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Simona Cigliana scava nei mille legami tra occultismo, esoterismo, cultura e politica

lunedì, 09 settembre 2019 07:42

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Fabrizio Federici
Il 1848 non fu solo l’anno delle prime grandi rivoluzioni nazionali e liberali, dietro cui avanzavano le prime istanze socialiste (da Milano a Vienna, da Berlino a Parigi), e del “Manifesto del partito comunista” di Marx.
A fine marzo di quell’anno, contemporaneamente alle Rivoluzioni europee, negli USA, e precisamente nel piccolo villaggio di Hydesville, sperduto tra campi di grano e covoni a nordovest di New York, iniziavano ufficialmente (ma sin dall’antichità classica ce n’erano stati tanti prodromi) quelli che la scienza – con termine suggestivo quanto riduttivo – ha chiamato poi fenomeni paranormali.
Ad Hydesville, infatti, nella povera casa della famiglia Fox - padre, madre e due figlie adolescenti – da vari mesi erano iniziati strani fenomeni, che oggi chiameremmo di “poltergeist”: soprattutto ripetuti colpi, nel cuore della notte, senza alcuna plausibile spiegazione, che sembravano provenire da misteriose entità, con cui le due ragazze, e la stessa signora Fox., riuscirono in qualche modo a mettersi in contatto, mediante una sorta di primitivo alfabeto Morse.
Diffusasi sui giornali locali, e da lì. un pò in tutti gli States, la notizia richiamò, in breve tempo, una crescente folla di curiosi (tra cui anche studiosi seri), che gradualmente fece di Hydesville (l’accostamento non sembri irrispettoso) la “Lourdes del paranormale”. Per le due sorelle, soprattutto, iniziarono i “momenti di gloria” come presunte “veggenti laiche” (salvo poi rimangiarsi, in tarda età, buona parte delle loro dichiarazioni). Ma i fenomeni paranormali e le discipline destinate a studiarli – poi variamente definite, da “parapsicologia” a “ricerca psichica” – erano ormai entrati nella storia.
Simona Cigliana, docente di Letteratura italiana, Critica militante e Letterature europee comparate alla “Sapienza” di Roma e in altre Università europee, autrice di vari saggi su autori dell’Otto-Novecento e sui rapporti tra occultismo, spiritualismo e storia delle avanguardie, ha ora pubblicato “Due secoli di fantasmi” (Roma, Edizioni Mediterranee, 2019, €. 24,50).
Una carrellata su almeno due secoli di fenomeni paranormali che non è un’“antologia” di storie di tavolini ballanti, case infestate, poltergeist e presunte reincarnazioni. Ma, da un lato, un’indagine seria su come spiritualismo, occultismo ed esoterismo, col loro corredo di spiritualità alternative, hanno interagito con la cultura ufficiale dell’Occidente, spesso con importanti contributi. Non solo dell’alchimia medioevale e rinascimentale alla chimica moderna, ma per esempio, della “ricerca psichica” classica, tra ‘700 e ‘900, alla medicina, alla psicologia dinamica e alla stessa fisica; per non parlare dei rapporti, ormai accettati, anche dalla scienza ufficiale, tra fisica quantistica, filosofia e ipotesi di mondi alternativi: (nello studio dei “buchi neri”, ad esempio).
Dall’altro, un invito a non fermarsi mai alla logica delle apparenze, del “credo solo a ciò che vedo”: ma - senza mai sminuire la ragione e l’esperienza, né dare credito ai primi millantatori e ciarlatani – cercar di approfondire la conoscenza sia delle energie naturali che della psiche e del cervello umano. Delle cui complesse, sofisticate facoltà, gran parte della scienza, oggi, ritiene che l’uomo medio utilizzi, normalmente, una percentuale davvero minima.
Leggendo il libro di Simona Cigliana, scopriamo, così, che Garibaldi, ad esempio, noto massone, anche Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, fu, dal 1863, presidente onorario di una società spiritica veneziana, in contatto con Madame Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, e la sua continuatrice, Annie Besant; che Mazzini, cultore di esoterismo, credeva nella reincarnazione, e l’ultrapositivista (nonché socialista) Cesare Lombroso, studiando più volte la celebre medium Eusapia Palladino, nel 1891 fece pubblicamente ammenda, sulla “Tribuna giudiziaria” di Napoli, del proprio iniziale scetticismo nei confronti della medium.
Ma, soprattutto (l’Autrice si ricollega, qui, anche ad autori precedenti, dal massimo politologo italiano, Giorgio Galli, all’anglosassone Nicholas Goodrick - Clarke e al francese René Alleau), troviamo chiaramente individuati i legami tra esoterismo e politica.
Sin dal Settecento dei “Lumi” e del mesmerismo, infatti, era evidente il nesso tra movimenti per il rinnovamento spirituale e società rivoluzionarie (buona parte della Massoneria, anzitutto, ma non solo). Nell’ Otto-Novecento questo legame si rafforza ancora più: con il politico e spiritualista, britannico Robert Dale Owen che è figlio di quel Robert Owen tra i fondatori del movimento cooperativo inglese; e, soprattutto, il socialista rivoluzionario Blanqui, protagonista di tutti i moti dal 1830 al 1870, che, in tarda età, elabora una visione cosmologica incentrata sulla reincarnazione e sulla teoria (soprattutto nietzschiana) dell’“eterno ritorno”.
E gli esempi potrebbero continuare: dai bolscevichi, dei quali molti erano ferventi seguaci, oltre che del marxismo, delle vecchie dottrine cosmiste sempre presenti in Russia, sino – sul versante opposto – alle tante “radici occulte” (è il titolo del celebre saggio di Goodrick Clarke del 1985, edito in Italia da Sugarco) del nazismo.
La filosofia di fondo di questo saggio, che è difficile non condividere, è che l’uomo di oggi, soprattutto se ricercatore serio, al di là dell’impegnarsi specificamente su questi temi, se vuole restituire credibilità alla scienza può farlo solo riprendendo quella che è stata, in fondo, l’idea base della cultura antica, medioevale e rinascimentale: cioè l’unitarietà del sapere, la continua osmosi (non la contrapposizione) tra cultura scientifica in senso stretto e cultura umanistica. La visione olistica, in sostanza, dell’uomo e del suo rapporto con l’universo
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