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Lisa Di Giovanni
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Stefano Duranti Poccetti è un poeta, traduttore e giornalista (Il Giornale, Sipario, Il Borghese, Opera Life, L'Etruria, fondatore e direttore del Corriere dello Spettacolo). Sono fin qui otto le sue opere pubblicate, tra le ultime ricordiamo: “Frammenti di Baseball” (2019, Controluna), “Mortali e Immortali” (2019, Transeuropa), “Don Chisciotte in frammenti” (2019, Prometheus) e “Les Chevaliers errants” (traduzione dal francese del poema cavalleresco di Victor Hugo, uscita nel 2020 per Nulla Die).
Stefano, la prima domanda che le faccio è sulla poetica. Le sue non sono poesie in versi, ma in prosa. Perché questa scelta?
Il filone della poesia in prosa esiste già da tempo e sono molti gli autori, anche grandissimi, che vi ci sono cimentati. Penso per esempio a Baudelaire ne “Lo Spleen di Parigi” o al Tondelli di “Biglietti agli amici”. Io ne ho fatto una vera e propria poetica, che utilizzo per creare raccolte di poesia, ma anche per plasmare vere e proprie narrazioni, con questi brevi brani che vanno a intessere una precisa storia, come accade per esempio in “Don Chisciotte in frammenti”.
Lei predilige di più l'aspetto visionario e onirico rispetto a quello realistico, è esatto?
Ha ragione! La cultura italiana, dal punto di vista letterario e artistico, è ancorata al Verismo e al Neorealismo. Pur apprezzando moltissimo i nostri autori (alcuni non valorizzati dalla stessa scuola) sono cresciuto leggendo in particolar modo letteratura francese e tedesca, sicuramente maggiormente sentimentale, sognante, filosofica e spirituale. Io amo le scenografie teatrali di cartapesta, non vedo l'arte come una copia fedele della realtà, l'arte per me deve riuscire a immergersi così tanto dentro la realtà da renderla astratta. D'altra parte questa dicotomia tra realismo e immaginazione è sempre esistita, se Victor Hugo scrive: “Mosè stava cercando uno scultore per l’altare,/ ma Dio disse: 'Ce ne vogliono due.' Allora condusse/ nel santuario Oliad e Béliséel:/ l’uno scolpì l’ideale e l’altro il reale”.
Sarà per questo che ama l'opera?
L'opera mi permette di fantasticare, sì. L'opera, che appartiene alla nostra grande Italia, quando l'Italia era ancora un paese che sognava. A proposito di opera, mi piace dire in questa sede che negli ultimi mesi ho intrapreso un'interessante collaborazione con Opera Life, rivista del settore giovane e accreditata, dove porto avanti una mia rubrica, quella stessa “Evocazioni Musicali, alla Scoperta di Nuovi Continenti” che conducevo, con la regia di Alessandro Ferri, presso la Radio Web del Gran Teatro la Fenice di Venezia. Ahimè, quella radio, dove c'erano tantissime rubriche, tra cui una del grande Daverio, è scomparsa, non esiste più, se non nella tradizione orale. Rimarrà nella mia mente come un'esperienza mitica.
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