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sabato, 16 aprile 2016 21:08 |
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Francesca Bianchi
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Lunedì 18 aprile, presso l'Istituto d'Istruzione Superiore Campus dei Licei Massimiliano Ramadù di Cisterna di Latina (LT), verrà proiettato il documentario NU GUO - Nel Nome della Madre, realizzato da Francesca Rosati Freeman, antropologa, ricercatrice e scrittrice, e da Pio d'Emilia, giornalista, scrittore e corrispondente di Sky Tg24 per l'Estremo Oriente. L'interessante iniziativa è stata organizzata dalla blogger Stefania de Caro e dal giornalista Gian Luca Campagna. Interverranno Anna Totaro, dirigente scolastica, Francesca Rosati Freeman e Rita Balestra, umanista.
Sulle pendici dell'Himalaya, a 2700 metri d'altezza, tra le sponde del Lago Lugu, nella regione cinese dello Yunnan, vivono i Moso, una minoranza etnica non formalmente riconosciuta dal governo cinese, una società di pace che nel 1995, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'ONU, è stata definita una società modello, capace di fornire alle altre comunità e alle Nazioni Unite una fonte cui ispirarsi. Questa meravigliosa civiltà matriarcale, stanziata in un paradiso terrestre incontaminato che comunica un senso di pace ed armonia, ci indica un cammino in cui femminile e maschile non si oppongono, ma si completano e si rafforzano a vicenda. Il valore più grande che l'Occidente dovrebbe apprendere da questo popolo è l'assoluta assenza della violenza. Quando un amore finisce, si prende atto di ciò e ci si lascia, mantenendo rapporti cordiali. Non esiste il fenomeno della violenza domestica o dello stupro. Il femminicidio è inconcepibile ed inaccettabile per la cultura Moso. Ti amo, ma non sono tua: questo sembra essere il fondamento su cui si basa una relazione amorosa. Amore è pensare sempre al bene dell'altro. E' completamente assente il concetto di possesso e di appartenenza della persona amata. I Moso non si promettono mai fedeltà eterna e, se c'è qualche tradimento, questo viene tollerato. Non è un tradimento a causare il disonore e a far perdere la faccia, bensì una reazione violenta. I valori trasmessi di generazione in generazione sono quelli della cura, del rispetto, della condivisione, della reciprocità. La cultura delle società matriarcali è una cultura di pace e la libertà sessuale garantisce equilibrio ed armonia per tutti i membri della comunità. Il modello sociale dei Moso è basato sulla mutualità e sulla collaborazione tra i sessi, è un modello di uguaglianza e di condivisione delle responsabilità.
Presso i Moso non esiste il matrimonio, ma lo zou hun, letteralmente unione in cammino, una sorta di unione di fatto che non prevede la convivenza. Per i Moso non ha importanza il contratto matrimoniale, ma la purezza dei sentimenti e un comportamento onesto e corretto. Nello zou huni figli portano il cognome della madre e vivono con la famiglia materna. In questo modo, se l'amore tra i genitori finisce, i bambini non subiscono il trauma della separazione. Nella cultura di questa popolazione, infatti, il padre è considerato quasi un estraneo: non abita con la sua compagna, madre dei suoi figli, ma vive a casa della sua famiglia materna. Il padre naturale può avere un rapporto affettivo con i figli, ma non ha responsabilità materiali nei loro confronti. Il ruolo del padre è esercitato dallo zio materno, che si prende cura dei nipoti, figli delle sue sorelle, proprio come se fosse il padre biologico.
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I bambini crescono circondati da affetto e amore. Mamme, nonne e zii trasmettono loro un'educazione senza discriminazione o privilegi legati al genere e li educano al rispetto dei principi di modestia, ordine ed altruismo. Maschi e femmine crescono e giocano tutti insieme, contribuendo a portare armonia e pace all'interno della famiglia.
All'età di 13 anni una grande cerimonia segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta. Dopo questo importante rito di iniziazione, a cui prende parte tutta la comunità, le ragazze ricevono la chiave della cosiddetta camera dei fiori, una stanza dove, quando saranno pronte e lo vorranno, potranno ricevere l'innamorato.
Gli uomini passano, la Madre resta: questo è il motto che le madri tramandano alle figlie, per far capire loro che il legame materno è qualcosa di duraturo ed indissolubile rispetto alla provvisorietà di un legame amoroso, su cui, perciò, non si può costruire un'istituzione importante come la famiglia, che per i Moso dura in eterno.
Quando devono prendere una decisione importante, i Moso discutono in armonia, esaminando i vantaggi e gli inconvenienti delle varie scelte. La decisione finale spetta alla Dabu, la nonna, la donna più anziana e saggia, che svolge un ruolo di guida e consigliera ed è il fulcro di ogni famiglia Moso.
Le donne Moso hanno saputo trasformare un evento naturale come la maternità in un modello sociale e spirituale. Orgogliose della loro capacità di poter dare la vita, considerano il parto un momento sacro da condividere solo con donne, e per questo non permettono ai medici maschi di aiutarle a partorire. Qui nascere femmina è una benedizione.
I Moso chiamano il loro lago "lago madre" e Gammu, la loro montagna sacra, "Dea Madre". Qui la natura è percepita al femminile e si identifica con il principio della creazione, un principio immanente alla natura, non trascendente ad essa. Gammu, la montagna sacra, è considerata la grande dea creatrice e protettrice di tutti i Moso, ed è anche la dea dell'amore e della fertilità. A Gammu si riconosce la creazione dal nulla, alla donna si riconosce la funzione della continuità della vita, una funzione creatrice che fa della sacralità, della natura e della donna una sola entità. Da qui la grande venerazione per la natura e per le donne.
Il legame con la Madre Terra è molto sentito dalle donne, detentrici di un sapere frutto di una familiarità millenaria con la terra, che ereditano dalle loro antenate e che amano, curano e rispetto come un dono sacro e prezioso e con questi valori la trasmettono alla generazione successiva.
Documentari del genere dovrebbero essere trasmessi in ogni scuola per far capire ai nostri adolescenti che un mondo diverso dal nostro è possibile e nella speranza che possano fare proprio questo prezioso messaggio degli uomini Moso: Per noi le madri sono le radici, il mistero che ci ha dato la vita. Desidereremmo dire a tutti gli uomini del mondo che le donne vanno amate, capite e rispettate, come se fossero le vostre madri.
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