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sabato, 12 dicembre 2015 08:45 |
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Foto: Federico Riva ©2015 – federiva@infinito.it
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Alessandra D'Annibale
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S'intitola solo Bisbetica, ma si rifà alla bisbetica più famosa del teatro Shakespeariano.
Un classico senza tempo, colorato da elementi popolari ed echi della commedia dell’arte. Attraverso il gioco metateatrale la compagnia si trasforma in un gruppo di attori che metterà in scena La Bisbetica domata.
Lo spettacolo, ricco di momenti comici, guida in modo parallelo sia i destini degli attori sia quelli dei personaggi della commedia. L’immediatezza del linguaggio musicale si sposa perfettamente con i gusti anche di un pubblico giovanissimo grazia alla messa in scena originale e di grande impatto visivo. Quasi nello stile di un'opera pop e con forti valenze comiche e surreali, lo spettacolo racconta - con i meccanismi del "teatro nel teatro" - l'allestimento burrascoso di una Bisbetica domata con il regista che se ne va dopo numerose liti col produttore. L'adattamento - dice Stefania Bertola che ha curato la traduzione – e' stato "un gioco complicato. Come degli acrobati, bisognava restare in bilico, non perdere nulla della meraviglia di Shakespeare. E bisognava rendere questa meraviglia il più possibile vicina allo spettatore di oggi, come lo era al tempo dell'autore. Quindi abbiamo "tradito" ma "amando molto" se così si può dire. Per questo gli attori presentati nella cornice dell'opera shakespeariana hanno lo stesso nome dei personaggi che interpretano. La cosa curiosa di questa nuova versione è rappresentata dal fatto che ogni attore del numeroso cast darà vita ad un doppio spettacolo in cui ciascuno sarà sia attore della compagnia, sia personaggio di William Shakespeare.
Quindi …. una commedia nella commedia, divertente e ricca di colpi di scena, capace di far riflettere sui rapporti uomo/donna.
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Foto: Federico Riva ©2015 – federiva@infinito.it
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La vera mattatrice è ovviamente Nancy Brilli, che con la sua spavalderia, autoironia e sicurezza di scena, conquista tutto il pubblico. Da quando Pasquale Squitieri (padre di una sua compagna di scuola) le offre il primo ruolo per il cinema, Miryam Petacci, la sorella della più famosa «Claretta» nell’omonimo film che sbarca al festival dl Venezia nel 1983, Nancy non ha fatto altro che collezionare successi e gratifiche professionali. Nancy Brilli, con oltre 30 anni di carriera alle spalle, non teme confronti e della sua età, portata con straordinaria bellezza, ci ride sopra: Ho 51 anni, embe', lo devo nascondere? Ne vado fiera. Con la maturità arrivi a pretendere di più da te stessa e dagli altri. Non sempre per le donne che lavorano nel mio campo e' facile trovare un ruolo che riconosca la loro professionalità.
La regista Cristina Pezzoli, mette in scena questo nuovo allestimento in chiave femminile che, col sorriso, porta a riflettere ed approfondire i rapporti tra uomo e donna.
La trama, da tutti conosciuta, verte sui conflitti che i matrimoni di convenienza, le trattative pre coniugali gestite delle rispettive famiglie, producono sofferenza a discapito quasi sempre delle donne, vittime di questi “complotti coniugali”.
L'unione tra il veronese Petruccio, che si trova a Padova per cercar moglie e dote, e Caterina, primogenita scontrosa di un certo Battista, ricco gentiluomo: è uno specchio della società dell'epoca, che concepisce normale creare un nucleo familiare non su un vero rapporto d'amore ma presupponendo che i sentimenti e l'attaccamento umano si affermeranno col trascorrere del tempo.
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Foto: Federico Riva ©2015 – federiva@infinito.it
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Quindi questa commedia è tutta fondata su scommesse: di soldi, di scalata sociale, di lotta dei sessi, di estenuanti tattiche caratteriali, di finti corteggiamenti, affarismi, senza conoscere all'origine l'indole o la figura dell'altra parte in causa. Insomma questo testo è un combattimento fra un uomo cortese e ambizioso (e di avide prospettive) e una donna scorbutica, spigolosa, megera, impenitente, bizzarra.
Da una parte quindi abbiamo un Petruccio, che pur di accaparrarsi le ricchezze cerca con tutti i mezzi, anche con la violenza di domare i guizzi della moglie, dall’altra c’è un’indomita Caterina, che finge di cedere al potere del promesso sposo, ma che in verità non accetta un regime di stile maschilista. William Shakespeare parlava della condizione femminile del suo tempo, dei matrimoni combinati che finivano per essere trattative d’affari, contestandoli e disapprovandoli, ma alla fine lui stesso cede e finisce per considerarli parte integrante dei costumi del tempo. In questa rivisitazione dell’opera, c’è un momento durante lo spettacolo in cui gli interpreti si interrogano sulla legittimità di alcune scelte dell’autore, e cercano quasi di ripristinare un ordine “morale”, lasciando “indomate” le femmine disobbedienti.
Il risultato, un lavoro davvero esilarante, nuovo, pioneristico per certi versi, un cast eccezionale, d’avanguardia, anche la vis comica dei personaggi e lo stile interpretativo, energico, comunica attualità facendo respirare davvero la magia di un teatro nuovo; un’edizione rivisitata in chiave moderna, ma che lascia tutta la poesia e la splendida narrazione di uno dei più grandi autori dello scorso millennio. Lo spettacolo ha davvero brillantemente superato ogni attesa.
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