|
Luca Di Giovanni (Roberto) a sinistra, Giuseppe Zeno (Bruno) a destra
|
|
Fabrizio Federici
|
|
Al “Quirino”, sino al 26 febbraio, è in scena, per la regìa di Guglielmo Ferro (figlio del grande Turi) , “Il sorpasso” : sì, l’adattamento teatrale (a cura di Micaela Miano) proprio del mitico “cult movie” di Dino Risi del 1962, amaro ritratto “on the road” dell’ Italia degli anni del boom, tanto uscita dal trauma della guerra quanto facilmente dimentica di esso. Nei ruoli ricoperti, rispettivamente, da un grande Vittorio Gassman (lo strafottente playboy romano Bruno) e dall’allora esordiente Jean-Louis Trintignant (il timido studente di legge Roberto), troviamo Giuseppe Zeno - già presente, la scorsa stagione, ne “La lupa”, da Giovanni Verga - che, pur con personalità e stile propri, ricalca fortemente, persino nella voce, il Vittorio/Bruno (“E’ essenzialmente un omaggio a un grandissimo attore”, precisa Zeno); e il giovane Luca Di Giovanni.
Quello che fa la “strana coppia”, partendo da una Roma allucinata dal caldo estivo, è un viaggio non solo materiale, sino in Versilia e Liguria, ma anche interiore, di autocomprensione e maturazione psicologica. Sull’onda di un’ amicizia nata casualmente, il giorno di Ferragosto, i due (più simili, in realtà, di quanto sembri a prima vista), anche tra scontri e inevitabili divergenze caratteriali, pur nell’ arco di due soli giorni, impareranno a conoscersi e stimarsi reciprocamente, mettendosi anche onestamente in discussione. Sino alla tragica conclusione d’un folle sorpasso su una stretta strada tirrenica: vicenda che, tra l’altro, ha ispirato, in seguito, anche altri celebri “road-movies”, compreso – per ammissione dello stesso regista, Dennis Hopper – lo stesso, mitico, “Easy Rider”(1969).
Affiancano i due superprotagonisti, Cristiana Vaccaro (la Maddalena di “Un medico in famiglia 10”), nei panni di Gianna, moglie separata di Bruno, Marial Bajma Riva (nel ruolo di Lilli, figlia dei due, nel film una giovanissima Catherine Spaak), e Marco Prosperini, Simone Pieroni, Pietro Casella, Francesco Lattarulo. Le musiche originali (cui s’affiancano storici “refrain” anni ’60) sono di Massimiliano Pace, le scenografie di Alessandro Chiti, i costumi di Francoise Raybaud.
|
|