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Pietro Greco: Trotula, la prima donna medico d'Europa

martedì, 10 novembre 2020 08:28

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Copertina: illustrazione tratta dal "De passionibus mulierum ante in et post partum"
Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
Per FtNews ho intervistato Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore, nonché conduttore di Radio 3 Scienza. Per la collana Profilo di donna de L'Asino d'oro edizioni ha pubblicato il libro Trotula. La prima donna medico d'Europa. Nel volume lo scrittore presenta al grande pubblico la figura di Trotula, prima ginecologa della storia, vissuta nella Salerno cosmopolita dell'XI secolo: l'Hippocratica Civitas in quegli anni era caratterizzata da una forte contaminazione culturale di tutte le culture religiose e filosofiche del Mediterraneo. Proprio a Salerno sorgeva la celebre Scuola Medica, d'impronta ippocratico-galenica, la più antica e celebre istituzione medica del mondo occidentale, di cui Trotula divenne magistra. La cultura di Trotula affondava le sue radici nella medicina galenica e ippocratica, ma rinnovata dalle recenti acquisizioni della medicina islamica. La sapiens matrona, che probabilmente apparteneva alla nobile famiglia dei De Ruggiero, scrisse opere di medicina all'avanguardia per quei tempi, tra cui il primo trattato di ginecologia della storia, che segnò la nascita dell’ostetricia e della ginecologia come scienze mediche. Trotula ebbe il merito di introdurre la ginecologia in Europa: fino ad allora i ginecologi uomini non potevano visitare le donne, per cui spesso le diagnosi erano approssimative. Trotula può visitare, può toccare le sue pazienti, instaurando con loro un clima di confidenza e fiducia totale.
Trotula conosce i bisogni delle donne, ascolta le loro richieste, si rende promotrice di una medicina per le donne assolutamente laica, priva di qualsiasi condizionamento morale o religioso. Colpisce la modernità dell'illustre mulier salernitana, che mille anni fa sosteneva che la salute non deve essere intesa come assenza di malattie, ma come una situazione di benessere psicofisico della persona: una visione olistica della medicina che anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto propria nel XX secolo.
In un'epoca caratterizzata dalla superiorità fisica e intellettuale degli uomini, Trotula fu la prima ad affermare che la sterilità non è causata solo dalle donne, ma può essere anche maschile.
Nel corso degli anni, alcuni studiosi arrivarono addirittura a negare l'esistenza di Trotula, perché la professione medica e le attività intellettuali erano ritenute una prerogativa solo ed unicamente maschile. Era impensabile che una donna potesse eccellere a tal punto da diventare magistra della Scuola Medica Salernitana. Pioniera della medicina di genere e fautrice di una medicina preventiva e non invasiva, Trotula ha dimostrato che le donne non sono affatto inferiori agli uomini intellettualmente, anche se il suo mirabile esempio non è riuscito ad abbattere questo atavico pregiudizio culturale, che ancora oggi, purtroppo, stenta a morire.
In questo pregevole testo Pietro Greco ripercorre la vita della magistra, distinguendo tra i fatti storicamente documentati che la riguardano e quelli che si possono confinare nella leggenda e nel mito, con l'intenzione di restituire giustizia e dignità a una donna che, in pieno Medioevo, si è fatta promotrice di una medicina per le donne, con l'unico scopo di salvaguardare la salute e il benessere psichico, fisico e sessuale delle donne di ogni estrazione sociale.
Nelle parole del giornalista emerge la speranza che la modernità di Trotula, la sua concezione laica e preventiva della medicina, l'interpretazione della salute come benessere complessivo della persona diventino messaggi universali e aiutino a riflettere sulla portata rivoluzionaria del magistero di Trotula e sul ruolo fondamentale svolto dalle donne nella storia.

Come è nata l'idea di scrivere un libro dedicato a Trotula De Ruggiero, la più illustre delle Mulieres Salernitanae, autrice del primo trattato di ginecologia in Europa, nonché prima donna medico d'Europa?
Dirigo la serie "Donne e Scienza" della collana "Profilo di donna" dell'editore "L'Asino d'oro". In questa collana ho scritto Margherita Hack e Lise Meitner. Ho studiato per un altro libro la storia della scienza in Europa, una storia iniziata intorno all'XI-XII secolo. Conoscevo bene, quindi, la Scuola Medica di Salerno, la prima scuola medica e scientifica europea. Studiando la storia della scienza in Europa, mi sono imbattuto nella figura di Trotula, personaggio di cui sapevo poco che mi ha subito affascinato. Ho saputo che era una medica di una modernità sconcertante per l'approccio che aveva alla medicina, in particolare alla medicina delle donne. Ho pensato, così, di scrivere un libro su questa donna, tra le prime a portare la scienza in Europa. Pochi sanno di lei e della sua importanza nella storia della scienza. Questo libro, infatti, è pensato proprio per i non addetti ai lavori, per far conoscere questa figura al grande pubblico, per riconoscere il suo lavoro e l'importanza che ha avuto nella storia della medicina di genere. Ho voluto restituirle dignità e giustizia storica.

La figura di Trotula spesso è stata sottratta alla storia per essere collocata nel mistero e nella leggenda. Alcuni arrivarono persino a dubitare della sua esistenza. Cosa sappiamo con certezza di lei e della sua famiglia?
Nulla sappiamo di lei, se non che è esistita e che è vissuta a Salerno tra l'XI e il XII secolo, anche se la sua principale biografa, la statunitense Monica H. Green, di cui io spesso non condivido molte tesi, sostiene in maniera autorevole, ma secondo me non convincente, che sia vissuta nel XII secolo e non nell'XI. Poco cambia.
Pietro Greco
È probabile che fosse una nobile e che appartenesse alla famiglia dei De Ruggiero, una delle famiglie nobili più ricche e influenti di Salerno, famosa per aver donato parte dei propri beni e dei propri terreni a Roberto il Guiscardo, della famiglia normanna degli Altavilla, affinché portasse a termine la costruzione del Duomo di Salerno.
Le vengono attribuiti tre figli e un matrimonio con Giovanni Plateario, un importante maestro della Scuola Medica Salernitana, al cui interno Trotula è stata insegnante, clinica e autrice di testi.
Secondo alcuni, divenne anche magistra, il massimo riconoscimento della Scuola. Oggi il magister sarebbe un professore ordinario. Trotula potrebbe essere stata la prima e unica donna ad esseremagistra. Secondo molti altri studiosi, tra cui Monica H. Green, Trotula meritò soltanto l'appellativo di quasi magistra o anche sapiens matrona. Sappiamo con certezza che nel periodo in cui è vissuta, la Scuola Medica Salernitana ha prodotto un libro collettaneo in cui hanno scritto sette magistri, tra cui figura anche Trotula. Questo ci fa capire che doveva essere a tutti gli effetti magistra: come avrebbero potuto concedere a lei, una donna, di scrivere su un collettaneo, se non fosse stata magistra?

In quale contesto culturale vive Trotula? Di quali conoscenze dispone?
Trotula vive in una Salerno cosmopolita, quasi multietnica, che aveva commerci con tutto il Mediterraneo. Secondo una leggenda, la Scuola Medica nacque quando quattro medici, uno cristiano latino, uno ebreo, un altro bizantino e uno arabo si incontrarono sotto un ponte di Salerno. Questa non è solo una leggenda, ma una metafora di quella che era la Salerno di quel periodo, quando divenne famosa in tutta Europa grazie alla sua Scuola Medica, un centro di alta formazione e ricerca in campo medico, la più antica e celebre istituzione medica del mondo occidentale. La contaminazione culturale di tutte le culture religiose e filosofiche del Mediterraneo verrà ripresa nel XII secolo da Ruggero II il normanno, che divenne re in Sicilia e iniziò a unificare il Mezzogiorno sotto il dominio normanno, e poi da suo nipote Federico II. Lo stupor mundi, infatti, valorizzò molto quella Scuola, imponendo per legge che potesse esercitare la professione medica solo chi si fosse diplomato o laureato alla Scuola Medica di Salerno.
La corte di Ruggero II divenne approdo di intellettuali di ogni provenienza: cristiani d'Occidente, Bizantini, islamici, Ebrei. Si iniziarono a tradurre i classici della filosofia greca e quelli della scienza ellenistica dall'arabo in latino; maestri greci, ebrei, arabi e latini integrarono tutte le grandi correnti del pensiero medico-antico, la tradizione greco-latina e quelle araba ed islamica. Quando l'Europa era ancora al buio, a Salerno è stata accesa la prima luce. Salerno era la città più avanzata d'Europa, nonché una delle più ricche. In questo contesto fortemente innovativo operò Trotula che, come scrisse Eva Cantarella, "ebbe una gran fortuna a nascere a Salerno". Nell'XI secolo, infatti, in nessun altro luogo d'Italia e d'Europa una donna avrebbe potuto disporre della sua vita con sufficiente libertà e vivere in un contesto così culturalmente ricco.
Trotula è imbevuta di una cultura all'avanguardia per quel periodo, una cultura che affonda le sue radici nella medicina galenica e ippocratica, ma rinnovata dalla medicina islamica. Di questa modernità c'è traccia nei suoi testi. La scienza moderna, compresa quella medica, è nata in epoca ellenistica, soprattutto ad Alessandria d'Egitto, e si è sviluppata in seguito. La Scuola medica aveva un'impronta ippocratico-galenica. Inoltre, proprio negli anni in cui Trotula iniziava a studiare la medicina, giunse a Salerno Costantino l'Africano, un medico proveniente dal Nordafrica che iniziò a tradurre in latino le opere islamiche di alta cultura medica e scientifica, quasi interamente copie di opere greco-ellenistiche. Costantino l'Africano introdusse per la prima volta in Italia questi testi, che per l'epoca erano assolutamente innovativi e sui quali, molto probabilmente, la sanatrix salernitana ha studiato medicina.

Quando sono iniziati gli studi storici approfonditi su Trotula e sui suoi libri? Perché alcuni studiosi misero in dubbio che fosse esistita?
Trotula ha avuto una vicenda altalenante nel corso de secoli: per molti secoli, fino al Cinquecento, venne considerata una grande medichessa. Poi, quando nel Cinquecento i suoi libri vennero pubblicati in un corpo unico da George Kraut, in Germania, nacque una contro reazione. Alcuni studiosi non solo negarono che Trotula avesse scritto quei libri, ma arrivarono addirittura a negare l'esistenza della sanatrix. Attribuirono quei libri a uno schiavo di epoca romana che probabilmente non è mai esistito, mentre è assolutamente certo e verificabile il fatto che i testi attribuiti a Trotula sono stati scritti tra XI e XII secolo. Venne respinta l'idea che una donna potesse essere tanto brava da diventare quasi magistra o addirittura magistra della Scuola Medica Salernitana: si pensava che le attività intellettuali o quelle di altissima tecnica, come la professione medica, potessero essere una prerogativa maschile. C'è stata una ripresa della figura storica di Trotula nell'Ottocento da parte del medico e storico napoletano Salvatore de Renzi, che ha contribuito alla riscoperta delle mulieres salernitanae, impedendo che la memoria di Trotula venisse cancellata per sempre e confinata nella leggenda. Nel Novecento, infine, tante donne mediche e storiche della medicina hanno rivalutato la figura di Trotula ed è proprio negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso che Trotula entrò nella moderna storia della medicina. In tal senso fu fondamentale il ruolo del femminismo.
Quel che è certo è che Trotula è esistita e ha prodotto una cultura medica importante che si estrinseca attraverso tre libri pubblicati da Kraut nel XVI secolo: il Liber de sinthomatibus mulierum ("Libro sulle malattie delle donne") o De passionibus mulierum ante in et post partum ("Sulle malattie delle donne prima e dopo il parto"), il De curis mulierum ("Sui trattamenti delle donne") e il De ornatu mulierum ("Sulla cosmetica delle donne"). Da molti studiosi questi testi non vennero attribuiti a Trotula, ma a collaboratrici o collaboratori della sanatrix. Questo probabilmente è vero, ma è altrettanto vero che questi testi esprimono il pensiero di Trotula, raccolto fedelmente da sue allieve o collaboratrici. La prova inconfutabile dell'esistenza di Trotula è stata trovata a Madrid negli anni Ottanta del secolo scorso ed è costituita da un testo che si ritiene sia stato scritto di proprio pugno da Trotula, un testo che, quindi, costituirebbe la prova provata della sua esistenza. Alcuni studiosi italiani sostengono e dimostrano che lo stile di scrittura e i contenuti sono tutti attribuibili a una stessa mano, che si rivela essere la mano di Trotula.
Particolare dell'illustrazione tratta dal "De passionibus mulierum ante in et post partum"
Stando al contenuto dei libri che ha menzionato poco fa, quali sono i principi fondamentali della medicina proposta da Trotula? Perché possiamo definire moderno e laico il suo approccio terapeutico?
Trotula ha realizzato due tipi di opere: il primo tipo comprende manuali di medicina rivolti ai medici, ai suoi colleghi, mentre l'altro è destinato alle donne. Nei manuali di medicina scritti per i colleghi medici affronta il tema della malattia in generale, soffermandosi in particolare sulla medicina per le donne, i cui capisaldi sono la prevenzione e la non invasività, quindi una medicina preventiva che interviene nel modo più dolce e meno invasivo possibile: si tratta di un approccio estremamente moderno alla medicina.
In particolare, il De passionibus segna la nascita in Europa dell'ostetricia, della ginecologia e della puericultura come discipline scientifiche. Il testo esprime tutta la modernità di Trotula e della Scuola Medica Salernitana: Trotula vi parla da medico, non da appartenente a una qualche religione o corrente culturale, senza ideologie e senza preconcetti, mettendo al centro del suo pensiero medico il corpo della donna con il suo equilibrio, i suoi bisogni, la sua igiene. Si concentra sulla ricerca del benessere fisico, psichico e sessuale delle donne e lo fa con un approccio del tutto laico, considerando la sessualità come una dimensione normale sia dell'uomo che della donna, non come qualcosa di peccaminoso. Riconosce la legittimità del desiderio sessuale femminile, sostenendo che i medici debbano farsi carico non di assecondare il dettato religioso secondo cui gli unici rapporti sessuali legittimi sono quelli tra marito e moglie a fini procreativi, ma anche il desiderio delle donne di avere rapporti sessuali solo per piacere, per soddisfare le loro naturali pulsioni. Forse scandalizzando, in una società profondamente segnata dall'idea della superiorità del maschio e dall'inferiorità della donna, affermò che la causa della sterilità di una coppia poteva essere costituita anche dall'uomo, ma non si limitò a quello: parlò anche di mancanza di appetito sessuale. Indicò alle donne non più vergini come restaurare la verginità perduta, suggerendo tecniche che potessero ingannare chiunque, soprattutto i futuri mariti. Si potrebbe pensare che Trotula legittimasse la bugia e l'inganno, in realtà parlava da medico, senza esprimere giudizi morali e preservando unicamente la libertà sessuale e la salute delle donne.

Per quanto riguarda il contenuto delle opere destinate alle donne, invece, Trotula si soffermò sulla bellezza femminile, suggerendo alle donne accorgimenti che potessero renderle più belle. Perché la medichessa salernitana ha scritto un trattato di cosmetica? Cosa rappresentava per Trotula la bellezza?
Il De Ornatu mulierum è il primo trattato di cosmetica della storia; è un testo scritto per le donne e riguarda la bellezza delle donne.
La modernità di Trotula sta nel fatto che lei aveva una visione olistica della medicina, concependo la salute piena, proprio come oggi la concepisce l'Organizzazione Mondiale della Sanità: non solo come assenza delle malattie, ma considerando il benessere fisico e psichico della persona. La bellezza è il segno di un corpo sano e della sua armonia con l'universo. In questa luce si inquadra anche il testo in cui Trotula indica alle donne strumenti per rendersi più belle e piacevoli e vivere, così, in maniera più serena il rapporto con il proprio corpo e con la propria psiche. La cosmesi proposta da Trotula non si riduce mai all'aspetto puramente ornamentale, ma si inserisce nella medicina come ricerca del benessere complessivo, con la consapevolezza che l'armonia del corpo è parte dell'armonia cosmica. L'igiene, che aumenta la bellezza e preserva dalle malattie, e la prevenzione sono gli assunti fondamentali di questa filosofia medica.

Quali riferimenti culturali troviamo in questo trattato?
In primis emerge il riferimento alla cosmesi delle donne nel mondo islamico, la più ricca e sofisticata nel bacino mediterraneo, che Trotula ha avuto modo di conoscere da vicino grazie sia alle donne islamiche presenti a Salerno sia alle saracene presenti in Sicilia, una delle terre più avanzate dell'Islam nell'XI secolo, da Trotula visitata più volte. In Sicilia la sanatrix salernitana ha avuto modo di discutere con le donne saracene presenti nell'isola, studiando sia la medicina che l'estetica islamiche. Trotula propone cure per migliorare la bellezza che sono di chiara matrice islamica. In questo settore le donne arabe erano specializzate.

Dove risiede la portata rivoluzionaria del magistero di Trotula?
Come ginecologa è stata una pioniera. Prima, infatti, la medicina era studiata, esercitata e praticata da maschi e veniva applicata alle donne. A quell'epoca e fino a non molto tempo fa i ginecologi uomini non potevano visitare le donne, essendo loro impedito di vedere o toccare donne nude. C'era una grande difficoltà dei medici maschi a curare le donne, a fare medicina per le donne. Trotula ha la possibilità di avere un contatto fisico con le donne: mette le mani, tocca, verifica, palpa, con la piena fiducia delle donne che intende curare. In questo è favorita dal suo essere donna. Il suo approccio alle donne è sempre di tipo gentile, empatico, mai freddo o distaccato. Anche questa è una novità assoluta. Si rende conto di quali sono i bisogni delle donne. Lei non dà mai giudizi morali: il suo è un approccio rigorosamente laico. Quando parla delle prostitute, le critica perché curano poco l'igiene e si affidano troppo al "fai da te" senza consulto medico, il che potrebbe costituire un serio pericolo per la loro salute e per quella dei loro clienti, ma non le giudica mai. Quanto coraggio ebbe Trotula per rompere una tradizione secondo cui solo i maschi potevano essere medici! Lei dimostra che non era vero e si fece promotrice di una medicina che teneva conto dei bisogni e della fisiologia delle donne, una medicina per le donne, fatta da una donna. Anche e soprattutto in questo è stata una figura straordinaria, una pioniera della medicina di genere; in questo risiede l'eccezionalità del suo magistero.

Cosa può insegnare oggi una figura come Trotula? Quanto sono attuali i suoi insegnamenti?
Innanzitutto può insegnarci che la medicina può anche essere anche diversa tra maschi e femmine e che entrambi hanno pari dignità; che le donne devono essere considerate esseri viventi che meritano attenzione da parte dei medici, un'attenzione di tipo laico: ribadisco che Trotula seppe osservare la natura con occhi scientifici, non magici o religiosi. Insegna che la salute è il benessere complessivo della persona, non solo l'assenza di malattie. Inoltre, in questo particolare momento storico, ci insegna che la prevenzione delle malattie è importante ed è il modo migliore per fronteggiare agenti patogeni come il Covid. Se avessimo la capacità di prevenire l'attacco, si potrebbero evitare molte morti.

Quale messaggio si augura possa arrivare alle lettrici e ai lettori di questo suo libro?
Trotula dimostra che le donne non sono affatto inferiori agli uomini, anche in campo scientifico. Non appena alle donne viene data la possibilità di fare l'ingegnera, la poeta, la medica, le donne ci riescono alla grande, anche meglio degli uomini. Non c'è differenza tra uomini e donne nelle attività intellettuali. Mi auguro che questo messaggio, insieme alla concezione laica, preventiva e non invasiva delle terapie e all'interpretazione della medicina come benessere completo diventino messaggi universali.
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