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martedì, 03 gennaio 2017 07:32 |
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha avuto il grande piacere di intervistare il linguista e glottologo sardo Massimo Pittau, studioso della lingua etrusca e della lingua sarda e protosarda. Classe 1921, nel 1959 ha conseguito la libera docenza e nel 1971 la cattedra in Linguistica Sarda nell'Università di Sassari. Contemporaneamente ha tenuto a lungo l'incarico di Glottologia oppure quello di Linguistica Generale.
Autore di una cinquantina di libri e di più di 400 studi relativi a questioni di linguistica, filologia, filosofia del linguaggio, nel corso della nostra intervista lo studioso ha ribadito l'assoluta falsità della tesi secondo cui la lingua etrusca è un "mistero indecifrabile", rivelandoci gli indizi che l'hanno portato a stabilire la strettissima parentela genetica e linguistica dei Nuragici con gli Etruschi. Si è soffermato, poi, sulla storia dei Sardi Nuragici e sui culti diffusi nella Sardegna antica, ribadendo con forza la funzione esclusivamente religiosa dei nuraghi.
Nel corso della Sua lunga e onorata carriera, ha pubblicato più di 400 studi relativi a questioni di linguistica, filologia e filosofia del linguaggio. Quando è nata in Lei la passione per gli studi di linguistica e glottologia?
A 14 anni, quando cominciai a studiare il greco in IV ginnasiale e cominciai a confrontarlo col latino.
Lei è il linguista che ha dedicato alla lingua etrusca più tempo e più scritti. Ne "I grandi testi della lingua etrusca" interpreta e traduce 13 dei più lunghi ed importanti testi di questa lingua. Perché nelle scuole, sin dalle elementari, si ostinano ad insegnare che la lingua etrusca è indecifrabile?
Per la ragione che tutti i miei colleghi (escluso qualcuno) sono invidiosi del fatto che finalmente un loro collega abbia affrontato e in larga misura spiegato la lingua etrusca, ponendo fine alla fandonia che essa sia ancora un “mistero indecifrabile”.
Quanto la lingua etrusca ha influenzato quella latina e, di conseguenza, quella italiana?
A questo argomento ho dedicato due interi libri intitolati Dizionario Comparativo Latino-Etrusco (Sassari 2009, Libreria Koinè) e Lessico italiano connesso col lessico etrusco, (edizione digitale, Ipazia Books 2016, Amazon).
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Sulla base di quali indizi è riuscito a stabilire la strettissima parentela genetica e linguistica dei Nuragici con gli Etruschi?
I fitonimi o “nomi di piante” sono nel mondo mediterraneo i vocaboli più antichi. Ebbene, è stata la stretta connessione di alcuni fitonimi nuragici con altrettanti etruschi che mi ha buttato in quella direzione di studio.
Inoltre, siccome gli Etruschi venivano dai Greci chiamati Tirreni o Tirseni, che voleva dire “costruttori di torri” (da turris e tursis, "torre"), ho tratto la deduzione che, essendo i Nuragici il popolo che ha costruito il maggior numero di torri nell'intero bacino del Mediterraneo (i famosi nuraghi), non solamente le parole turris e tursis, ma anche i due popoli erano strettamente affini ed imparentati.
Chi erano i Sardi Nuragici e quali sono le tappe più importanti della loro storia?
Secondo un famosissimo brano di Erodoto, gli Etruschi erano trasmigrati dalla Lidia, in Anatolia o Asia Minore, nell'Italia centrale. Questo racconto è stato confermato da altri 30 autori greci e latini e smentito dal solo Dionisio di Alicarnasso. Ebbene, anche i Sardi Nuragici provenivano dalla Lidia, dalla cui capitale Sardis hanno addirittura derivato il loro nome e quello della loro isola.
Come è arrivato ad identificare la Sardegna con l’isola dei Feaci, dove, secondo il noto racconto dell’Odissea omerica, sarebbe approdato il naufrago Ulisse, accolto dalla principessa Nausicaa e dal re Alcinoo?
I viaggi che il poeta omerico ha fatto fare ad Ulisse si erano svolti fondamentalmente nel mare Tirreno, la cui sponda orientale era occupata dai Greci, mentre quella occidentale era occupata dagli abitanti della Sardegna, cioè i Nuragici. La terra dei Feaci, cioè di Alcinoo e di Nausicaa, è descritta dal poeta omerico come situata nell'estremo Occidente, ed era un'isola sulla quale i Feaci erano approdati, venendo da un'altra terra. Inoltre il poeta mostra grande ammirazione per i Feaci, anche se li considera di etnia differente da quella greca.
Poi c'è in Sardegna, di fronte ad Olbia, l'isola di Tavolara, che sembra una nave pietrificata, col suo grande apparato di vele bianche, con la sua Punta Timone e col suo Arco di Ulisse...
Le fonti classiche ci parlano dei Nuragici?
Sì, ne parlano numerosissime volte, chiamandoli, però, Tirreni o Tirseni ed anche Pelasgi (etnico che significa anch'esso “costruttori di torri”, con due vocaboli che si ritrovano nella lingua etrusca). In realtà i Sardi antichi non si sono mai chiamati “Nuragici", che è un etnico di formazione recente.
Quali elementi ci inducono ad affermare che gli antichi Sardi devono essere annoverati fra i “Popoli del Mare”?
L'essere questi chiamati dalle fonti egizie «Popoli delle Isole» ed inoltre le stringenti somiglianze delle armi e del vestiario con quelli egizi.
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Che funzione avevano i nuraghi?
Nurache, nuracche, nuracu, nurahe, nuraqe, nuraghe, nuraxi, nuratzu, muraghe, runache, runaghe: "nuraghe", “edificio multifunzionale e cerimoniale, religioso e civico”, entro e attorno al quale si svolgevano, in un clima di religiosità, tutte le funzioni sociali della tribù, come riti di nascita, pubertà, matrimonio, malattia, morte, pace o guerra, carestia, siccità, pestilenza degli uomini e del bestiame, sogni, in maniera particolare il rito della “incubazione” e quello connesso dell’”oracolo”. In pratica il nuraghe era la “Chiesa parrocchiale” e insieme il “Palazzo comunale” della tribù.
Come si spiega, invece, l'importanza dei nuraghi anche dal punto di vista astronomico?
Di questo argomento parlano numerosi individui, in massima parte dilettanti, i quali però hanno dimostrato sull'argomento quasi nulla.
Si è occupato molto anche della religione dei Sardi Nuragici, dedicando un libro al Sardus Pater. Chi era questa divinità?
Il Sardus Pater era il dio eponimo degli antichi Sardi.
Che legame c'era fra il Sardus Pater e i 24 Guerrieri di Monte Prama?
Le tombe trovate a Monte Prama erano vicinissime ad un tempio dedicato al Sardus Pater, come dice il famosissimo geografo greco-alessandrino Claudio Tolomeo. Le grandi statue non erano affatto all'aperto, perché altrimenti si sarebbero deteriorate presto, ma erano al riparo dentro il tempio del Sardus Pater, del quale costituivano la “guardia del corpo”. Tutte quelle statue, col relativo tempio, sono state distrutte a colpi di mazza dai cristiani, secondo le prescrizioni dell'imperatore cristiano Teodosio (fine IV sec. d.C.).
Recentemente ha dato alle stampe il libro "Credenze religiose degli antichi Sardi". Quali erano i culti più diffusi nella Sardegna antica e come è stato possibile ricostruirli?
Oltre al culto del Sardus Pater, erano diffusi i culti di Bacco, Artemide, Merre (Esculapio), Marte.
Attualmente sta lavorando a qualche progetto?
Fra poco dovrebbero venire alla luce due miei importanti libri: L'espansione coloniale dei Sardi Nuragici e Compendio della civiltà nuragica.
Ho anche in vista una raccolta di iscrizioni etrusche tradotte, più ampia di quella che compare già in edizione digitale, pubblicata da Ipazia Books Amazon.
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da: salvatorededola@linguasarda.com |
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Messaggio: Bisogna che io acquisti quegli ultimi volumi del Pittau, che ancora non posseggo. Grazie di avermi fatto conoscere i titoli. Nonostante che io lo abbia sempre criticato, egli è il miglior linguista tra tutti coloro che ho criticato. Lo rispetto perché lui mi rispetta. Se avessi la garanzia di durare sino alla sua età, forte come una quercia, scriverei anch'io quanto lui. Ho letto i suoi libri (tranne questi qui apparsi) relativi alla lingua etrusca e posseggo il suo Dizionario della Lingua Etrusca, con relative traduzioni. A Pittau manca una sola cosa: non si è mai voluto immischiare con le lingue semitiche. Eppure è da quelle che derivano tutte le lingue mediterranee. Con questi vuoti paurosi, va da sé che le sue traduzioni della lingua etrusca non possono attingere a quella sicurezza che si deve chiedere ai lavori scientifici. In ogni modo, se durerò in vita ancora due-tre anni, allora mi siederò ad analizzare tutti gli ultimi lavori del Pittau per vedere se abbia azzeccato nelle traduzioni della lingua etrusca. Io di questi tempi sono troppo impegnato nella redazione del NUOVO DIZIONARIO ETIMOLOGICO DELLA LINGUA SARDA. Ce n'è bisogno perché Wagner sbaglio TUTTO, VERAMENTE TUTTO. Quando avrò messo in sicurezza la nostra lingua, ecco, finalmente potrò dedicarmi a quella etrusca. Per ora faccio i complimenti al prof. Pittau, e lo invidio per la sua lunga e produttiva età. |
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da: mariateresagarau@gmail.com |
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Messaggio: Un grazie di cuore al professor Massimo Pittau |
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