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Cristina Roselli
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Quando si discute di arte sequenziale ed in particolare del genere delle graphic novel che sta accumulando consensi sempre maggiori, il pensiero corre immediatamente a giganti del fumetto quali Alan Moore o Frank Miller autori di peso immenso conosciuti in particolare per le loro collaborazioni con le case editrici Marvel e DC Comics.
Tuttavia, accanto a queste vere e proprie colonne, svetta indiscutibilmente Art Spiegelman, meno conosciuto ma dal peso immenso nello lo sviluppo della letteratura fumettistica, fondatore nel 1980 della rivista Raw sulle cui pagine venne presentato il suo magnifico Maus: A Survivor's Tale, opera di ampio respiro pubblicata poi in due volumi usciti nel 1986 e successivamente nel 1991.
Le storie narrate all'interno di questa graphic novel s'intrecciano e si delineano l'una con l'altra grazie ad una grande capacità evocativa e narrativa, confezionando uno dei prodotti a fumetti migliori degli ultimi decenni.
Maus è incentrato sul racconto autobiografico del padre dell'autore, Vladek Spiegelman, ebreo polacco sopravvissuto ai campi di concentramento, e sul rapporto tra lo stesso autore ed il padre, prostrato sia emotivamente sia psicologicamente dall'Olocausto e dalle perdite subite.
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