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Storie di Asinara in mostra a Cala Reale

venerdì, 24 maggio 2024 14:33

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Archivio fotografico del Parco Nazionale dell’Asinara
Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
L'edificio dell’ex Ospedale della Stazione Sanitaria Marittima Quarantenaria, a Cala Reale (Isola Asinara, oggi ribattezzato “Casa del Parco”, ospita la mostra fotografica permanente Storie di Asinara, curata da Marina Massidda.
FtNews ha intervistato Vittorio Gazale, Direttore del Parco Nazionale dell'Asinara. Gazale ha raccontato dettagli e curiosità dell'interessante percorso espositivo dedicato alla storia e alla natura dell'Asinara, spiegando che i pannelli esposti riproducono alcune fotografie in bianco e nero che ritraggono l’Asinara nella prima metà del Novecento. Queste immagini provengono dall’archivio personale di Marina Massidda, che ha vissuto l’infanzia e la giovinezza al Faro di Punta Scorno, a nord dell’isola, con la sua famiglia. Le fotografie sono accompagnate da alcuni versi tratti dalla poesia Azenara di Fabrizio Pittalis, poeta e guida del Parco Nazionale dell’Asinara.

Dott.Gazale, alla Casa del Parco di Cala Reale è allestita Storie d'Asinara, una mostra fotografica permanente curata da Marina Massidda. Come e con quale finalità è nata questa esposizione?
Il Parco Nazionale dell’Asinara è un Ente che ricade all’interno di uno dei luoghi più belli, importanti e affascinanti del Mediterraneo; la finalità principale è la conservazione della natura e delle sue risorse, la tutela e la valorizzazione del paesaggio, la diffusione e la divulgazione dell’educazione e delle conoscenze ambientali, lo sviluppo di programmi di ricerca scientifica, la proposizione di attività produttive compatibili, economiche e sociali. Contestualmente il Parco deve valorizzare anche la storia passata e recente dell’isola, gli uomini che nel bene e nel male l’hanno vissuta, il grande sacrificio dei due giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che proprio a Cala d’Oliva hanno scritto le pagine più delicate dell’istruttoria del maxiprocesso contro Cosa Nostra. La mostra curata da Marina si inserisce in questa cornice e racconta quello che la sua grande famiglia, Massidda, ha vissuto all’Asinara, a cominciare dal capostipite Francesco, che qui si trasferisce nel 1888.
Casa del Parco. Archivio fotografico del Parco Nazionale dell’Asinara
Su quali aspetti dell’isola dell’Asinara si concentra la mostra? Quale periodo storico viene rievocato con particolare attenzione?
Le immagini documentano uno spaccato dell’isola dal dopoguerra sino agli anni ’60. Di particolare interesse è la documentazione relativa ai reduci della campagna di Etiopia, tra il 1937 e il 1939, quando, a seguito del fallito attentato al generale Rodolfo Graziani del 19 febbraio 1937, furono deportati all’Asinara circa 300 confinati etiopi, per essere sottoposti a “osservazione e bonifica sanitaria”. Tra essi anche la principessa Romane Worq, figlia primogenita dell’imperatore Ailè Selassiè, che morì di tubercolosi a 27 anni poco dopo a Torino, il 14 ottobre1940, dopo aver perduto il figlioletto di soli 2 anni Gedeon proprio all’Asinara. In una bellissima immagine è ripresa la principessa con due dei suoi figli a Cala Reale. Altre foto documentano momenti della vita quotidiana di un’isola che dal 1885 è stata sottratta dallo Stato alla popolazione residente, per istituire una Stazione sanitaria marittima quarantenaria e una Colonia Penale.

Come è strutturato il percorso espositivo?
L’esposizione intitolata “Storie d’Asinara” è allestita all’interno di una sala dell’edificio dell’ex Ospedale di Cala Reale, oggi Casa del Parco. Si tratta di un percorso emozionale che consente di fare un’immersione negli ambienti naturali e storici dell’Asinara della prima metà del Novecento. Il percorso è strutturato in una serie di pannelli che attraverso delle fotografie d’epoca in bianco e nero raccontano la vita di quegli anni e trasmettono il rispetto che è necessario avere per il passato. I pannelli sono inoltre arricchiti da alcuni versi scritti da una giovane guida del Parco scomparsa prematuramente, Fabrizio Pittalis, che ha elaborato un poema struggente dal titolo "Azenara", proprio in onore dell’isola dell’Asinara.
La principessa Romane Worq con due dei suoi figli a Cala Reale. Foto di Guglielmo Massidda, Archivio Marina Massidda.
Da dove provengono le numerose foto esposte?
Le foto, di grande qualità, sono tutte originali e realizzate da Guglielmo Massidda, nonno di Marina, e provengono dal suo archivio personale. La famiglia Massidda con i suoi rami diversi ha vissuto nel paesino di Cala d’Oliva, nel borgo di La Reale e nel Faro di Punta Scorno. In quest’ultimo edificio, isolato all’estremo nord dell’Asinara, ha abitato la famiglia di Marina, il padre Gian Franco, oggi ultranovantenne, che è stato per tanti anni guardiano del faro. Per cui le immagini della mostra rappresentano anche una sorta di guida e invito ai diversi luoghi dell’isola, ognuno con una propria specificità.
Chiunque abbia piacere di visitare la mostra, può contattare il centro visite del Parco di Cala Reale o il centro di educazione ambientale e cercare tutte le informazioni nel sito istituzionale all’indirizzo:
www.parcoasinara.org

Avete mai pensato di realizzare un catalogo della mostra?
Marina Massidda ha pubblicato nel 2011 un volume di 120 pagine che raccoglie le foto del nonno Guglielmo che maggiormente l’hanno colpita e accompagnata durante la sua infanzia. La casa editrice è la Mare Nostrum. Con lei si parla spesso di poter rivedere il volume, arricchirlo e dedicare il giusto riconoscimento ad una famiglia strettamente legata all’isola dell’Asinara. Un suo zio, Franco, è stato ad esempio il direttore del carcere che ha accolto personalmente nel 1985 i giudici Falcone e Borsellino.

Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che visiteranno la mostra Storia d'Asinara?
Spero che il visitatore riesca, anche attraverso le immagini della mostra, a percepire la ricchezza della storia e della natura dell’Asinara, ma anche la sua fragilità, per cui è necessario avvicinarsi a lei con un approccio responsabile e non superficiale. Pertanto mi auguro che la visita alla mostra possa favorire quel senso di rispetto che i popoli nativi delle isole del Pacifico chiamano “kuleana”, termine che significa responsabilità storica, ambientale e politica che si deve alle generazioni passate e a quelle future.
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