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giovedì, 27 febbraio 2020 23:09 |
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Foto allestimento di Giorgio Albano
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Francesca Bianchi
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Le eleganti sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino a lunedì 9 marzo 2020 ospiteranno la mostra Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo, una summa di quanto svelato dalla disciplina dell’archeologia subacquea dal 1950 sino ai nostri giorni. L'esposizione, che raccoglie circa quattrocento reperti provenienti da prestigiose istituzioni italiane e internazionali, è nata grazie all'impegno del compianto prof. Sebastiano Tusa, che ha reso possibile una proficua collaborazione tra il MANN e l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Siciliana.
Tra i reperti esposti si potranno ammirare raffinati gioielli in oro, pregiate coppe di vetro, parti di statue bronzee e oggetti della vita di bordo del relitto di Antykithera, così come sezioni di nave e anfore vinarie del relitto rinvenuto nel 1990 nelle acque di Punta Licosa. Le sculture ritrovate sui fondali della Grotta Azzurra, ninfeo di età romana, e i raffinati affreschi provenienti da Pompei, Ercolano e Stabiae raccontano il Mare Nostrum attraverso i luoghi dell'otium. FtNews
ha intervistato il dott. Paolo Giulierini, direttore del MANN e curatore della mostra insieme a Sebastiano Tusa, Salvatore Agizza, Luigi Fozzati e Valeria Li Vigni.
Nel corso della nostra conversazione, Giulierini ha parlato del ricco percorso espositivo, soffermandosi sulla straordinaria importanza del Mare Nostrum nell'antichità, sul rapporto che gli antichi avevano con il mare e sul messaggio proveniente dalle tante testimonianze esposte.
Dott. Giulierini, negli spazi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli è allestita la mostra Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo, una sintesi di quanto svelato dalla disciplina dell’archeologia subacquea dal 1950 ad oggi. Come e con quali finalità è nata questa esposizione? Quali filoni tematici sono approfonditi nella mostra?\
La mostra “Thalassa” è nata nel più ampio quadro di collaborazione con l'Assessorato alla Cultura e all'Identità Siciliana della Regione Siciliana: il percorso è nato sotto l'egida del prof. Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale scomparso nella sciagura aerea del 10 marzo 2019; la società “Teichos. Servizi e Tecnologie per l'Archeologia” ha curato il progetto scientifico dell'esposizione. La sinergia di contributi ha, in un certo senso, connotato la definizione dei filoni tematici su cui si è concentrato l'exhibit: la mostra è una vera e propria summa dei tesori svelati dalla disciplina dell'archeologia subacquea, ma è anche un'occasione per approfondire il tema del mare così come rielaborato, ad esempio, nell'iconografia antica.
Come è strutturato il percorso espositivo? Di quante sezioni si compone?
Dopo una grande mappa in 3D che ripropone, con le nuove tecnologie, le meraviglie dei fondali del Mediterraneo, sono nove le sezioni in cui si articola la mostra: 1) Tesori sommersi; 2) I primi passi dell’Archeologia subacquea; 3) Relitti; 4) Vita di bordo; 5) Navigazione, mito e sacro; 6) Il mare, via dei commerci; 7) Il mare e le sue risorse; 8) Bellezza ed otium; 9) Acque profonde.
Completa il percorso, nella Stazione Neapolis del MANN, un focus di approfondimento sul porto antico di Napoli, svelato durante gli scavi della metropolitana in Piazza Municipio.
Come si evince da questa sintesi, il percorso espositivo è composito, proprio per delineare le molteplici accezioni in cui gli antichi declinavano il concetto di Mare Nostrum: una molteplicità che, forse, è rimasta ancora nel presente e nella nostra visione di cittadini contemporanei.
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Foto allestimento di Giorgio Albano
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Dalle tante descrizioni che le fonti antiche ci forniscono del mare, è possibile stabilire che tipo di rapporto avessero gli antichi con il mare? Cosa rappresentava il mare per i popoli antichi, soprattutto per quelli del bacino del Mediterraneo?
Per gli antichi il mare, in particolare il Mediterraneo, aveva una dimensione poliedrica: era la via di navigazione che univa Est ed Ovest, così come i segmenti settentrionali e meridionali del bacino del Tirreno, rendendo possibili scambi commerciali e rapporti economici. Il Mediterraneo, però, entrava a far parte del folclore, della cultura e della dimensione spirituale: era fonte di ispirazione per gli artisti, ma guidava anche i marinai nelle traversate, non soltanto come punto di orientamento, ma anche come elemento mitico di cui invocare la protezione.
Le civiltà del Mediterraneo avevano un vero e proprio culto del mare: lo testimoniano le divinità marine, dal re Poseidone alla mitiche ninfe Nereidi, di cui la mostra ci restituisce una particolare e delicata immagine con la scultura della Nereide su Pistrice.
In Thalassa il Mare Nostrum è raccontato anche attraverso i luoghi dell’otium, grazie alle sculture ritrovate sui fondali della Grotta Azzurra, ninfeo di età romana, e ai raffinati affreschi provenienti da Pompei, Ercolano e Stabiae. Quale messaggio proviene da tutte queste testimonianze? Cosa l'ha colpita dei tanti reperti esposti?
È un messaggio di unità nella molteplicità: il Mare Nostrum ha un suo valore universale proprio perché vissuto ed interpretato in modo sempre diverso dagli antichi (e non solo). I reperti, che sono venuti alla luce grazie agli scavi subacquei, hanno una bellezza diversa: l'incrostazione, l'alterazione di colori, la nuova superficie creata dalla salsedine trasmettono un messaggio nuovo.
Le bellezza è conoscenza, passaggio, rielaborazione, vita vissuta: la bellezza esiste quando trasmette esperienza. In tal senso, l'immersione negli abissi ha fornito un'identità simbolica (e perenne) all'immagine artistica riportata in superficie.
Parallelamente aThalassa, il MANN propone tre esposizioni dedicate al mondo del mare: Pe’ terre assaje luntane, Maresistere, Carte. La rappresentazione del mondo da Omero a Gerardo Mercatore. Come Thalassa, tutte e tre queste esposizioni resteranno aperte fino al prossimo 9 marzo. Cosa raccontano le mostre, su quale aspetto del mare si concentrano?
Le esposizioni collegate a Thalassa sono quattro. Due raccontano l'emigrazione: “Pe' terre assaje luntane” traccia, dal punto di vista fotografico e documentario, il percorso degli ischitani verso le Americhe all'inizio del Novecento; ancora, in “Marestistere” l'artista Roxy In The Box, grazie alle suggestioni dell'arte contemporanea e alla ricerca d'archivio, ricostruisce, in una sala del MANN, la stanza di un partenopeo trasferitosi negli States sempre agli albori del XX secolo. E poi Sara Lovari, con “A pesca di vita”, installa tre ancore in bronzo su un mucchietto di parole: nei denti e alla base delle ancore, termini in inglese e in italiano per racchiudere le sfere semantiche di storia, terra e vita. Infine, la valorizzazione della biblioteca del Museo: con “Carte. La rappresentazione del mondo da Omero a Gerardo Mercatore" promuoviamo la conoscenza di preziosi volumi che raccontano come fosse rappresentato il mondo nell'età moderna.
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Alla mostra Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo si accompagna l'omonima guida edita da Electa. Com'è strutturata?
Abbiamo progettato due tipologie di prodotti editoriali: una guida breve, che focalizza i contenuti della mostra come in un quadro sinottico, fornendo le chiavi di lettura per approfondire i principali temi affrontati; un catalogo ampio ed analitico, che ripercorre la storia, le caratteristiche e il pregio dei reperti in esposizione, spesso ritrovati durante le campagne di scavo subacqueo.
Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che visiteranno questa esposizione?
Il mare è patrimonio universale: sin dall'antichità ha unito popoli, è stato crocevia di culture, ha ispirato naviganti e artisti. La condivisione e la koinè di valori, che nell'antichità furono diffuse soprattutto tramite il mare, rappresentano il messaggio più forte che l'esposizione può trasmetterci.
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