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giovedì, 18 novembre 2021 16:25 |
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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L'edificio storico della vecchia Stazione Ferroviaria di Arzachena, in Gallura, accoglie il Museo Laboratorio dell'Età Nuragica - Labenur, un gioiello arzachenese fondato dalla determinazione di Sonia Pala, Silvia Pittorru e Pietro Scarpadella società Anemos snc. L'estate scorsa ho avuto il piacere di visitarlo sotto la guida sapiente della dott.ssa Sonia Pala, imprenditrice culturale laureata in Lettere classiche (indirizzo archeologico) all'Università di Sassari. Attiva non solo nell'ambito della gestione di siti archeologici, ma anche della didattica e della divulgazione, la dott.ssa Pala ha rilasciato una bella intervista a
FtNews.
Ha spiegato che il Museo LabENur è nato con lo scopo di rendere i visitatori partecipi delle risorse del territorio, consentendo loro di intraprendere un autentico viaggio nella vita quotidiana dell'età nuragica. Per questo motivo non ci sono teche e vetrine: la ricca collezione di riproduzioni in ceramica, pietra e bronzo dei principali reperti rinvenuti nei siti archeologici di Arzachena si può osservare e toccare con mano.
Il museo, dall'impostazione predisposta alla didattica, alla divulgazione, all'archeologia sperimentale, è suddiviso in tre sezioni: una sezione preistorica, con un'introduzione al Paleolitico e al Neolitico in Sardegna e una serie di riproduzioni da diversi siti neolitici sardi, in modo particolare dalla necropoli di Li Muri; una sezione nuragica, suddivisa in due sale delle quali una dedicata all'uomo nuragico e una alla ceramica nuragica e alla metallurgia nuragica, con le riproduzioni in scala dei corredi dei siti più importanti di Arzachena; una sezione etnografica, con arredi e costumi originali risalenti alla fine dell'Ottocento e ai primi del Novecento. Al Museo sono esposti, inoltre, alcuni oggetti e arredi legati al vecchio servizio ferroviario. Il luogo è anche sede di un Trenino Verde Point (TVP), dove è possibile acquistare biglietti ed escursioni per viaggiare in Trenino Verde sulla linea Tempio Pausania–Palau. Un centro polifunzionale a tutti gli effetti, con l'obiettivo di far conoscere, promuovere e valorizzare il patrimonio storico-archeologico e naturalistico-ambientale di questo incantevole angolo della Sardegna.
Nel corso della nostra intervista, la dott.ssa Pala ha parlato anche del suo libro La storia di Pitr. Un'avventura neolitica nel villaggio di Li Muri, pubblicato nel 2007 per Taphros Editrice con l'intenzione di spiegare la necropoli di Li Muri soprattutto ai bambini, che più di ogni altro potevano avere difficoltà a comprendere un sito di carattere funerario e per giunta così antico. Si è soffermata, inoltre, sulle attività didattiche e sui tanti laboratori di archeologia sperimentale organizzati per le scolaresche del territorio. In particolare, ha ricordato la gioia e l'entusiasmo dei bambini che hanno partecipato ai laboratori di ceramica, apprendendo il processo in tutte le fasi, partendo dal'estrazione dell'argilla fino alla cottura.
Nelle parole di Sonia Pala l'auspicio che il museo possa diventare una realtà in grado di produrre economia, un servizio socialmente utile alla comunità locale e al turismo, e una risorsa per la comunità di Arzachena, perché solo se sarà la comunità a viverlo, il Museo LabENur sarà utile e spendibile anche per i tanti visitatori.
Dott.ssa Pala, in quali circostanze e con quali finalità è nato il Museo LabENur? Come avete deciso di impostarlo?
Alcuni anni fa Silvia Pittorru, Pietro Scarpa ed io, tutti e tre soci della società Anemos snc, gestivamo i siti archeologici di Arzachena, che allora non aveva un museo. Ci accorgevamo che i visitatori desideravano approfondire la conoscenza dei siti visitati e dei reperti in essi rinvenuti. Abbiamo, quindi, pensato di darci da fare per creare qualcosa, spinti anche dal grande amore per il nostro territorio e per il suo patrimonio archeologico. La nostra idea era quella di dare vita a un museo originale e coinvolgente che consentisse ai visitatori di fare una vera esperienza nel passato. Il Museo LabENur ha un’impostazione didattica, divulgativa: abbiamo pensato di creare un percorso museale da toccare con mano. Ospita un'interessante collezione di riproduzioni sperimentali in ceramica, pietra e bronzo dei principali reperti rinvenuti nei siti archeologici di Arzachena, realizzate con le tecniche e i materiali dell’epoca. Con questa formula museale si vogliono ricreare ambienti, attività e situazioni che riportino il visitatore nella vita quotidiana nell'età nuragica. Il museo è nato con risorse limitate, con l'intento di dare un'informazione scientifica e rendere il pubblico partecipe delle risorse del territorio, mettendo in evidenza aspetti della civiltà nuragica che spesso vengono trascurati, ma che destano grande interesse, come quello delle tecnologie e della vita quotidiana. Scegliendolo come sede, siamo riusciti a salvare dall'abbandono un edificio storico come la vecchia Stazione Ferroviaria di Arzachena, della quale nel 2016 abbiamo curato a nostre spese la ristrutturazione.
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Vecchia Stazione Ferroviaria di Arzachena lato parcheggio
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Come è suddiviso il percorso espositivo?
Il percorso di visita del Museo LabENur è articolato in tre sezioni. Abbiamo curato un'introduzione alla preistoria della Sardegna. In questa sala c'è un vero e proprio spaccato del quotidiano con le riproduzioni dei reperti provenienti dai siti neolitici del territorio gallurese. Un ampio spazio espositivo è dedicato alla necropoli di Li Muri. Abbiamo voluto rendere l'idea di come doveva essere il sito in antico; volevamo che continuasse il legame con i siti. Nella sala nuragica si possono ammirare i plastici in scala del Nuraghe La Prisgiona, del Tempietto di Malchittu e della Tomba dei Giganti Moru. Troviamo le riproduzioni delle brocche rinvenute nel pozzo del Nuraghe La Prisgiona, della spiana e del bollilatte del Nuraghe Albucciu, delle olle e dei tegami della Tomba dei Giganti di Li Lolghi; ci sono anche le riproduzioni delle pintadere utilizzate per decorare il pane; e ancora ciotole e cesti contenenti semi, legumi, cereali. In questo modo introduciamo la Civiltà Nuragica attraverso le ricostruzioni dei monumenti di Arzachena e dei reperti ivi rinvenuti. Una sala è dedicata alla ceramica nuragica e alla metallurgia nuragica. Qui troviamo riprodotti i reperti nuragici del territorio: da quelli più antichi della Tomba dei Giganti di Li Lolghi, che risalgono al Bronzo Antico, ai pezzi più recenti, che invece risalgono all'età del Ferro. Sono riproduzioni sperimentali, realizzate utilizzando le stesse tecniche e gli stessi materiali dell'epoca. Ci sono anche riproduzioni in ceramica dei bronzetti sardi e quelle degli oggetti impiegati nell'attività fusoria; un pannello spiega che la fusione avviene con cera persa nel caso dei bronzetti, con la matrice nel caso di utensili e armi.
Tutti gli oggetti esposti possono essere osservati e toccati. E questa esposizione tattile offre la possibilità di una fruizione anche “sensoriale” che coinvolge tutti e che è particolarmente adatta anche alle visite dei non vedenti.
In questa maniera i visitatori possono soffermarsi sulle abitudini quotidiane dell'uomo nuragico, sull'alimentazione, sull'abbigliamento, su alcuni dettagli relativi alla vita dei nostri antenati.
Abbiamo allestito anche una piccola sezione etnografica. Gran parte del materiale esposto in questa sezione - con molti costumi originali risalenti alla fine del XIX secolo - è di mia proprietà: alcuni oggetti appartenevano ai nostri antenati, qualcuno degli arredi proviene da uno stazzo gallurese.
Poco fa ha parlato della necropoli di Li Muri, dove alcuni anni fa ha deciso di ambientare il libro La storia di Pitr. Un'avventura neolitica nel villaggio di Li Muri (Taphros Editrice, 2007). Ci parli pure di questo volume...
Il libro La storia di Pitr è nato quando avevamo in gestione la necropoli di Li Muri, sito molto importante, ma anche difficile da restituire al pubblico, in quanto non ha una grande monumentalità e necessita sempre di una adeguata spiegazione per poter essere apprezzato. Volevo far capire questo sito soprattutto ai bambini, per i quali la comprensione di un contesto funerario poteva risultare difficile. Da questa esigenza è nato anche il plastico della necropoli. Nel volume in questione ho voluto inserire il contesto della necropoli in un racconto molto fedele all'evidenza archeologica e scientifica. Ho inventato la storia di questo ragazzino che vive a Li Muri e fa viaggi per mare con il padre, arrivando in Corsica per rifornirsi di ossidiana. Pitr vive l'esperienza della morte del nonno, che viene sepolto nella necropoli di Li Muri. Questo mi ha dato modo di illustrare, o meglio di raccontare, anche alcuni aspetti non facili da comprendere, come quelli legati al rituale funerario, alla concezione della divinità nel Neolitico, ma rendendoli alla portata di tutti, prima di tutto dei bambini. La vita di un ragazzino del Neolitico, ambientata nel contesto della necropoli di
Li Muri, mi ha consentito di fornire uno spaccato della Gallura preistorica, calando la mia fantasia nel contesto archeologico, nel pieno rispetto del dato scientifico. Pitr è stato il primo di una serie di racconti, fortemente voluti dall'editore Taphros, nati per raccontare ai più piccoli luoghi storici o naturalistici. Ha avuto un discreto successo e ancora oggi lo vendo. L'ho presentato anche in alcune scuole del territorio. Una bravissima disegnatrice ha riprodotto sia il monumento che gli oggetti ivi rinvenuti, tenendo conto dell'evidenza archeologica. Il che non era facile. Il mio intento è sempre stato quello di avvicinare il pubblico all'archeologia e al patrimonio culturale del territorio.
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Plastico tempietto di Malchittu
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Al Museo LabENur organizzate anche diversi laboratori per le scolaresche. Che tipo di attività proponete a bambini e ragazzi?
Sì, organizziamo laboratori didattici e varie attività per le scolaresche del territorio. Abbiamo accolto alcuni studenti del liceo scientifico che nell'ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro hanno collaborato alla preparazione di materiale per i laboratori, per esempio abbiamo proposto loro di realizzare una sorta di erbario. Abbiamo avuto anche un progetto con gli studenti dell’istituto alberghiero; li abbiamo accolti qui al museo, dove hanno trascorso una mattinata partecipando ad attività dedicate alla ceramica e alla levigatura della pietra. Con le medie di Arzachena abbiamo portato avanti un progetto, finanziato dalla Regione, sullo studio del territorio con i cinque sensi. In Gallura siamo la realtà museale che ha l'offerta didattica più ampia e una di quelle che accoglie più scolaresche. Negli ultimi anni ha ottenuto un grande successo il progetto tutti@iscola "La ceramica racconta la storia", che ha coinvolto i ragazzi della scuola primaria di Berchiddeddu e di Murta Maria. I bambini si sono cimentati in diverse realizzazioni con le tecniche a lastra, a stampo e colombino, hanno prodotto un gran numero di oggetti come le tavolette d'argilla con i loro nomi incisi in scrittura cuneiforme, i modellini di nuraghe, piccole sculture di animali, statuette di donne sarde in costume e di mamuthones, navicelle nuragiche, maschere e collane puniche. Hanno appreso il processo in tutte le fasi, partendo dall'estrazione dell'argilla fino alla cottura. I più piccoli rappresentano il pubblico migliore che si possa desiderare: assimilano molto, danno davvero tante soddisfazioni perché apprendono con gioia e lasciano il museo con gli occhi che brillano.
Inoltre, organizziamo attività di archeologia sperimentale, corsi, seminari, incontri e convegni. In estate accogliamo i visitatori che salgono e scendono dal Trenino Verde con il desiderio di conoscere la nostra storia. Il Museo LabENur, infatti, è una delle tappe della tratta Palau-Tempio del Trenino Verde della Sardegna. A breve un angolo espositivo del museo sarà riservato alla narrazione della storia della ferrovia.
Cosa si augura per il futuro del Museo LabENur?
Mi auguro che il Museo possa entrare in sinergia con altre realtà culturali locali e con altri operatori turistici. Spero vivamente possa diventare una ricchezza per la comunità di Arzachena, perché solo se sarà la comunità a viverlo e a sentirlo legato alle proprie radici, sarà utile e spendibile anche per chi viene a farci visita. Per questo ritengo fondamentale coinvolgere la comunità e ancorare i nostri concittadini al nostro patrimonio culturale. Il museo oggi deve essere concepito come luogo di incontro, vissuto non solo dai turisti, ma anche e sopratutto dagli abitanti del luogo, anche con forme non convenzionali di fruizione che speriamo di poter progettare e realizzare. Vorrei che la nostra fosse una realtà in grado di produrre economia, pienamente inserita e coinvolta nella vita sociale e nelle attività turistiche del territorio.
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