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Pompei e Santorini, l'eternità in un giorno

sabato, 04 gennaio 2020 08:29

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Francesca Bianchi
Resterà aperta fino al 6 gennaio la mostra Pompei e Santorini. L’eternità in un giorno, allestita alle Scuderie del Quirinale, a Roma. Il percorso espositivo, concepito come un vero e proprio viaggio nel tempo, propone un confronto tra due città accomunate dallo stesso destino: Akrotiri, fiorente capitale dell’isola di Thera, oggi nota come Santorini, sepolta da un’eruzione nel 1613 a.C., e Pompei, travolta più di 1700 anni dopo, precisamente nel 79 d.C., dall'eruzione del Vesuvio. Il materiale vulcanico ha permesso che si conservassero intatti e arrivassero fino a noi interi edifici, affreschi, ceramiche, manufatti e tante altre testimonianze che ci restituiscono la vita quotidiana delle due antiche città, la loro cultura, le loro usanze, le loro complesse società. Curata da Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, e da Demetrios Athanasoulis, direttore dell’Eforia delle Antichità delle Cicladi, con la collaborazione di Luigi Gallo e Luana Toniolo, l'esposizione è nata nell’ambito di una collaborazione istituzionale fra il Parco Archeologico di Pompei e l’Eforia delle Cicladi ed è realizzata da Scuderie del Quirinale-Ales.
FtNews ha intervistato il prof. Luigi Gallo. Lo studioso ha parlato delle finalità della mostra e dell'importanza delle due città dal punto di vista economico, culturale e religioso, come attestano gli oltre 300 reperti esposti, alcuni dei quali inediti. Il prof. Gallo ha spiegato che la riscoperta di questi due siti archeologici ha fortemente nutrito l'immaginario collettivo: proprio in tal senso la mostra ospita molte opere di artisti moderni e contemporanei che hanno avuto in Pompei e Akrotiri due potenti fonti di ispirazione.

Prof. Gallo, dall'11 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020 le Scuderie del Quirinale ospitano la mostra Pompei e Santorini. L'eternità in un giorno, curata da Massimo Osanna, Direttore del Parco archeologico di Pompei, e da Demetrios Athanasoulis, Direttore dell'Eforia delle Antichità delle Cicladi, insieme a lei e a Luana Toniolo. Come e con quali finalità è nata questa esposizione?
La mostra è nata da una collaborazione istituzionale tra il Parco Archeologico di Pompei e l'Eforia delle Antichità delle Cicladi ed è concepita come un viaggio nel tempo alla scoperta di due siti antichi legati dallo stesso destino: entrambi sono stati seppelliti da due eruzioni e preservati nei millenni dalle ceneri vulcaniche. Più di trecento reperti ripercorrono un arco cronologico di tremila e cinquecento anni, dall’età del bronzo ai nostri giorni, e consentono di analizzare le abitudini sociali, la ritualità e la forte connettività economica e culturale nel Mediterraneo antico.

Cosa accomuna Pompei, investita dall’esplosione del Vesuvio nel 79 d.C. e riscoperta nella prima metà del Settecento, e Akrotiri, sull’isola di Thera, oggi Santorini, distrutta a metà del II millennio a.C. da un'eruzione e riportata alla luce nella seconda metà del Novecento?
Come detto sopra, Akrotiri e Pompei sono accomunate da un identico destino che ha voluto che entrambe venissero sepolte da eruzioni vulcaniche, sebbene a quasi 2000 anni di distanza l'una dall'altra. Akrotiri, fiorente centro nell’isola di Santorini, fu distrutta dall’eruzione del vulcano Thera. Sepolti sotto la cenere vulcanica sono stati ritrovati interi edifici, affreschi, ceramiche e arredi, che sono stati riscoperti solo nel 1967. Pompei fu sepolta nel 79 d.C. dall'eruzione del Vesuvio. La vita della città campana è rimasta sospesa tra le rovine, nelle sale delle ricche domus e delle terme, nelle suppellettili e nei reperti organici, nei calchi dei corpi sorpresi dall'eruzione. I reperti rinvenuti permettono di riportare in vita la quotidianità di due città ricche e complesse. Inoltre, la fine di questi due insediamenti ha caratterizzato la scoperta archeologica contemporanea: non bisogna dimenticare che è con la riscoperta di Pompei, avvenuta nel 1748, che molti fanno nascere la moderna archeologia.

Cosa sappiamo della storia di questi due antichi siti e del ruolo che hanno svolto dal punto di vista economico e culturale? Le fonti antiche ci dicono qualcosa in merito?
Su Pompei le fonti scritte ci dicono tutto: sappiamo che fu fondata nel VIII sec a.C. e che ben presto divenne un'importante sede mercantile con connessioni in tutto il Mediterraneo, ricoprendo un ruolo centrale nell'ambito dei contatti commerciali sia con il Mediterraneo occidentale che con quello orientale. Quanto a quella che venne definita la "Pompei dell'Egeo", invece, bisogna dire che Akrotiri è il suo nome moderno, non sappiamo come si chiamasse originariamente. Fu un porto molto importante con contatti commerciali con tutto il bacino del Mediterraneo, comprovati dai numerosi reperti rinvenuti nel mare, alcuni dei quali presenti nella mostra. Queste testimonianze ci danno un'idea della talassocrazia della civiltà minoica. Naturalmente, per quanto riguarda Akrotiri, parliamo di un tempo che precede la storia, per cui non abbiamo testimonianze scritte come per Pompei. Recentemente alcuni studiosi hanno messo in relazione i grandi cataclismi che sono all'origine delle civiltà antiche con la grande eruzione di Santorini, ma si tratta di ipotesi difficili da comprovare.

Oltre ai reperti provenienti da Pompei, l'esposizione ospita anche materiali provenienti dalla città preistorica di Akrotiri, esposti per la prima volta al di fuori della Grecia. Può svelarci qualche dettaglio circa le opere presenti nel percorso espositivo? Che immagine ci forniscono della civiltà che le ha prodotte e dell’ambiente sociale, economico, culturale e religioso dell'antica città campana e della "Pompei" dell'Egeo preistorico?
La mostra, dal forte taglio curatoriale e scientifico, accoglie opere che si sono conservate intatte per millenni dalla polvere vulcanica, consentendoci di analizzare la struttura del credo, la ritmica e l'operato della ritualità, avere un'idea degli spazi della vita quotidiana, dei rapporti tra le persone, delle usanze culinarie, e capire quali fossero gli indicatori di ricchezza. Per quanto riguarda Pompei, abbiamo esposto raffinati affreschi e interi ambienti delle domus, tra cui un larario e un ninfeo.
I materiali provenienti dalla città preistorica di Akrotiri risalgono a più di quattromila anni fa, ma sono perfettamente in grado di dialogare con noi. La cenere ha preservato i celebri affreschi preistorici, veri e propri capolavori dell'arte antica, arredi preziosi e raffinate suppellettili. Tutti restituiscono il volto della “Pompei” dell'Egeo preistorico e permettono di comprendere la religione della civiltà minoica, basata sul culto della Grande Madre.

Quale messaggio proviene da tutte queste testimonianze? Cosa l'ha colpita dei tanti reperti esposti?
Innanzitutto l'estrema immediatezza di tutte le opere d'arte antiche di riportarci davanti alla nostra umanità. I reperti provenienti dalle due città fanno capire che l'uomo nella sua essenza non è mai cambiato.

Quanto la riscoperta delle città sepolte ha nutrito l’immaginario collettivo?
Moltissimo, se si pensa che pochi avvenimenti hanno segnato la storia del pensiero moderno più della riscoperta di Pompei, avvenuta nel 1748. La scoperta di Pompei è stata accompagnata da una rivoluzione nella maniera di osservare e percepire l'antichità e gli antichi. Questi siti hanno raccontato e ispirato la moda, i costumi, il decoro degli interni, entrando prepotentemente nelle opere degli autori moderni. Il racconto della tragedia di Pompei è diventato parte integrante della storia moderna e della meditazione che i moderni hanno fatto e fanno degli antichi, per questo il percorso espositivo è ricchissimo di opere di artisti moderni e contemporanei che si sono concentrati davanti ad un'immagine sublime della natura, utilizzando Pompei e Akrotiri come fonti di ispirazione per l'arte moderna e contemporanea. Tra questi: Micco Spadaro, Turner, Valenciennes, Filippo Palizzi, Arturo Martini, Renato Guttuso, Andy Warhol, Alberto Burri, Richard Long, Antony Gormley, Giuseppe Penone, Francesco Jodice, Damien Hirst, James P Graham, Hans Op de Beeck, Francesco Simeti. Si tratta di un dialogo costante tra archeologia e storia dell'arte moderna e contemporanea, tra passato e presente, che indica quanto la riscoperta delle città sepolte abbia nutrito l’immaginario collettivo.

Dalla mostra Pompei e Santorini. L'eternità in un giorno è nato l'omonimo catalogo, pubblicato dall’editore Arte'm . Come è strutturato?
Come la mostra, il catalogo ha un taglio fortemente scientifico e riprende le tre sezioni della mostra: la sezione greca, quella romana e la sezione sull'arte moderna. Archeologi greci e italiani e storici dell'arte raccontano l'esposizione facendo luce su aspetti inediti e offrendo, così, notevoli spunti di riflessione sull'argomento. A questo catalogo si affianca una piccola e accurata guida alla mostra che riprende i pannelli di sala con una ricca scelta di pezzi.

Quale messaggio si augura possa arrivare a coloro che visiteranno questa esposizione?
Con questa esposizione abbiamo voluto offrire una visione immediata dell'antico e proporre una letture emotiva di queste città sepolte e riscoperte. La riscoperta degli insediamenti antichi permette una riflessione sul destino degli uomini. Chi ha visitato la mostra si è imbattuto nella bellezza dell'ispirazione artistica e nell'eccezionale capacità degli uomini di inventare ispirandosi alla produzione del passato, reinterpretando il senso del bello. Mi auguro si sappia fare tesoro di questo.
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