rita Marcotulli (pianoforte), Riccardo Fioravanti (contrabbasso) e Stefano Bagnoli (batteria). Che si alternano, con geniali assoli, sul palcoscenico, insieme al "mattatore".
Una Napoli che cantava e incantava, quella revocata in questo spettacolo: che è anche, in fondo, una carrellata sull'Italia del dopoguerra, quell'Italia appena uscita da ferite inenarrabili, che negli anni della ricostruzione e del boom economico cercava faticosamente una nuova identità, in un mondo molto diverso da prima. E la cercava anche appunto in "canzonette" (per dirla con Edoardo Bennato) che, in realtà, son state davvero la colonna sonora di più decenni. Dalla splendida "Resta cu' mme", di Mimmo Modugno (che, ha ricordato Massimo, negli anni '50 incappò - come, del resto, anche lo storico "Vecchio frac" - nella censura perbenista di Mamma RAI, costringendo l'autore a rivedere alcune strofe) all'intramontabile "Tu vuò fà l'americano", di Carosone. Dalle canzoni più legate all'ambiente estivo e vacanziero (come "Nun è peccato", cavallo di battaglia di Peppino di Capri) ad altre storicamente legate alla Napoli classica (come "Anema e core").
Ogni tanto, divagazioni su personaggi legati a Ranieri da grandi rapporti d'amicizia: come Eduardo, Sergio Bruni, Pino Daniele, Raffaele La Capria. Sino, in ultimo, a grandi successi del Massimo interprete "generalista", come "Rose rosse per te" e "Perdere l'amore".
Uno spettacolo che davvero cattura e fa sognare.
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