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Cristina Roselli
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Da appassionata di fumetti e di manga in particolare, uno dei generi che più apprezzo di tale categoria è il seinen (che negli ultimi anni sta riscuotendo un enorme successo) in quanto vengono generalmente raccolti sotto tale egida tutti quei racconti che hanno uno sfondo psicologico marcato e trattano di tematiche adulte ed articolate, tralasciando quindi i reami di magia e robotica tanto cari alla fumettistica orientale nonché prediligendo un aspetto grafico decisamente realistico, quasi al limite dell'ossessivo per quanto riguarda i dettagli.
Partendo da tale inciso, non potevo esimermi da affrontare tale opera di Hideo Yamamoto, già autore dell'ottimo Ichi the Killer.
Homunculus è un manga complesso, artistico, a tratti grottesco a tratti sublime; l'autore con capacità assolutamente magistrale, riesce a delineare una storia simbolica ed eterogenea, un vero e proprio tentativo d'indagine nella voragine abissale dell'animo umano, riuscendovi senza il minimo intoppo, ottenendo nel frattempo la totale attenzione del lettore, rapito dal vortice psichedelico di ogni nuova inquadratura.
Protagonista è il senzatetto Susumu Nakoshi, ex assicuratore di successo che ha abbandonato una vita apparentemente soddisfacente per ritrovare il suo vero io decidendo quindi di vivere in povertà, con l'unico rifugio della sua piccola automobile.
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