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giovedì, 08 febbraio 2024 04:54 |
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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FtNews
ha intervistato Corinne Baroni, direttrice della Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara e autrice del libro Mia madre, donna sciamana. Senza nessun perché. Il volume, uscito qualche giorno fa per Santelli Editore, parla della straordinaria esperienza di vita della signora Carla, madre dell'autrice. Carla è una guaritrice di anime - così ama definirla la figlia - che ha trovato la sua libertà attraverso il cammino sciamanico, vivendo in armonia con le leggi dell'universo e onorando il sacro in tutte le sue forme. Il libro è un invito a seguire l'esempio di una donna che ha fatto del suo straordinario dono la sua più grande forza, la fonte della sua unica capacità di toccare le vite degli altri in modo profondo e significativo, guidandoli verso la luce della consapevolezza e della guarigione interiore.
Signora Baroni, recentemente ha dato alle stampe il libro Mia madre, donna sciamana (Santelli Editore). Come è nata l'idea di dedicare un libro a sua madre Carla, alla sua esperienza di vita fuori dal comune?
Non è propriamente un libro dedicato a mia madre, è un libro che parla di lei e di noi, della sua straordinaria esperienza di vita e della profonda ammirazione che nutro per lei, uniti alla consapevolezza dell'unicità del suo percorso. Mia madre è sempre stata una figura di grande ispirazione per me e per chi ha avuto la fortuna di conoscerla. La sua capacità di connettersi con la natura, di ascoltare le storie non dette, ha sempre destato in me un profondo senso di meraviglia.
Scrivere di lei e della sua vita non è stato un modo per omaggiare la sua figura e il suo percorso, ma più un tentativo di trasmettere un patrimonio di esperienze. Narrare la storia di mia madre mi ha permesso di esplorare e riflettere sulle dinamiche umane e sul potere della trasformazione personale.
La decisione di scrivere "Mia madre, donna sciamana" è stata dunque alimentata dal desiderio di condividere con chi sta fuori di me una storia ispiratrice, quella di una donna che ha saputo attraversare i confini visibili e invisibili per scoprire e praticare antiche verità, mostrando una via verso un'esistenza autentica e connessa.
Lei ha definito sua madre una guaritrice di anime. Come e quando è iniziato il cammino di Carla verso la luce?
Il cammino di mia madre Carla verso la luce, o meglio, verso la sua realizzazione come guaritrice di anime, ha avuto inizio in una fase molto precoce della sua vita, sebbene allora non ne fosse pienamente consapevole. Fin da giovane è stata dotata di una sensibilità eccezionale e di una naturale inclinazione verso l'ascolto profondo, sia delle persone sia dell'ambiente che la circondava. Questa predisposizione innata è stata il primo passo verso quello che poi sarebbe diventato un vero e proprio percorso di conoscenza e guarigione.
Il viaggio di mia madre verso la piena consapevolezza delle sue capacità è stato scatenato da una serie di eventi significativi e, a volte, anche dolorosi, che hanno segnato la sua esistenza. Tra questi, particolare importanza hanno avuto gli incontri con alcune figure chiave, appartenenti a diverse culture e tradizioni, che hanno riconosciuto in lei un potenziale straordinario e l'hanno guidata nell'apprendimento di antiche pratiche di guarigione. Tuttavia, è stato anche il suo personale percorso di ricerca interiore, spesso solitario e impegnativo, a forgiare la sua identità di guaritrice. Attraverso la meditazione, attraverso l'ascolto e l'empatia verso il dolore altrui, Carla ha imparato a canalizzare la sua energia vitale in maniera curativa, diventando un ponte tra il mondo visibile e quello invisibile. Il suo cammino verso la luce è stato dunque un percorso di continua evoluzione, segnato da apprendimenti e trasformazioni che l'hanno condotta a diventare non solo una guaritrice di anime, ma anche una maestra per coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di apprendere da lei. La sua storia è un testimone luminoso di come la ricerca della conoscenza spirituale e la pratica della guarigione possano essere vie profonde di realizzazione personale e di servizio agli altri.
Nel libro afferma: Mia madre ha sempre avuto una sensibilità straordinaria che negli anni della sua fanciullezza, della sua adolescenza e della sua età più adulta è stata senza dubbio il suo nemico più grande. La sensibilità è un fardello pesante, è il parente più stretto del dolore e proprio attraverso il superamento del dolore mia madre ha costruito la sua saggezza e temprato lo spirito, accettando nel tempo di andare incontro alla sua meta. Cosa ha significato per sua madre convivere con questo "dono"? Di quale missione sua madre si è sentita investita?
Convivere con un dono di sensibilità straordinaria, per mia madre ha significato intraprendere un viaggio che è stato allo stesso tempo una benedizione e una sfida. La sua sensibilità, fin da giovane, l'ha esposta a profondi livelli di empatia e connessione con gli altri e con l'universo, permettendole di percepire quello che molti non vedono o non sentono. Tuttavia, questa stessa apertura l'ha resa vulnerabile a sofferenze e dolori. La sensibilità, in questo senso, è stata per lei come un "parente stretto del dolore", un fardello che ha richiesto di essere compreso, gestito e, infine, trasformato in forza. La missione di cui mia madre si è sentita investita è cresciuta gradualmente nel tempo, alimentata dalla sua personale battaglia con il dolore e dalla sua capacità di trasformarlo in saggezza. Ha compreso che il suo dono aveva uno scopo più grande, quello di aiutare gli altri nel loro percorso di guarigione e crescita spirituale.
Ha visto la sua sensibilità non più come un nemico da combattere, ma come uno strumento attraverso il quale poter accedere a una conoscenza più profonda dell'esistenza umana e della natura stessa. Per mia madre, accettare e abbracciare il suo dono ha significato anche riconoscere la responsabilità che ne derivava: quella di essere guida e sostegno per coloro che, persi nel loro dolore, non riuscivano a vedere la via d'uscita. La sua missione si è quindi concretizzata nell'essere una "guaritrice di anime", una persona che, attraverso la propria esperienza e saggezza, potesse offrire conforto, speranza e strumenti di trasformazione personale a chi ne aveva bisogno. Così il dono di mia madre è diventato la sua più grande forza, la fonte della sua unica capacità di toccare le vite degli altri in modo profondo e significativo, guidandoli verso la luce della consapevolezza e della guarigione interiore.
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Com'è stata e com'è oggi la vita da sciamana di sua madre?
La vita da sciamana di mia madre è stata, e continua ad essere, un percorso intenso e ricco di sfide, ma anche di profonde soddisfazioni e scoperte. Essere una sciamana non è un ruolo che si indossa e si toglie a piacimento, ma è un'identità che permea ogni aspetto dell'esistenza, influenzando il modo in cui si interagisce con il mondo, si percepiscono gli eventi e si vivono le relazioni.
Nelle fasi iniziali del suo cammino, la vita da sciamana ha richiesto a mia madre un profondo lavoro personale di apprendimento e accettazione. Ha dovuto imparare a gestire le proprie visioni e sensibilità, spesso confrontandosi con incomprensioni e pregiudizi da parte di chi non era in grado di comprendere la profondità e l'importanza del suo percorso. Questo periodo è stato caratterizzato da un'intensa ricerca interiore e dall'apprendimento presso il suo Maestro Baba, che l'ha aiutata a raffinare le sue capacità e a comprendere appieno la responsabilità che il suo dono comportava.
Con il passare degli anni, la vita di mia madre come sciamana si è evoluta in una fase di condivisione e insegnamento. Ha iniziato a guidare altri nel loro percorso spirituale, diventando un punto di riferimento. La sua capacità di connettersi con energie sottili e di interpretare i messaggi dell'invisibile le ha permesso di assistere molte persone nel loro cammino di trasformazione.
Oggi mia madre continua ad intercettare e accompagnare anime confuse, turbate, malate, facilitandone il percorso verso la serenità.
Cosa significa, per la signora Carla, essere oggi una sciamana?
Per mia madre, essere oggi una sciamana significa abbracciare un ruolo di mediatrice tra il mondo visibile e quello invisibile, fungendo da ponte per coloro che cercano guarigione, consapevolezza e connessione più profonda con se stessi e con l'universo. È un impegno che va oltre la pratica delle tecniche sciamaniche, è un modo di vivere che richiede integrità, disciplina e un profondo amore per tutto ciò che è vivo. Essere una sciamana, per lei, comporta la responsabilità di custodire e trasmettere antichi saperi, mantenendo vive le pratiche e le tradizioni che le sono state affidate dai suoi maestri. Significa anche essere un punto di riferimento per chi è in cerca di aiuto, incoraggiando le persone a riscoprire il proprio potere personale e a vivere in armonia con la natura e con gli altri esseri. Essere una sciamana oggi implica affrontare le sfide del mondo moderno con uno sguardo antico, trovando il modo di integrare le pratiche sciamaniche in un contesto che spesso sembra dimenticare l'importanza del sacro e del connettivo. Per mia madre essere una sciamana significa dunque vivere in uno stato di continua apertura e ascolto, sintonizzata sia sulle energie sottili che sui bisogni concreti delle persone. È una vocazione che implica il coraggio di attraversare i confini del conosciuto per esplorare e integrare dimensioni di realtà altrimenti inaccessibili, usando questo sapere per guidare gli altri verso la guarigione e la trasformazione personale. In sintesi, per mia madre, essere una sciamana oggi è un cammino di servizio, amore e dedizione verso il benessere di tutti gli esseri, un impegno a vivere in modo autentico e profondo, onorando la vita in tutte le sue forme.
Che madre è stata per lei e per i suoi due fratelli?
Mia madre è stata, e continua ad essere, una figura straordinaria non solo nel suo ruolo di sciamana, ma anche come madre. La sua profonda connessione con la natura, il suo impegno spirituale e la sua sensibilità hanno influenzato profondamente l'ambiente in cui io e i miei due fratelli siamo cresciuti, offrendoci una prospettiva unica sulla vita e sul mondo che ci circonda.
Essere figli di una sciamana ha significato vivere in un ambiente dove il dialogo interiore, la meditazione e la connessione con gli elementi naturali erano parte della routine quotidiana. Mia madre ci ha insegnato a rispettare ogni forma di vita, a riconoscere l'importanza del silenzio e dell'ascolto, sia verso noi stessi che verso gli altri. Ha nutrito in noi la curiosità per il mistero dell'esistenza, incoraggiandoci a esplorare il mondo interiore ed esteriore con occhi aperti e cuore disponibile. Mia madre ci ha anche insegnato il valore della libertà individuale, incoraggiandoci a seguire i nostri percorsi e a trovare la nostra voce unica nel mondo. Ha sostenuto le nostre scelte, anche quando queste si discostavano dalle sue aspettative, dimostrando una capacità di accettazione e di apertura mentale che ha arricchito la nostra crescita personale.
In sintesi, come madre, Carla è stata una guida, un'ispirazione e un rifugio sicuro. Le sue lezioni di vita, arricchite dalla sua esperienza sciamanica, ci hanno dotato di strumenti preziosi per affrontare il mondo con coraggio e compassione. La sua presenza nella nostra vita ci ha insegnato l'importanza di vivere in armonia con noi stessi e con l'universo, un insegnamento che continuiamo a portare nel cuore come un dono inestimabile.
Quando è avvenuto l'incontro tra sua madre e il suo maestro Baba Bedi? Cosa ricorda di quell'incontro?
L'incontro tra mia madre e il suo maestro Baba Bedi avvenne nel 1986, un momento che ha segnato non solo un punto di svolta nel suo percorso personale e spirituale, ma ha anche lasciato un'impronta indelebile nella mia memoria e nelle mie riflessioni. Ricordo quel giorno con grande vividezza, lo ricordo come un'esperienza carica di emozioni, di tensione e infine di rivelazione. L'approccio inizialmente cauto di mia madre, il suo “viaggio” per varcare la soglia di uno spazio ancora sconosciuto, la trasformazione avvenuta attraverso il semplice, ma profondo scambio con Baba Bedi, tutto contribuisce a un quadro che va oltre le parole scritte su una pagina. Questo incontro non fu solo un appuntamento tra tanti, ma l'inizio di un viaggio 'dentro e fuori dal sé', un viaggio che ha toccato le profondità dell'anima e ha esplorato la vastità dell'esperienza umana.
A quali tecniche di cura ha fatto e continua a fare ricorso la signora Carla? Come agisce per riconquistare il benessere e la guarigione?
Mia madre, la cui vita e i cui metodi di cura sono parte integrante del racconto del mio libro, attinge principalmente alla Terapia Vibrazionale come fondamento delle sue tecniche di cura. Questa pratica si distingue per la sua capacità di essere personalizzata in base alla sensibilità unica di ogni terapeuta e paziente, permettendo a mia madre di adattare e modellare i metodi di cura alle specifiche esigenze individuali. Attraverso un approccio che combina l’utilizzo delle varie tecniche di cui si compone la Terapia vibrazionale, a partire dalla ricerca dei talenti, alla scrittura automatica, all’oroscopo psichico, combinate con la pranoterapia per riequilibrare l'energia vitale, mia madre indaga la radice psichica o fisica del disagio. Il suo lavoro mira a ristabilire il benessere e promuovere la guarigione, attivando un percorso di crescita personale e di consapevolezza interiore nei suoi pazienti. La sua profonda comprensione delle malattie psichiche, arricchita dalla sua esperienza personale e dalla guida del suo maestro Baba Bedi, le ha permesso di applicare queste tecniche con empatia e precisione, guidando coloro che le si avvicinano verso un cammino di guarigione che inizia dall'interno. Nel mio libro ho cercato di descrivere alcuni dei suoi metodi di cura partendo dal racconto del caso specifico, al quale ho abbinato, spiegandola, la tecnica di cura utilizzata.
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Che rapporto ha sua madre con la fede?
Il rapporto di mia madre con la fede è profondamente intrecciato al suo percorso di vita e alla sua pratica come sciamana. Per lei la fede non è confinata entro i limiti di una dottrina specifica, ma è piuttosto una comprensione profonda e personale del divino e del suo ruolo nel tessuto dell'esistenza. La sua spiritualità è fluida, inclusiva e diretta, caratterizzata da un dialogo costante con l'universo e le sue manifestazioni. Carla vede la fede come un ponte tra il visibile e l'invisibile, un modo per accedere a una saggezza e a una conoscenza che superano l'intelletto umano e si radicano nel cuore e nello spirito. Attraverso la sua pratica sciamanica mia madre ha esplorato dimensioni della spiritualità che abbracciano e rispettano diverse tradizioni e credenze, vedendo in esse l'espressione di un'unica verità fondamentale che si manifesta in modi molteplici. Per Carla, la fede è anche un atto di fiducia nell'universo, una disponibilità a lasciarsi guidare e a essere strumento di guarigione e amore. È una relazione viva e dinamica con il sacro, che si esprime in ogni aspetto della vita quotidiana, nel modo in cui interagisce con gli altri, nella sua arte e nella sua dedizione al servizio degli altri. In sintesi, la fede per mia madre è un cammino di continua scoperta, un impegno a vivere in armonia con le leggi dell'universo e a onorare il sacro in tutte le sue forme. È questa visione olistica e inclusiva della spiritualità che ha ispirato e sostenuto la sua straordinaria capacità di essere una 'guaritrice di anime', come amo definirla.
Quale messaggio, quale insegnamento si augura possano arrivare ai lettori di Mia madre, donna sciamana?
Il mio libro non è concepito con l'intenzione di insegnare nel senso tradizionale del termine: non mira a fornire risposte definitive o percorsi prestabiliti. Piuttosto, attraverso la narrazione delle esperienze di mia madre, intende celebrare la libertà: la libertà di esplorare la propria spiritualità al di fuori dei confini delle convenzioni, la libertà di ascoltare e seguire la propria voce interiore e la libertà di vivere una vita che risuona veramente con l'essere più autentico di ognuno.
Il messaggio fondamentale che spero possa emergere dalla lettura del libro è l'invito a considerare la possibilità che esistano molteplici modi di percepire e interagire con il mondo che ci circonda.
In ultima analisi, il libro si propone di essere un tributo alla libertà di essere sé stessi, di curare, di amare e di vivere pienamente, rispettando il flusso naturale della propria esistenza e dell'universo. È un invito a viaggiare verso il proprio interno, a scoprire e abbracciare la propria unicità e a vivere con autenticità, seguendo l'esempio di una donna che ha trovato la sua libertà attraverso il cammino sciamanico.
Se potessi esprimere un desiderio, vorrei che ciò che ho scritto nel mio libro rafforzasse l’idea che la libertà personale e spirituale è accessibile a tutti, ma richiede coraggio, introspezione e, soprattutto, un impegno a vivere in armonia con sé stessi e con il mondo che ci circonda. La storia di mia madre è un'esplorazione di questa libertà, un'esortazione a cercarla nella propria vita, liberandosi dalle catene delle aspettative altrui e trovando la propria strada verso la luce.
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