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Oscar è un personaggio fuori dal comune e decisamente avulsa dallo stereotipo di protagonista femminile che popola i manga, in particolare calandosi negli anni Settanta: forte, coraggiosa, indipendente e con opinioni spesso contrastanti con quelle della maggioranza ma allo stesso tempo complessa e sensibile, ha in sé un perfetto connubio di ardore e gentilezza tale da renderla un personaggio davvero unico.
Versailles No Bara ha avuto sul pubblico giapponese (e poi su quello mondiale) un fortissimo impatto, riscrivendo i canoni del genere shojo grazie alla trama articolata che sa intrecciare senza difficoltà le fila della realtà storica (si pensi al cosiddetto Affare della collana) con la finzione.
La potenza narrativa dirompente racchiusa nel personaggio di Oscar deriva in particolare dal proprio conflitto interiore che non riuscirà mai a placare, neanche tra le braccia di Andrè Grandier, unico che è da sempre riuscito ad andare oltre questo dualismo implicito nella vita di Oscar, amandola da lontano fino alla struggente conclusione, la quale ritengo abbia traumatizzato generazioni intere di innocenti lettori...
Berubara (come gli otaku chiamano affettuosamente questo manga), dopo un inizio traballante a causa di contrasti con la casa editrice, ha ben presto conquistato la fantasia e l'imperituro amore degli appassionati, grazie anche allo stile di disegno di Riyoko Ikeda, elegante e delicato, che continua ad influenzare anche oggi la produzione fumettistica.
A distanza di decenni, questo splendido fumetto riesce ancora ad emozionare e a causare convulse crisi di pianto anche al lettore più avvezzo in quanto mai nessuno è riuscito a creare personaggi del calibro di Oscar François de Jarjayes e, personalmente, spero che rimanga unica nel suo genere, risplendendo di luce propria, regalando batticuore e commozione ancora per molto tempo.
“Grande festa alla corte di Francia, c'è nel regno una bimba in più,biondi capelli e rosa di guancia,Oscar ti chiamerai tu...”
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